“Ultima notte a Soho” per Edgar Wright in una Londra satura di misteri e incubi

thriller
Presentato fuori concorso al Festival di Venezia, questo giallo psicologico firmato da Edgar Wright è un’opera insolita per il regista de “L’alba dei morti dementi”, “Hot Fuzz” e “Baby Drive”.
Abbandonata la parodia dei generi, “Ultima notte a Soho” si presenta come un film più “serio”, a cui non manca una buona dose di violenza. Resta sempre quel gusto per l’intrattenimento pop, marchio di fabbrica di Wright, ma la pellicola è difficile da incasellare e complesso è raccontarne la trama ricca di colpi di scena.
Eloise (Thomasin McKenzie) è una ragazza di provincia che si trasferisce a Londra con il sogno di diventare stilista. La giovane è ossessionata dal ricordo di sua madre, morta suicida e affetta da schizofrenia: incubi che a volte la terrorizzano anche in pieno giorno. Qualcosa di oscuro è pronto a tornare alla luce quando la sua vita si interseca con quella di Sandie (Anya Taylor-Joy), aspirante cantante che vive negli anni Settanta…
Mai così attento all’impianto estetico, Edgar Wright, muovendosi tra passato e presente, non lascia indifferenti, capace com’è di far tornare alla mente grandi classici del genere thriller, soprattutto di hitchcockiana memoria.
Atmosfere oniriche e colorate, una Londra piena di misteri e due attrici in gran forma. Qualche difetto c’è, purtroppo di sceneggiatura, nella seconda e ultima parte, anarchiche da un punto di vista narrativo. Eccessive come Edgar Wright, ma in fondo di lui ci piace questo e il fatto che non abbia mai avuto paura di osare. —
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