Tre Allegri Ragazzi Morti sono diventati “Inumani” cantando con Jovanotti

I Tre Allegri Ragazzi Morti nascono come rock'n'roll band, ma negli ultimi anni hanno dimostrato di essere molto abili a mescolare e contaminare diversi generi musicali: l'esperimento si è sviluppato soprattutto nella trilogia iniziata nel 2010 con "Primitivi del futuro" e proseguita nel 2012 con "Nel giardino dei fantasmi". E ora arriva il terzo capitolo: "Inumani" (La Tempesta Dischi) in uscita venerdì e prodotto ancora una volta da Paolo Baldini. Il singolo e video "In questa grande città (la prima cumbia)", in duetto con Jovanotti, faceva presagire un ritorno dei Tarm in grande stile e rinnovata freschezza, e così è. I passaggi dal rock al reggae passando per il folk di un'etnia immaginaria con l'aggiunta della cumbia, il funk e il soul, e la quantità di ospiti - dal citato Jovanotti a Monique Mizrahi, Adriano Viterbini (Bud Spencer Blues Explosion), Maria Antonietta, Vasco Brondi, Pietro Alosi de Il Pan del Diavolo e altri ancora, danno una varietà notevole alle 11 nuove canzoni. Il tour parte sabato e toccherà la regione il 1° aprile (Il Deposito di Pordenone).
Davide Toffolo, una volta ha detto che i dischi sono viaggi. "Inumani" che viaggio è stato?
«È durato quasi tre anni. Determinante è stato volare a New York per suonare per Radio Nuova York, eravamo in piena registrazione, abbiamo deciso di andare tutti al completo, anche con il nostro produttore Paolo Baldini e vedere cosa succedeva lì, se riuscivamo a trovare qualcosa che avesse senso rispetto al disco che stavamo facendo. Abbiamo allestito un piccolo studio dentro l'appartamento in cui abitavamo ed effettivamente quello che immaginavamo è successo. Sono passati un po' di musicisti, come Monique a suonare il charango, siamo stati qualche giorno insieme a Jovanotti… Una notte mi sono trovato in un club, il Nublu, ad ascoltare un gruppo di cumbia tradizionale. Sono successe tante cose a New York, che hanno dato un senso a quello che stavamo combinando intorno al disco. È forse il nostro lavoro più composito, abbiamo aperto il nostro immaginario ad altri autori».
Hanno collaborato tanti ospiti.
«Sono molto contento perché abbiamo aperto a molti altri autori e musicisti anche più giovani di noi che sono nostri fratelli in questo cosiddetto mondo della musica indipendente e che stimiamo molto. Hanno portato elementi nuovi: Maria Antonietta ha scritto "E invece niente" che parla di un maschio fatto in maniera abbastanza singolare, poi c'è Jovanotti, Viterbini, Alessandro de Il Pan del Diavolo, Vasco Brondi, Alex Ingram dei Lupetto di Pordenone, Federico Gava, la scrittrice Peris Alati…».
L'adolescenza è stata per voi tema centrale. Se definiamo questo disco "adulto" e "maturo" vi offendete?
«È già da un po’ di dischi che non stiamo soltanto dentro la tematica dell'adolescenza. Ho un po' paura di dire che è un disco adulto perché magari si intende noioso (ride, ndr). Preferisco dire che è un disco vitale, pieno di un'energia musicale pura. Muovendoci in generi musicali diversi si rinnova il nostro stupore. Io lo definisco "Tre Allegri Ragazzi Morti 2.0". C'è dentro tutto quello che abbiamo fatto, con una modalità nuova. Il disco è fresco, fotografa un momento di scrittura felice per noi. Ne sono orgoglioso».
L'elemento nuovo di questo capitolo è la cumbia?
«La cumbia è un ritmo tradizionale colombiano che in Sudamerica è molto presente. Questa è una novità. Poi ce ne sono anche altre: alcune cose più funk, qualcosa di soul. È un disco molto eterogeneo».
Nel videoclip del primo singolo si vede una Milano inedita, solare e colorata.
«È un ritratto non usuale, un ritratto da Ragazzi Morti. Non è una fotografia, è un'invenzione. Abbiamo sudamericanizzato Milano con i colori tutti sparati. Una città con tanti fantasmi di culture differenti. La capital benvestida».
Novità nei live?
«La profezia si avvera: come nei fumetti saremo 5 Allegri Ragazzi Morti. Oltre a noi (Toffolo, Enrico Molteni, Luca Masseroni ndr) e Andrea Maglia, ci sarà anche Adriano Viterbini. La dimensione live per noi è la più importante».
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