«Trieste è per me la città del riposo»

Soggiorna spesso a Trieste una delle componenti del ristretto “Bureau” dei Wiener Philarmoniker. E così, anche tra le nostre vie, prende forma la magia del Concerto di Capodanno al Muzikverein di Vienna. Elisabeth Khevenhuller-Metsch è membro della direzione artistica della celebre orchestra viennese. Il suo passato e il suo presente sono strettamente legati a Trieste. Discendente di una nobile famiglia austriaca, che risale al Sacro Romano Impero, ama Trieste e non esclude, in futuro, di potervi trascorrere periodi ancora più lunghi.
Signora Khevenhuller, la storia della sua famiglia si intreccia strettamente con quella di Trieste.
«Abbiamo sempre frequentato Trieste, spesso ospiti del Barone Goffredo de Banfield. È la mia seconda città. Mi piace l’atmosfera che si respira e ne conosco bene anche i negozi. Per me è la città del riposo».
I suoi avi erano navigatori esperti.
«Mio nonno salpò proprio da Trieste per un giro del mondo. E anche mio zio viaggiò molto. Era amico del generale Diaz e partì per il Messico per problemi con il gioco. Aiutante di Massimiliano d’Asburgo, nel 1868 ne riportò le spoglie terrene a Trieste con la fregata “Novara”. La stessa del viaggio di andata. La croce di questa barca oggi si trova al castello di Hardegg, proprietà della mia famiglia».
Lei è membro del “Bureau” della Direzione artistica dei “Wiener Philarmoniker”, famosa orchestra, protagonista dell’evento musicale di maggior prestigio a livello mondiale. Quale è il segreto di questo successo?
«Senza dubbio la tradizione e l’amore per il walzer. Non si insegna né si impara. Gli orchestrali devono averlo nel sangue. Bisogna sentire che il ritmo del walzer non è, come sembra, “in tre,” ma quasi “in due”. Non si può spiegare razionalmente».
Come si diventa orchestrale dei “Wiener”?
«Il percorso è lungo. Prima si deve superare l’audizione all’Opera di Vienna. Poi, si può essere ammessi stabilmente solo dopo 4 anni, una serie di prove intermedie e varie votazioni dell’orchestra. L’iter è molto selettivo. Poi l’orchestrale diventa un libero professionista in quanto i Wiener sono un’associazione privata. I giovani sono in aumento. Fanno l’audizione addirittura a 18 anni».
Per spiegare questo successo planetario la sola musica non basta.
«C’è una macchina organizzativa molto accurata. In tutto siamo una quindicina di membri e organizziamo fino a 90 concerti all’anno in tutto il mondo. Ora è in corso la “Tournèe delle due Americhe”, che tocca New York, Florida, Bogotà, il Messico, Santiago e Buenos Aires».
Il concerto di capodanno ha risentito della presenza di quello organizzato a Venezia?
«Assolutamente no».
Fino al 1997 nei “Wiener” non suonavano le donne. La prima fu un’arpista. Ci furono accuse di discriminazione.
«Una questione creata dai media. Comunque oggi ci sono una ventina di donne».
Quanti sono i componenti e da dove provengono?
«Sono 146 e vengono da tutto il mondo. Comprese Australia e Nuova Zelanda. Ci sono due italiani. Un flautista e il primo trombone».
Il concerto di Capodanno a Vienna, nella Goldener Saal del Muzikverein è il sogno di tanti amanti della musica.
«Le richieste sono tantissime. Solo pochi riescono a ottenere uno dei 1700 posti a sedere».
Quanto tempo prima si deve richiedere un biglietto?
«Per il 2019 le richieste sono iniziate il 2 gennaio. L’attribuzione avviene mediante una lotteria».
Come avveniva la prenotazione prima di Internet?
«Una ventina di anni fa i biglietti dovevano arrivare precisamente in uno stesso giorno. Il postino portava ogni ora un grande sacco pieno di richieste. Assumevamo del personale solo per aprire le buste».
A fine anno il “Concerto di Capodanno” è eseguito tre volte.
«Sì, il 30, 31 dicembre e il primo gennaio. Con gli incassi del giorno 30 i Wiener fanno ogni anno una donazione di 100.000 euro».
Quanto costano i biglietti?
«Da 35 a 1090 euro».
I famosi balletti che si vedono alla televisione si svolgono in diretta?
«No, vengono registrati con largo anticipo. Quest’anno l’11 giugno».
Quante prove ha diretto il maestro Riccardo Muti?
«Per tradizione ogni direttore d’orchestra ha a disposizione 5 prove da 2 ore e mezzo l’una».
Qual era il clima?
«Muti ha un bellissimo contatto con l’orchestra. Spesso dirige con lo sguardo. Ha anche lasciato intendere che, chissà, questo potrebbe non essere il suo ultimo Concerto di Capodanno».
Chi sarà il prossimo direttore?
«Christian Thielemann, ha diretto a Dresda, Bologna e Monaco. Oltre a essere il principale direttore di Bayreuth».
Ci può svelare qualche segreto sulla magica Goldener Saal?
«L’acustica è ottima anche perché sotto il pavimento c’è un grande spazio vuoto. Inoltre il tetto non è fisso. Per queste sue qualità, la sala viene utilizzata da molte orchestre. C’è un concerto al giorno per tutto l’anno».
Per i melomani meno fortunati, è possibile che i Wiener si esibiscano nella nostra regione?
«Prendiamo attentamente in esame tutte le proposte serie».
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