“Un momento difficile”, Bordon a Catania

TRIESTE. «La cosa più imbarazzante è che la gente poi pensa che io sia quello lì. Che quella sia mia madre. Che loro siano i miei genitori. Ma non è così. È teatro. È un'altra cosa».
Il più recente testo teatrale di Furio Bordon si intitola "Un momento difficile". Il debutto è previsto martedì 8 maggio allo Stabile di Catania, co-produttore dello spettacolo con lo Stabile del Friuli Venezia Giulia, il cui direttore, Franco Però, l’ha fortemente voluto. Protagonista Massimo Dapporto, da rivedere poi, nella stagione prossima, quando il testo dello scrittore triestino sarà in cartellone al Rossetti.
"Un momento difficile" porta in scena un figlio, stanco e esasperato, e una madre molto anziana, malata, distesa sul letto dove poi morirà. Alle loro spalle, presenza evanescente, ma in dialogo continuo, c'è quella stessa madre, ma molto più giovane, molto più dolce, quarantenne forse. E c'è il padre, giovane anche lui.
Che situazione strana: ben lontana dalla realtà.
«Questo testo - spiega Bordon - è il punto di arrivo di un mio percorso cominciato molti anni fa con 'Le ultime lune' e proseguito poi con 'La notte dell'angelo'. Dal punto di vista dello stile, lo considero un traguardo: per me il palcoscenico è diventato il luogo della libertà assoluta, lo spazio in cui tutto diventa possibile. I vivi dialogano con i morti, i desideri e i rimorsi si fanno personaggi, chi ha sempre taciuto può parlare e chi ha sempre perduto può trovare il suo riscatto».
Se lo si legge, sembra un lavoro autobiografico, legato alla scomparsa di sua madre.
«Autobiografico è solo il quadro clinico: la malattia di questa donna, affetta da demenza senile. Però non racconto affatto la morte di mia madre, che mentre scrivevo era ancora viva e sarebbe morta solo un anno dopo. Quel figlio non sono io: mai e poi mai io parlerei così. E quei due genitori alle spalle non somigliano affatto ai miei. Sono personaggi. Come tutti i personaggi sono nati da soli e, in quanto autore, mi hanno portato dove hanno voluto loro».
Davvero imbarazzante allora.
«Non è piacevole. Lo spettatore finisce con il pensare che tutto ciò che ho scritto si riferisca a me. 'Le ultime lune', il testo interpretato nel '95 da Marcello Mastroianni, parlava di un anziano costretto alla casa di riposo e, nonostante il successo che quella commedia continua ad avere, tutti mi guardano ancora con compassione, come se avessi veramente costretto mio padre a quella fine. Ma non è stato così. Anzi, una casa di riposo, all'epoca, io non l'avevo mai vista».
La descrizione di quanto sia devastante la malattia della vecchia madre è molto precisa.
«Il rapporto con una persona che soffre di demenza senile è un'esperienza che abbiamo fatto in tanti. In genere, se una persona cara sta male, ci salva l'idea che potrà guarire. Nel caso di questa malattia invece sappiamo che non ci sarà guarigione, che andrà sempre peggio. Questi malati si trasformano, diventano altro, dalla loro bocca escono cose incredibili, si manifesta l'inconscio».
Il paradiso e l'immondezzaio che ci portiamo dentro, dice il testo.
«Ho interpretato così ciò che mi ha spiegato un medico. Il teatro non solo è un strumento di dialogo con i morti, ma anche con il proprio inconscio. Quando rileggo ciò che ho scritto, magari molto tempo fa, mi chiedo spesso da dove possono essere venute fuori certe parole».
A proposito dei due precedenti testi (raccolti insieme a quest'ultimo in un volume,"Stanze di famiglia", pubblicato da Garzanti, 2016), si è parlato di "età indifese".
«L'infanzia (che scruto in 'La notte dell'angelo’), la vecchiaia, i sentimenti, il dolore, sono il terreno in cui mi muovo meglio. Ma nei miei lavori non manca l'ironia. Quando 'Un momento difficile' arriverà a Trieste, sarà Ariella Reggio a interpretare il personaggio della vecchia signora. Ho molta fiducia nelle sue capacità di tirare fuori il comico e il grottesco dal personaggio».
Oltre al titolo di quel libro, tutto il teatro, fin dalle origini, sembra inevitabilmente occupato da questioni di famiglia.
«Perché il teatro - quando è teatro e non è intrattenimento o gastronomia - si occupa di cose fondamentali. La famiglia lo è. È il paradiso e l'inferno dell'individuo, la condizione a cui non ci si può sottrarre. La casistica è vasta: ci sono pure crudeltà, violenza, prevaricazione. Ma madri e padri sono le uniche persone al mondo a dare un amore assolutamente gratuito. Amano comunque».
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