Trieste Underground - Cinema povero, ma grandi emozioni

Si chiamava “Italy in a day” ed era l'invito mosso da Gabriele Salvatores agli italiani a riprendere la loro quotidianità vissuta nell'arco di una giornata precisa, il 26 ottobre 2013. In quella data stavano girando entrambi, i due registi di cui andiamo a parlare anche se, dovendo fermare in fotogrammi quegli attimi, non potremmo immaginare frame più diversi, per quella vocazione a raccontare il mondo attraverso le immagini che li accomuna eppure li distingue: uno a plasmare “la materia di cui sono fatti i sogni” con l'irrompere di un forte elemento fantastico, l'altro a fotografare il più fedelmente possibile la realtà per restituirne l'intima essenza.
Con un fotogramma in cui contempla il mare di Trieste ci è finito davvero, in “Italy in a day”, Francesco Termini, e i rapporti con il Premio Oscar Salvatores non si sono esauriti lì. A condurlo alla meta è stato nientemeno che... un “Tram”.
Low budget, autoprodotto, girato con alcuni compagni di studi, “Tram. The short movie” è un corto che individua nella componente del sogno e dell'immaginazione la sua cifra stilistica, consentendogli di «far scaturire emozioni dalle situazioni più semplici e quotidiane». Un tram che più che desiderio sembra chiamarsi “svolta”, tante sono le porte che si sono aperte da quel momento per l'allora 21enne film-maker triestino. Prima tra tutte quella di Indigo Film, con Salvatores che lo chiama come assistente per il “Ragazzo invisibile 2”: esperienza professionale e umana densa di soddisfazioni, dove gli vengono affidati compiti superiori alle mansioni ordinarie, tra cui una Go-Pro da gestire in autonomia. Ma anche «un exploit dei lavori su commissione», da un video a New York per un'azienda modenese alla chiamata dalla Cloverthree, casa di produzione milanese che lo prende come primo regista.
Oggi Termini ha 23 anni. Gira spot per marchi di diffusione planetaria come per la Fondazione Veronesi, gira programmi tv. Ma non perde di vista il suo obbiettivo: la stesura del suo primo film, una piccola storia di marca intimista su cui non vuol dire nulla di più. Instancabile ed eclettico, arricchisce il suo canale YouTube anche dei suoi molteplici interessi, la musica su tutto, lui che ha alle spalle otto anni di conservatorio tra violino e pianoforte. Ecco allora non solo videoclip per 1 of Us, progetto di Francesco Morena, sbarcati anche su Mtv Uk, o per Fulvio Bozzetta, ma anche le sue cover al pianoforte di Sanremo 2016, realizzate per scherzo e divenute virali. Né nasconde un'indole narcisistica («mi sarebbe piaciuto anche fare l'attore») che lo porta a realizzare anche divertissement niente male, come proporsi en travesti o in versione Aladdin Sane.
Ha iniziato con una super8 del nonno trovata in un cassetto, invece, Duccio Pugliese. «Vecchia scuola. Rullo da 3 minuti e 26 secondi, 15mila lire il costo: a forza di guardare il portafoglio eri obbligato a fare economia anche di inquadrature, scelte e brevi, e imparavi a fare il montaggio direttamente in macchina», ricorda divertito. A pensare alla possibilità pressoché infinite del digitale sembra un'altra era.
L'interesse per la storia nasce presto e si sviluppa nell'etnografia, specie per i popoli dell'Europa orientale grazie agli studi universitari con Marco Dogo. «Mi sono sempre sentito attratto dalle minoranze, etniche o religiose che siano, e dal mondo popolare contadino che scompare con la globalizzazione: il documentario era lo strumento più naturale per darne testimonianza». Anche la piccola casa di produzioni video che fonda nel 2006, la BrebFilm, porta il nome di un «piccolo, magico villaggio della Transilvania» dove sono state effettuate le riprese del primo documentario ufficiale realizzato, “Vita e Pasqua nel Maramures”. Co-prodotto con l'Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, proiettato a Vienna, Parigi e Roma, è un viaggio nelle tante etnie e confessioni che convivono nel nord della Romania.
«M'interessa trattare situazioni marginali, di popolazioni e linguaggi che scompaiono, raccontando il loro quotidiano». Un interesse che ha portato Pugliese sulle tracce dei cacciatori di gemme nelle miniere della Cambogia ai pastori nomadi nelle loro gher in Mongolia, con un occhio agli anti-stanziali per antonomasia, come nel “Il circo di Helen”: un giorno nelle case-roulotte di una famiglia circense.
Un lavoro controcorrente e di non facile diffusione permesso dall'attività parallela di realizzazione video per cerimonie ed eventi su commissione. In BrebFilm collaborano quattro persone tra Trieste, Portogruaro, Bassano del Grappa e Firenze che intendono allargare il progetto a un più esteso gruppo di fotoreporter e film-makers. E con Pugliese che ripartirà per un progetto sulla minoranza tamil alla volta dello Sri Lanka.
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