“Un cielo da neve”, la memoria al femminile di Adriana Aromolo: quattro generazioni di donne in un romanzo
La scrittrice e gallerista torna nella sua città per presentare al Palace Hotel il libro che intreccia autobiografia e storia familiare, dal primo Novecento alla Capitale europea della cultura

Un impegno morale in un libro che è racconto e voce delle donne della sua famiglia. La scrittrice e gallerista Adriana Aromolo torna nella sua Gorizia, da anni vive e lavora a Roma, per presentare domani alle 17.30 al Palace Hotel di corso Italia “Un cielo da neve” (D. Ghaleb editore, pagg. 199, euro 15). Storia della città attraverso quatto generazioni di donne. Memoria al femminile che le illumina e proietta fuori dall’ombra nella quale hanno vissuto, accanto a uomini passionali e coraggiosi nella vita sociale e politica di una città dove la storia è stata tanta e contrastata.
Il libro entra con pudore e delicatezza nei ricordi, riti, sentimenti, amore e dolore vissuti in case dove la cultura e il rispetto erano codice di relazione fra generazioni. Fuori dal salotto della villetta di corso Italia, tutt’oggi presenza architettonica a ricordare la Nizza austriaca, gli avvenimenti del secolo breve.
Dal 1918 con la fine della Grande guerra e il passaggio della città all’Italia: i bisnonni Carlo e Pina e i nonni Lidia e Augusto erano stati cittadini austriaci di lingua italiana. Carlo, cantante lirico aveva aperto il caffè-concerto alla viennese al Corso divenuto in seguito Garibaldi, come conseguenza dell’aut aut della moglie: “o io o il canto”.
Nonno Augusto dopo l’8 settembre del 1943 entra nella Resistenza. Sarà fra coloro di cui dopo l’occupazione titina della città del maggio 1945 non si saprà più nulla. Gli anni difficili del dopoguerra fino all’ingresso della Slovenia nella Ue e al presente di Gorizia-Nova Gorica Capitale europea della cultura. «Mamma Novella era bella, pelle bianca occhi azzurri capelli fulvi, il corpo minuto e snello». Lei Adriana, Adele nel romanzo, assomigliava al papa uomo del Sud, cabibbo lo aveva definito nonna Pina, nel 1947 era stato nominato capo di gabinetto della Questura di Gorizia.
Novella porterà per tutta la vita la violenza della perdita del padre, una ferita che il passare del tempo non suturava, nonostante la figura del genitore diventasse sempre più sfumata, come in un film. Un’assenza che vive come una colpa del padre, reo di non essersi messo in salvo come gli era stato consigliato di fare, di aver messo a rischio la famiglia, scegliendo l’azione per essere coerente con il suo credo politico di aderente al Partito d’Azione. «Tutto l’impeto, la passione, negli ideali politici, Augusto li riversava anche nell’amore. Questo metteva un po’ di paura a Lidia, la turbava, l’affascinava».
L’autrice ha scelto la scrittura autobiografia e biografica con coraggio e determinazione non solo per lasciare traccia di una storia famigliare ma anche per sanare definitivamente il dolore di una violenza che è stata la ferita per anni mai rimarginata di molti, di una città. Guarire per poter guardare al futuro senza il peso dell’odio per essere veramente uomini e donne nuovi. «Non poteva odiare un popolo intero, sentiva il dovere di distinguere colpe e colpevoli dai popoli a cui i colpevoli appartenevano».
Lo stile di scrittura è attento alle sfumature, ai dettagli anche minimi, capaci di rendere un profumo, una luce, la consistenza di un tessuto e il gusto di un cibo, il disegno tracciato da una mano bambina sul vetro appannato di un caldo salotto.
Sicura l’impostazione della narrazione, sofisticata nell’attenzione alla scelta del ritmo e delle parole, ma chiara e coinvolgente, scevra di colori troppo marcati. Perché le sfumature permettono di raccontare forse al meglio questa «terra strana, di grandi bellezze, terra forte, ma anche di oscurità».
Interessante la scelta di fare vivere al lettore momenti di vita famigliare dal punto di vista di diverse persone e dunque da differenti angolazioni e sensibilità. Il romanzo, intimo nella scelta del formato che ricorda un piccolo diario, prezioso nella cura del progetto grafico, propone anche pagine poetiche che l’autrice ha dedicato alla madre Novella Sverzutti “portatrice di vite” scomparsa a Gorizia all'età di 95 nel 2017, una sintetica ma significativa bibliografia e una pregevole appendice fotografica e documentaria inedita dall’archivio di famiglia.
Durante la presentazione l’attrice Giorgia Lepore Martinelli leggerà alcuni brani fra i più significativi.
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