Un “Autunno d’Organo” nel segno di Bach al via alla Chiesa luterana

La prima serata sarà dedicata al giorno della Riforma protagonisti Manuel Tomadin Manuel Staropoli Nicola Mansutti e Marco Dalsass



La musica di Bach non invecchia mai: parola del maestro Manuel Tomadin, organista titolare alla Chiesa Luterana di Trieste. «Tutto ciò che è costruito con il cuore – dice Tomadin – e rappresenta un ideale molto profondo non ha età, è eterno, non ha scadenza. La musica di Bach è perfezione ritmica e costruttiva, ma è anche poesia messa in musica: parla alle persone senza bisogno di parole». Per questo, ogni anno la Comunità Luterana di Trieste organizza il Festival Organistico Internazionale “Autunno d’Organo” dedicato a Bach, giunto ormai alla sua quarta edizione. Il primo concerto si terrà domani, alle 20, nella Chiesa di largo Panfili.

Maestro Tomandin, perché intitolare il Festival a Bach?

«Perché l’organo Steinmeyer della Chiesa Luterana di Trieste, costruito nel lontano 1874, fu il primo strumento in città ad essere concepito nello stile d’oltralpe, con due tastiere e una pedaliera completa. All’epoca, l’esecuzione del grande repertorio tedesco era possibile solo in questa chiesa: per questo motivo l’alpinista Julius Kugy veniva spesso qui ad esercitarsi nello studio dei capolavori bachiani, che lui paragonava alla scalata di alte montagne. Così, mentre nel resto della città la musica era di tipo bandistico, nella Chiesa Luterana si eseguiva in prima assoluta la musica poetica di Bach. Tra l’altro, questo è l’unico Festival organistico in tutta Europa dedicato al più grande compositore barocco di musica per organo… strano, ma vero».

La prima serata, però, non avrà protagonista l’organo ma un ensemble strumentale.

«Domani, come da tradizione, teniamo sempre un concerto per il giorno della Riforma, con le musiche di compositori di tradizione Luterana. Quest’anno abbiamo pensato di eseguire le Triosonate di Bach e Telemann per violino e flauto, cembalo e violoncello: capolavori assoluti dove il contrappunto austero tedesco si intreccia con la cantabilità italiana, di cui Bach era innamorato. Saranno eseguite anche alcune danze dalla celebre Suite per violoncello solo».

Chi suonerà con lei nel primo appuntamento?

«Sono felice di poter suonare nuovamente con Musicisti di grande levatura, tutti colleghi con cui lavoro da più di vent’anni. Manuel Staropoli (flauto dolce e traversiere) insegna insieme a me al Conservatorio Tartini: abbiamo un passato fatto non solo di concerti, dischi e concorsi vinti, ma anche di profonda amicizia che ci lega nella musica e nella vita. Nicola Mansutti (violino barocco), udinese, docente al Liceo musicale di Udine, è un grande esperto di interpretazione barocca: può vantare collaborazioni internazionali sia come solista che in orchestra. Anche Marco Dalsass (violoncello barocco), di Castelfranco Veneto, è docente al Liceo musicale di Treviso e si è specializzato nell’interpretazione su strumenti originali».

Chi sono gli organisti che suoneranno il 3, il 10 e il 17 novembre?

«Ogni anno cerchiamo di invitare maestri di chiara fama: ci teniamo a offrire al pubblico un livello molto alto. I concerti, la domenica alle 17, si terranno come da tradizione con videoproiezione, per permettere di vedere tastiere, mani e pedaliera. Il primo concerto sarà tenuto da Martin Rost, organista del famoso organo Stellwagen 1624 in Stralsund (Germania), esperto di musica prebachiana e docente in tutto il mondo. Poi sarà la volta di Søren Gleerup Hansen, organista titolare di Helsingor (Danimarca), dove lavorava Buxtehude nella sua giovinezza, prima di trasferirsi a Lubecca. L’ultimo dei concerti sarà di Wladimir Kopec, organista della Chiesa Cattolica di Nitra (Slovacchia), virtuoso che colpisce il pubblico per la sua grande musicalità e precisione». — —

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