Trieste, libro del giornalista Brecelj getta nuova luce sul caso degli “sposi di via Rossetti”

Il volume smonta la pista dei collaborazionisti e individua i sicari in tre militanti comunisti. Venerdì 8 la presentazione al Circolo della stampa

Giovanni Tomasin
L'edificio che nel marzo '44 fu teatro del triplice delitto
L'edificio che nel marzo '44 fu teatro del triplice delitto

TRIESTE Si può trovare a ottant’anni di distanza il colpevole di un delitto? È quanto ha fatto il giornalista triestino Martin Brecelj, storica firma del Primorski Dnevnik, nel suo ultimo libro “Il triplice omicidio di via Rossetti” (Gaspari editore 2024, 173 pp, 17.50 euro), che getta una luce completamente nuova sull’assassinio trattato da Fulvio Tomizza nel suo libro “Gli sposi di via Rossetti”. La fatidica pistola fumante è stata trascinata via dallo scorrere del tempo, ma il rigore della ricerca storica può consentire di avvicinarsi molto alla realtà dei fatti.

La vicenda, nota a molti, riguarda il destino tragico di una famiglia che è parte dell’identità stessa di Trieste tra le due guerre: Danica Tomažič è la figlia di Josip Tomažič, titolare negli anni Trenta del leggendario Buffet da Pepi. Il fratello di Danica, Josip Tomažič detto “Pinko”, è una figura leggendaria nella minoranza slovena: carismatico capo comunista, viene imprigionato e poi fucilato dai fascisti nel 1941.

Due anni prima, nel 1939, Danica aveva conosciuto e poi sposato Stanko Vuk, poeta e scrittore, figlio di una facoltosa famiglia isontina e uno dei più importanti esponenti della fazione cristiano-sociale sul litorale. Gli sposi antifascisti vengono presto arrestati: Danica è rilasciata presto, Stanko resta in carcere e viene liberato soltanto nel febbraio del 1944, ad Alessandria.

Vuk torna quindi a Trieste, nell’appartamento di via Rossetti che condivide con la moglie: la coppia si prepara a lasciare la città per unirsi al Fronte di liberazione del popolo sloveno (sigla Of), guidato dai comunisti jugoslavi ma a cui Stanko vuole dare il suo contributo da posizioni cristiano-sociali. Il 10 di marzo, però, tre sicari entrano nell’appartamento e uccidono a pistolettate la coppia assieme al dottor Drago Zajc di Lubiana, arrivato a Trieste per una visita ai due amici che gli costa la vita.

Il triplice omicidio suscita poco interesse nelle autorità fasciste e naziste che imperano allora sulla città. L’adesione dei coniugi all’Of aveva causato qualche tensione fra Vuk ed esponenti centristi della minoranza, che non vedevano di buon occhio l’ingresso del promettente capo cristiano-sociale in un movimento egemonizzato dai comunisti. È per questo che Tomizza, quando scrive di questa vicenda nel 1986, lascia intendere che i responsabili del massacro vadano cercati in area centrista o tra i collaborazionisti domobranci.

È a questo punto che interviene l’indagine di Brecelj, sostenuta da un certosino lavoro di ricerca. Lo spunto di partenza è un passaggio del libro “Foibe” di Jože Pirjevec in cui lo storico, basandosi su una testimonianza anonima ma attendibile, attribuisce ai comunisti l’assassinio della coppia. Brecelj rintraccia la fonte anonima: è una donna a cui la madre, che era stata partigiana, aveva confessato in punto di morte di aver sentito un compagno di quegli anni attribuirsi il triplice omicidio.

È l’inizio di una caccia che, di documento in testimonianza, Brecelj racconta minuziosamente nel libro e che porta all’identificazione dei profili dei più probabili membri del commando di sicari: si tratta di tre esponenti della Vos, il servizio di sicurezza del Fronte di liberazione, che rispondono ai nomi di Albert Gruden, Vidko Hlaj e Slobodan Šumenjak. Per quale ragione, però, l’Of avrebbe dovuto eliminare un esponente importante come Vuk proprio mentre stava entrando nell’organizzazione? Gli elementi raccolti da Brecelj in merito confermano il quadro da lui delineato: nelle settimane antecedenti il delitto, una serie di comunicazioni inviate dalla Vos ai comandi jugoslavi esprimono preoccupazione per l’arrivo di Vuk, visto dai comunisti come il portavoce di una linea borghese, il cui arrivo avrebbe potuto minare l’egemonia comunista all’interno dell’Of. Vuk e la moglie, quindi, sarebbero entrati così nella lista dei soggetti da eliminare non all’interno della lotta di liberazione, ma della rivoluzione che le forze comuniste stavano conducendo simultaneamente con metodi staliniani. Una vicenda, tra le tante, che aiuta a dissipare la nebbia delle letture esclusivamente nazionali della guerra sul confine orientale.

Brecelj aveva già pubblicato una versione slovena del suo lavoro in occasione del 70esimo del delitto, suscitando un acceso dibattito nella comunità. Questa edizione italiana non è una traduzione ma una riscrittura. Il libro verrà presentato venerdì 8 novembre alle 18 al Circolo della stampa di Corso Italia: oltre all’autore parteciperanno gli storici Jože Pirjevec e Raul Pupo. —

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