Vajont 60 anni dopo: la tragedia torna a essere collettiva nei teatri in Italia e all’estero
Lunedì il mondo dello spettacolo, della scuola, dell’università e delle istituzioni unito nel progetto capitanato da Marco Paolini: «Raccontiamo quello che potrebbe accadere a noi»

TRIESTE Successe sessant'anni fa, la sera del 9 ottobre 1963. La montagna franò nel bacino della diga - quella del Vajont - e l'onda gigantesca, 50 milioni di metri cubi d'acqua, precipitando a valle, rase al suolo tutto ciò che incontrava. Paesi, case, strade. Duemila morti.

Succederà lunedì prossimo, 60 anni dopo, alle 22.39, nell'esatto momento, in 135 teatri, grandi e piccoli, in Italia e anche all'estero, la lancetta ripercorrerà lo stesso tratto, e la tragedia di quegli istanti tornerà ad essere collettiva.
"VajontS 23" è una "azione corale di teatro civile" ideata da Marco Paolini assieme a Marco Martinelli e al comitato promotore di La Fabbrica del Mondo. Oltre ai teatri, il progetto mette insieme scuole, università, istituzioni, in tutta la penisola: 118 momenti di lettura, 236 gruppi "affettivi", 50 compagnie amatoriali, comitati di quartiere. Persino la corsia di un reparto oncologico.
"Quella tragedia appartiene alla storia del nostro Paese anche grazie al teatro. Ecco perché dobbiamo continuare a usarlo, il teatro, per far entrare altri racconti importanti in questa storia" dice Paolini, interprete dello spettacolo "Il racconto del Vajont", capostipite del filone di "teatro civile", tramesso in tv direttamente dalla diga, nel 1997, con un riscontro straordinario di audience, e ancora indelebile dalla memoria di molti spettatori.
"Questo di lunedì 9 sarà un Vajont con la S al plurale - continua l'attore - perché le situazioni di fragilità del nostro territorio sono tante. La fragilità idrogeologia e le situazioni di siccità, a cui la crisi climatica ci espone, richiedono anche al teatro, all'arte in generale, di occupare un ruolo di collante sociale tra i cittadini".
Ricordando peraltro che Erto e Casso, due dei paesi distrutti allora dalla frana, appartengono al Friuli Venezia Giulia, molti saranno i momenti in cui, anche nella nostra regione, "VajontS 23" coinvolgerà artisti e pubblico.
A Trieste, La Contrada prevede un evento ideato da Mario Bobbio e Enza De Rose, presso la Kleine Berlin, le gallerie antiaeree della seconda guerra mondiale, che si aprono in via Fabio Severo (ore 21.30). Il pubblico si addentrerà nel sottosuolo assieme a Enza De Rose, Zita Fusco, Valentino Pagliei e alle musiche di Leonardo Zannier.
A Udine, il Css aderirà a "VajontS 23" con una serata al Teatro Palamostre (ore 21.00). È annunciata la partecipazione di Roberto Anglisani, Fabiano Fantini, Rita Maffei, Nicoletta Oscuro, accompagnati da un intervento pubblico di Davide Enia, un altro fra gli esponenti forti del teatro civile di narrazione. Anche al Teatro Giovanni da Udine (ore 21.15), un'ulteriore iniziativa sarà promossa dal direttore Roberto Valerio.
Al Comunale di Gradisca (ore 20.00), dopo la proiezione del film "Vajont" (2011, regia di Enzo Martinelli), Artisti Associati presenterà il reading corale "La dosolina" a cura di Chiara Cardinali e Gioia Battista.
Qualche giorno dopo, Trieste si assocerà di nuovo al progetto con lo spettacolo di Andrea Ortis "Il Vajont di tutti", programmato al Rossetti, in Sala Bartoli, il 12 e il 13 ottobre. Lo stesso titolo sarà presente nei giorni successivi nel circuito ERT FVG, a Cividale, Maniago Artegna, Sacile.
Il senso complessivo non è tuttavia quello della rievocazione: "VajontS 23" vuole piuttosto essere una riflessione trasversale, viste le tante diverse realtà coinvolte, intorno al temi dell’emergenza idrica e più in generale della crisi climatica.
"In questi decenni - aggiunge Paolini - dopo aver raccontato tante volte vicenda, ho capito che oggi, essa parla di noi, e non di loro, ho capito che parla di adesso, e non di allora. Non raccontiamo solo ciò che è accaduto sessant’anni fa, ma quello che potrebbe accadere a noi, su scala diversa, in un tempo assai più breve. Raccontiamo di segnali ignorati o sottovalutati".
In questo senso "VajontS 23" si annuncia anche come il più grande evento di "teatro diffuso" mai realizzato finora in Italia: "Sarà un coro che richiama i cittadini, senza fornire a loro delle risposte tecniche - dice ancora - senza indicazioni politiche su che cosa bisogna fare. Non compete a certo noi artisti la direzione politica. Ci compete invece rimettere in mano ai cittadini una presenza attiva: quella che chiamiamo prevenzione civile. Un ruolo pre-politico, dunque, al quale la politica oggi non è in grado di rispondere, perché divisiva. Storie come questa del Vajont ci aiutano a rimettere insieme le persone".
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