Trieste anni Settanta l’avanguardia era qui nelle invenzioni dell’arte

Si apre oggi al Revoltella l’allestimento curato da Laura Carlini Fanfogna e Lorenzo Michelli che propone i lavori di Miela Reina, Enzo Cogno, Augusto Cernigoj, Lucio Saffaro, Luigi Spacal 

Il percorso



Trieste, culla antesignana della cultura: negli ormai mitici anni Settanta, mentre gran parte della città si sosteneva attraverso floridi commerci transfrontalieri, un poliedrico e complesso manipolo di artisti e operatori culturali indipendenti, ispirati da esperienze che guardavano, come di consueto nella nostra tradizione, al centro Europa e a Venezia, portava avanti con entusiasmo e coraggio, sperimentazioni d’avanguardia che certo non sfiguravano a confronto di quanto accadeva a livello internazionale.

Un’esperienza unica, rievocata dalla mostra “Trieste Settanta. Arte e sperimentazione”, che s’inaugura oggi alle 18 al Museo Revoltella, dove rimarrà fino al 2 giugno. Curata da Laura Carlini Fanfogna, direttore del Servizio Musei e Biblioteche, e Lorenzo Michelli, è stata presentata ieri, assieme a quest’ultimi, dall’assessore alla Cultura Giorgio Rossi e dalla presidente del Curatorio Manuela Declich.

Sguardi lontani

Dell’ardimento curatoriale di tali realtà culturali è prova, per esempio, il fatto che nel ’75 la Galleria Tommaseo, nata con Emanuela Marassi e Nadia Bassanese e oggi condotta da Giuliana Carbi, organizzava, sotto l’effervescente direzione di Franco Jesurun, una personale di Robert Rauschenberg, astri americano vicino alla Pop Art e all’espressionismo astratto, e una mostra delle opere della Castelli Graphics per la collettiva “Mirrors of the Mind”, mentre quattro anni dopo, accanto ad altre esposizioni d’avanguardia, avrebbe “messo in scena” la Grafica pop americana e inglese e l’Azionismo viennese.

L’antesignano contesto d’iniziative interpreti della più spinta sperimentazione di quegli anni, promosse, oltre che dallo Studio Tommaseo, da altre realtà, altrettanto degne di nota per le intuizioni innovatrici, quali in primis Arte Viva (germinata dalla galleria d’arte La Cavana nata grazie a Miela Reina ed Enzo Cogno), la Cappella Underground con Piero e Annamaria Percavassi e, in una seconda fase, con Roberto Vidali, il Gruppo 78 con Maria Campitelli e altri, sono rievocate assieme agli artisti d’avanguardia che le animarono, in questa mostra che, nonostante la complessità del tema, attraverso un percorso libero – come gli anni che rievoca – e chiaro saprà sicuramente far germogliare curiosità e interesse.

La grafica

Il piano terra testimonia – grazie anche alla collaborazione di Franco Vecchiet, Diana De Rosa e Valentino Ponte - l’importanza della grafica, cui è dedicata un’intera sezione, sottolineandone le caratteristiche di riproducibilità della matrice con conseguente aumento della produzione, economicità e maggiore produzione. Alle pareti significative opere incisorie di Miela Reina, le Antinomie di Enzo Cogno, Lucio Saffaro con un lavoro in bianco e nero di grande raffinatezza, Augusto Cernigoj e Franco Vecchiet, rispettivamente maestro e allievo, Antonio Guacci, Edward Zajec, Luigi Spacal, presente con la matrice esposta alla personale del ’71 alla Cartesius, galleria che promosse molto la grafica, così come La Lanterna, seguita da Hansi Cominotti, che traghettava numerosi artisti dall’ex Jugoslavia. Al centro della sala documenti e inviti che ricordano la fervida attività di quegli anni de La Lanterna stessa, della Galleria Torbandena e della Cartesius.

I colori

Il percorso prosegue nell’ammezzato con documenti degli anni Settanta del Museo Revoltella legati alle arti visive (depliant, immagini, corrispondenza) e gli spartiti del compositore Carlo de Incontrera, compagno e appassionato “complice” delle originalissime imprese fantastiche di Miela Reina: ed ecco il trait d’union costituito dal possente Cavaliere nero di Ugo Guarino, che c’introduce all’universo colorato di Miela, il quale apre la Sala Scarpa e la sezione dedicata ad Arte Viva con una delle sue ultime opere, l’installazione Arcobaleno del ’71, con il divertente teatrino mobile con i burattini e lo spartito di de Incontrera con i suoi disegni.

Poi un “bianco e nero” geometrico di Zajec, antesignano della computergrafica e una composizione di immagini fotografiche che rappresentano la ricerca di Mario Sillani Djerrahian ci conducono allo spazio dedicato alle arti visive della Cappella Underground, nata nel ’68: ricco di diversi documenti storici e produzioni editoriali, che testimoniano un modo nuovo di vivere e intendere la città attraverso l’arte contemporanea, e opere di vari artisti e fotografi tra cui Bruno Munari, Paolo Patelli, Ugo Mulas.

Testimonianze

E poi, tra gli altri, una scultura minimale in metallo curvilineo di Luciano Celli, un giocoso e coloratissimo metro-installazione di Vecchiet, un importante dipinto di sapore metafisico di Saffaro, due potenti installazioni di Schiozzi, un’originale seggiola allusiva di Cesare Picotti, importanti lavori di Claudio Palcic, Bruno Chersicla, Romolo Bertini, Fabrizio Plessi, Nicola Aricò, Nino Perizi, Antonio Sofianopulo e una scultura di “sapore” musicale di Luciano Troianis; un raffinato, elegante Cavaliere di tulle e ricami di Emanuela Marassi, presente anche con una sequenza d’immagini e un video dedicato alla donna, accanto a un lavoro di Renate Bertlmann e alle opere d’arte moltiplicata (o seriale) dello Studio Tommaseo.

Il Gruppo 78 è infine rappresentato da un filmato storico che documenta le performance di Otto Mühl ed Hermann Nitsch al Teatro romano di Trieste.

Una mostra da esportare altrove, secondo quanto espresso da Carlini Fanfogna e Giorgio Rossi. —



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