Una donna tra i Testimoni di Geova storia di una ricerca di identità

Stasera “Beginning”, debutto folgorante della georgiana Dea Kulumbegashvili uno dei titoli in gara da non perdere, con uno stile molto particolare



Tra i titoli imperdibili del 32° Trieste Film Festival c’è sicuramente uno dei debutti più folgoranti degli ultimi anni: quello della regista georgiana Dea Kulumbegashvili con “Beginning”, in programma questa sera alle 20 sempre sulla piattaforma di MyMovies e in concorso alla kermesse.

Il film racconta la crisi di Yana (Ia Sukhitashvili), sposata con il leader di un gruppo di Testimoni di Geova e madre di un ragazzino. La famiglia vive in un paesino lontano dalla città e Yana, sempre più, si sente isolata in un matrimonio e un ruolo sociale che non le appartengono. Quando il suo gruppo religioso viene attaccato da alcuni estremisti, la sua realtà va in frantumi.

Nonostante il contesto, “Beginning” non è un film sulla religione, ma su una donna che cerca di ritrovare la propria identità. «La storia nasce anni fa quando ho incontrato dei conoscenti che sono diventati Testimoni di Geova e, per questo, sono stati isolati dalla comunità più ampia», racconta la regista. «In Georgia i Testimoni di Geova subiscono spesso l’intolleranza del grande pubblico. In quel momento ero tornata nel mio paese dopo aver studiato cinema a New York e io stessa mi stavo confrontando con un senso di alienazione e di estraneità. Così, ho iniziato a riflettere sull'argomento».

Pur avendo studiato all’estero, spiega Kulumbegashvili, le sue origini georgiane non hanno mai smesso di riflettersi nel suo modo di narrare: «La questione della fede mi ha sempre interessata: sono cresciuta in una società fortemente influenzata dalla religione e dalla morale. Penso che siamo tutti influenzati dalla nostra educazione: non importa dove andiamo, portiamo sempre con noi le nostre origini». Il tema dell’identità è presente anche nel film: Yana non si riconosce nella sua realtà, sente di non avere il controllo della sua vita. «È una condizione comune a molte donne», dice la regista. «Credo che le questioni dell'emancipazione e dell'uguaglianza siano vitali in questo momento. In un mondo con una tecnologia avanzata e l'obiettivo di colonizzare Marte, stiamo ancora combattendo per la parità di retribuzione per le donne nell'industria cinematografica. Se le donne non possono giocare alla pari neanche in settori professionali caratterizzati da grande visibilità sui media, pensiamo a come sono le vite di quelle che non lavorano o non vivono in aree cosmopolite. Le loro voci si sentono davvero? Partecipano davvero al processo di emancipazione e uguaglianza che tutti chiediamo?».

“Beginning” è un film indimenticabile anche per lo stile: sequenze lunghe a inquadratura fissa, spesso in campo lungo, comunque a distanza dal personaggio. «Volevo creare un’immagine che cogliesse l'essenza di ogni momento che il personaggio principale attraversa nel film», spiega Kulumbegashvili. «Soprattutto, volevo capire come scorre il tempo per Yana. Nelle grandi città siamo abituati a un ritmo veloce ma dimentichiamo che forse, a poche centinaia di chilometri, la gente vive con una concezione del tempo completamente diversa». Un esordio, insomma, da segnare. Del resto tra i riferimenti di Kulumbegashvili c’è Kira Muratova, la grande regista ucraina scomparsa nel 2018: «Mi sento vicino alla sua espressione artistica».

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