Tutti i mostri di Harry Potter

“Animali fantastici e dove trovarli” è un progetto parallelo della celebre saga
Di Cristina Borsatti

Il ritorno del magico potteriano era l’evento più atteso di questo 2016. E ora che l’attesa è finita, gli orfani della saga di Harry Potter avranno più di un motivo per essere felici. “Animali fantastici e dove trovarli” è uno spin-off a tutti gli effetti, nasce da una costola della serie che ha reso celebre il maghetto di Hogwarts, e promette di farsi saga anch’esso. E’ il 1926 nel film diretto da David Yates, il magizoologo Newt Scamander (Eddie Redmayne) lascia la scuola di magia di Hogwarts per approdare a New York, con la sua valigia piena di animali magici. Schivo e introverso, nerd d’altri tempi, inciampa in uno scambio di valige e nella conseguente liberazione di alcuni animali fantastici in grado di mettere a soqquadro la città. Qui vigono ristrette regole di sicurezza sull’uso inappropriato della magia, norme stabilite dopo i ripetuti attacchi da parte del famigerato Grindelwald, un mago oscuro a piede libero e pericoloso. Newt si troverà così coinvolto in una grande avventura, insieme al Babbano Jacob Kowalski (Dan Fogler) e alle sorelle Goldstein, Tina (Katherine Watherstone) e Queenie (Alison Sudol)… A cinque anni da “Harry Potter e i Doni della Morte – Parte II”, J. K. Rowling ha rimesso mano alla penna per scrivere, per la prima volta, la sceneggiatura di un film. Suo è lo script di “Animali fantastici e dove trovarli”, espansione di un libriccino scritto nel 2001 a scopo di beneficenza, semiseria guida delle creature magiche firmata proprio da Newt Scamander. Lì era solo un nome sulla copertina. In carne ed ossa, è il Premio Oscar Eddie Redmayne e attorno a lui l’epoca è swing, una bella trovata. I sequel sono nell’aria, e la storia inizia come un pilot televisivo che ha bisogno di presentare personaggi e agganciare a lungo termine gli spettatori. Più maturo e dark dello scomodo predecessore, lo spin-off affonda il coltello nelle tante piaghe sociali contemporanee, tolleranza, paura, fanatismo. Promette così di essere più sofisticato, e dannatamente più scuro, poiché l’odio genera soltanto odio in quell’America in cui i maghi sono obbligati a nascondersi. Perché il passato si lega alla più stretta attualità, subisce il fascino di figure forti e autoritarie, è popolato da fondamentalisti a caccia di streghe. Il protagonista è un uomo adulto che ammicca alle nuove generazioni e guarda dritto negli occhi quei ragazzi cresciuti a pane e Harry Potter, ora adulti come lui. Eddie non è Harry, la scuola inglese di stregoneria l’ha lasciata da un pezzo. Non è un bravo ragazzo, non è un pasticcione, tantomeno un secchione, ma è timido tanto da preferire le sue creature agli umani. Non è un eroe tradizionale, nasconde mille sfaccettature e un passato che viene già voglia di conoscere (una terza saga?). Di base, comunque, siamo sempre nei pressi del fantasy puro, della pura magia, che si muove a tratti con leggerezza, spinge il pedale sul romanticismo e non manca di ironia. Visivamente una meraviglia (funziona anche il 3D), grazie al lavoro dello scenografo ufficiale della precedente saga, Stuart Craig. Il palazzo del Macusa (Magico Congresso degli Stati Uniti d’America, diretto da un convincente Colin Farell) si ispira alla cattedrale di Siena, e la valigia di Jacob nasconde uno zoo dove si alternano biosfere e geografie. Il resto lo fanno le creature del titolo, vera e propria sorpresa, mostruose e tenere allo stesso tempo. Un blockbuster, certo, che invita a ripensare al pregiudizio e alla clandestinità, a non temere la diversità. Che nel profondo racconta quali terribili conseguenze può avere punire qualcuno per quello che è. Un passo indietro nel tempo, uno slancio imprevisto e maturo per una delle saghe più amate di sempre.

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