Upset Noise, a volte ritornano. A Pordenone

Sabato al Deposito Giordani ci sarà la “reunion” regionale della storica band triestina del cantante Lucio Drusian
Di Elisa Russo

Quella di sabato alle 22, al Deposito Giordani di Pordenone, è la prima data in regione per la reunion degli Upset Noise, leggende dell'hardcore di nuovo in pista dall'anno scorso; in apertura, Warfare e A New Scar.

Gli Upset Noise nascono all'inizio degli anni Ottanta a Trieste, "Vi Odio", ep condiviso con i Warfare, è del 1983; nel 1985 esce l'ep "Disperazione Nevrotica" e il nome degli Upset comincia a girare parecchio. Diversi i cambi di formazione, tra i fondatori anche Fabrizio Fiegl (poi con Negazione, Sangue Misto e venuto a mancare nel 2011), nel 1986 alla voce arriva Lucio Drusian che passa ai testi in inglese: è un nuovo corso che porta alla pubblicazione di "Nothing More To Be Said" nel 1987, e all'ep "Growing Pain" dell'89 (il singolo "Growing Pains" viene anche ripreso dai berlinesi Jingo de Lunch). La band suona in tutta Europa, spesso in apertura di nomi come D.R.I., Holy Terror, Social Unrest, Accused, Cro-Mags, Into Another, Coroner... Nel 1993, quando esce "Come to daddy", la band può vantare una certa popolarità e grande rispetto da parte della scena hardcore e metal nazionale ed internazionale, due anni dopo il percorso si ferma, fino a gennaio 2015.

«Al Deposito sarà la prima data in Friuli dopo tanti anni, almeno venti», commenta il frontman Lucio Drusian, che è accompagnato ora da Fausto Franza (negli Upset dall'83), Stefano Bonanni (dall'86) e la new entry Yure Donati (che sostituisce il bassista Guido Zamattio che, come il chitarrista Massimo Arban, vive ormai all'estero; entrambi negli Upset dall'88 al '95).

Drusian, chi erano gli Upset Noise?

«Erano un gruppo di ragazzi di Trieste che negli anni Ottanta, quando l'Italia musicalmente era nel terzo mondo, cercavano di fare qualcosa di diverso. Pian piano sono andati avanti per la loro strada, hanno deciso di provarci sul serio, hanno fatto dei dischi, hanno trovato il modo di uscire dall'Italia e suonare anche all'estero, finché ad un certo punto, come accade spesso, il gruppo ha perso la sua spinta iniziale e si è sciolto per vari motivi».

Che ricordo ha di Trieste anni Ottanta-Novanta?

«Ho ricordi molto vivi e belli di quel periodo, io sono di Venezia e sono entrato negli Upset Noise da fan, quando mi hanno chiesto di cantare con loro ero onorato ed anche imbarazzato. All'epoca c'erano un sacco di gruppi. Mi ricordo una sala prove sperduta a Log (San Dorligo)… era molto più rock di quanto potessero essere Padova o Mestre, mi piaceva Trieste perché aveva qualcosa di internazionale nell'atteggiamento della gente, c'erano due o tre motoclub, una scena eterogenea…».

Le più grandi soddisfazioni di quegli anni?

«La tournée del 1987 che ci ha portato anche a far uscire "Nothing More To be Said". Suonare con i mitici D.R.I.: ci confrontavamo con gruppi di portata internazionale e scoprivamo che erano ragazzi come noi. Nel nostro immaginario erano delle rockstar, ma in realtà non era così».

Nel 1995, la fine.

«Ho avuto un problema di salute molto serio, per fortuna è andata a buon fine, altrimenti non sarei qua. All'epoca non ho voluto rendere pubblica la cosa, preferisco starmene in disparte in situazioni così. Ma non penso che gli Upset si siano sciolti solo per quello».

Eravate al capolinea?

«Secondo me sì. Abbiamo corso all'impazzata, per 5 anni abbiamo avuto un'accelerazione immediata e abbiamo fatto un disco ogni due anni, un sacco di tournée e altre esperienze. Ad un certo punto c'era un po' troppa pressione. Avremmo comunque avuto bisogno di fare una pausa, di cambiare aria. Ma la pausa è durata più del previsto».

Il nome Upset Noise è rimasto nel mito, come mai?

«Ci siamo dannati per fare quel che abbiamo fatto. Dal vivo davamo sempre il 100%. Poi i testi: ho sempre creduto molto in quello che scrivo. Forse all'epoca siamo stati un po' sottovalutati rispetto a chi veniva da grandi città… Ma negli anni siamo stati rivalutati parecchio, continuo a ricevere tanti ringraziamenti, saluti e fotografie dell'epoca dalla Germania, Belgio, Olanda dove abbiamo suonato, mi fa sempre molto piacere. Magari non ci siamo neanche resi conto della portata di quello che stavamo facendo».

E dopo vent'anni vi ritrovate.

«Abbiamo continuato a sentirci, magari saltuariamente. Dieci anni fa mi sono trasferito in Romagna, Fausto è venuto a trovarmi, Bonanni l'ho visto quando suonava in zona con gli Eu's Arse. Ma non ero ancora molto convinto della mia situazione fisica. Per un periodo ho lasciato la musica alle spalle, non volevo neanche ascoltarla, ma non è una cosa di cui puoi fare a meno e ho cominciato a fare il dj, con i dischi rock… Poi l'etichetta Foad ci ha contattati per ristampare "Disperazione Nevrotica". Poco dopo hanno deciso di ristampare anche "Nothing More To be Said" con "Growing Pain", un live in Olanda e un dvd. È uscito tutto anche grazie a Enrico K Susi che ci ha sempre dato una mano. Per promuovere la ristampa ci hanno chiesto una reunion. Ci siamo trovati per delle prove e poi la prima data a Poviglio e da lì abbiamo continuato».

Ai concerti solo vecchi fan?

«Gli amici di sempre li abbiamo ritrovati. Abbiamo scelto di limitare le apparizioni a favore della qualità, suonando con gruppi un po' più grossi come Off!, Gbh, Poison Idea… c'era anche molta gente che all'epoca non era neanche nata ed il responso è stato entusiasmante».

L'emozione di risalire sul palco?

«Non ho trovato grosse differenze da venti anni fa, la scarica di adrenalina prima di salire sul palco, poi ti trovi tra i compagni della tua band, parte la prima nota e si apre una porta su un'altra dimensione».

Ed il futuro? Inediti?

«Nelle ultime prove sono venute fuori delle cose nuove stimolanti ed interessanti e stiamo pensando seriamente a come svilupparle… se tutto va bene qualcosa verrà fuori».

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