Un’orchestra sinfonica giovanile unisce la Bosnia-Erzegovina

Domani, al Teatro nazionale di Sarajevo, il primo complesso senza divisioni sarà diretto dal triestino Igor Coretti-Kuret, con la partecipazione di Paolo Rumiz

Che la Bosnia-Erzegovina esista, almeno in musica. È con questo auspicio che, su iniziativa dell'ambasciata d'Italia a Sarajevo, domani sera, alle 20, al teatro nazionale della città si esibirà la prima compagine sinfonica giovanile unitaria del Paese. Un battesimo in piena regola e un risultato importante per uno stato che, a causa delle divisioni ereditate, ha un inno tuttora privo di parole e non è riuscito a darsi nemmeno un'orchestra nazionale capace di rappresentarlo.

Qui, dove tutto è diviso per tre (serbi-croati-musulmani), la proporzionale etnica avrebbe teoricamente imposto l'assurdo di tre con-direttori d'orchestra, e così l'ambasciata d'Italia ha pensato bene di togliere tutti dall'imbarazzo chiamando a dirigerla un direttore esterno, un maestro italiano di grande esperienza nella formazione musicale dei giovani, il triestino Igor Coretti-Kuret, fondatore e direttore artistico della European Spirit of Youth Orchestra (Esyo). È lui che ha selezionato i musicisti e li ha condotti al concerto dopo una settimana di prove insieme a Sarajevo.

Lo scrittore amico

A suggellare l’impegno per verso una riconciliazione sulla via dell’Europa sarà un altro triestino, lo scrittore Paolo Rumiz, caro al pubblico della Bosnia Erzegovina per il lavoro svolto nel Paese come inviato di guerra e poi come scrittore (“Maschere per un Massacro” e “La cotogna di Istanbul”) e per l’affetto dimostrato verso la sua gente. Rumiz leggerà dei testi inediti sull'Europa tradotti dall'università di Sarajevo.

Quello che non riesce agli adulti, separati dalla memoria di una guerra civile e dal “divide et impera” di una classe politica che spesso campa di rancori, può riuscire ai giovani, e specialmente a quelli nati dopo lo scontro degli anni ’90. Ricorda il maestro Coretti-Kuret che, durante l'ultima tournée estiva della sua orchestra europea, «la sera della finale dei mondiali mi sarei aspettato che i miei ragazzi serbi tifassero Francia contro la Croazia, e invece con grande sorpresa li ho visti superare le divisioni dei padri e parteggiare per i 'cugini' croati».

La chiamata

L’Orchestra nasce da un appello pubblico lanciato l’estate scorsa dall'ambasciata italiana tra i musicisti “under 30” senza alcun riguardo per gli steccati etnici del Paese. «Un’occasione concreta – osserva l'ambasciatore Nicola Minasi - per promuovere e costruire legami tra i giovani, in questo caso avendo la musica classica come trait d'union, al fine di creare una lingua comune tra gli abitanti del Paese. Un canale nuovo per impostare un dialogo autentico e cicatrizzare le ferite profonde inferte alla popolazione durante la guerra del 1992-1995”.

«In realtà – osserva Rumiz di fronte ai recenti segni di 'balcanizzazione' in atto all'interno dell'Ue - a cent'anni dalla fine della Grande Guerra tutto dice che non solo la Bosnia ma l'Europa tutta ha un tremendo bisogno di armonia». Musica dunque, nell'epicentro stesso di una guerra fratricida, con l'esecuzione di pezzi di Sibelius, Vivaldi, Mozart, Britten, Strauss e Čajkovski, in un concerto che vedrà alcuni orchestrali esibirsi anche come solisti. —

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