Trieste Film Festival, sullo schermo un ponte che dall’Est Europa abbraccia il mondo

Dal 21 al 30 gennaio 64 titoli su MyMovies. Due nuove sezioni, incontri con gli autori sui social, focus sulla Jugoslavia
Un fotogramma tratto da “I tuffatori”, documentario di Daniele Babbo in cartellone a Trieste Film Festival, edizione n. 32
Un fotogramma tratto da “I tuffatori”, documentario di Daniele Babbo in cartellone a Trieste Film Festival, edizione n. 32

TRIESTE Un’edizione, è proprio il caso di dirlo, fuori dagli sche(r)mi. Si presenta così, prendendo a prestito il nome di una sezione nuova di zecca, il 32° Trieste Film Festival che ritorna dal 21 al 30 gennaio in una formula interamente ripensata. Se la parte in presenza inizialmente caldeggiata viene per ora a cadere, sarà MyMovies la piattaforma che proporrà online non solo un numero consistente di titoli, ben 64, ma anche una pletora di eventi collaterali, dagli incontri dei professionisti di When East meets West alle passeggiate cinematografiche virtuali, da mostre d’arte agli incontri ogni giorno alle 11 con gli autori in diretta anche su Facebook e Instagram. Dal manifesto alla sigla, però, il festival non manca di ribadire la sua natura intrinseca di ponte, di abbraccio, di stretto contatto col suo pubblico: l’intento, quindi, è quello di ritornare ad esserci presto, fisicamente, e nemmeno tanto in là nel tempo.

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Un assaggio di retrospettiva

Dopo Herzog e Malick si torna a Kusturica e a “Underground”: se sarà il suo fiammeggiante capolavoro il film d’apertura, il motivo sta nel carattere della retrospettiva, una riflessione che nel trentennale dalle guerre balcaniche (1991/2021) guarda alla complessa storia della Jugoslavia. Se ne è splendido interprete anche “Lo sguardo di Ulisse” di Theo Anghelopoulos, che fu a Trieste nel 2010 e che chiuderà il festival, il resto della retrospettiva attende. «La nostra speranza – sottolinea la presidente Monica Goti – è di continuare tra fine marzo e primi di aprile in presenza in sala, dove potremmo vedere il grosso della retrospettiva con film importanti e in pellicola, che necessitano la proiezione in una sala autentica»

Reinventarsi? Una sfida

Goti non ha mancato di ribadirlo: se dopo 30 anni di attività l’edizione virtuale è stata inizialmente vista come un limite, ha poi rivelato «sia l’opportunità per farci conoscere maggiormente sia di raggiungere autori che altrimenti non ci sarebbero stati». Oltre a ripristinare le giurie internazionali e varare nuove sezioni e collaborazioni, TsFF ha vinto anche il bando molto competitivo di Europa Creativa insieme a Bergamo Film Meeting e Cinema Ritrovato, venendo scelto tra candidati da 30 diversi Paesi. Ed è stato pensato perfino un menu speciale per portare «i ristoranti a casa degli accreditati».

Cosa vedremo

Il festival inizierà giovedì 21 dalla piattaforma MyMovies: sarà possibile accreditarsi anche lungo tutta la durata del festival. «Abbiamo immaginato un palinsesto che proporrà cinque film al giorno – spiegano i direttori Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo – che resteranno visibili 72 ore. Sarà anche un banco di prova con un pubblico che incontra per la prima volta le nostre proposte ma pensiamo che la selezione dei 64 titoli ci rispecchi appieno. All’inizio abbiamo dovuto scontare la diffidenza di distributori e produttori non preparati a questa catastrofe, ma alla fine tutti i film che volevamo sono presenti». Tra le chicche, autori consolidati come i rumeni Jude e Puiu, l’ultimo di Šarūnas Bartas, il grande ritorno dopo 50 anni di Andrej Smirnov con lo straordinario “A Frenchman” e l’altro pregevole “Father” del serbo Srdan Golubović, premio del pubblico a Berlino.

Un anno di scoperte

Non i soliti noti ma tanti talenti da conoscere: ci sarà una delle scoperte di quest’anno, il polacco “Sweat” presentato a Cannes su glorie e disavventure di una influencer, come ci saranno giovani autrici da Déa Kulumbegashvili a More Raca che rovesciano ogni stereotipo. Tanta narrativa al femminile, quindi, come anche personaggi raccontati in maniera inedita in Art&Sound, da Marina Abramovic a Žižek fino a Charles Aznavour.

Le debuttanti

Se Wild roses aprirà da quest’anno come nuova sezione al femminile e che per l’esordio omaggerà il cinema polacco, Fuori dagli sche (r)mi farà da serbatoio a quei film ibridi e liberissimi nella scelta dei linguaggi. Ecco l’anteprima italiana di “Malmkrog” di Cristi Puiu che sarà anche protagonista di una masterclass, ecco anche Radu Jude che, spiegano i direttori, «torna a parlare di Ceausescu e del regime nel suo linguaggio tra documentario e ridrammatizzazione teatrale». Ci sarà anche l’ucraino Oleh Sencov con “Numbers” commedia distopica diretta dal carcere dov’era rinchiuso ma anche registi più giovani con un occhio agli anni 80 «dove si racconta la storia della nuova Europa che piace al nostro pubblico e che anche a noi non è stata completamente raccontata». —
 

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