«Vent’anni fa Fabrizio aveva capito l’oscurantismo verso cui andiamo»

ROMA. «L’ultimo progetto artistico di Fabrizio De Andrè era quello di scrivere 4 suite, 4 notturni in chiavi musicali diverse (rock, blues, classico, jazz) per descrivere l’oscurantismo verso cui si stava andando. Aveva capito già allora cosa ci aspettava e dove stiamo andando se non cambiamo rotta». Dori Ghezzi, a vent’anni dalla morte di Faber (l’11 gennaio 1999, a 59 anni) con cui visse 25 anni e da cui ebbe una figlia, Luisa Vittoria detta Luvi e condivise la terribile esperienza del rapimento da parte dell’anonima sequestri sarda, sottolinea quanto fossero profetiche le sue canzoni e quanto sia ancora attuale il loro messaggio. «Sembra che avesse sempre previsto le cose che sarebbero accadute - continua - e se leggi ora le sue parole capisci il senso che avevano, che lì per lì sembravano poesia astratta e invece oggi sembrano molto attuali se consideriamo la cronaca di questi giorni». Le opere di Faber, così come il suo messaggio di solidarietà, umanità, attenzione verso i deboli e le ’minoranze’ vengono promosse e portate avanti dalla Fondazione De Andrè voluta e presieduta dalla stessa Dori Ghezzi che, in questi giorni della commemorazione, ha messo nell’home page del sito una frase di Fabrizio: «Mi sembra la cosa più giusta in questo momento: ’Anime salve in terra e in mare’».
Alcuni brani di De Andrè sono entrati nelle antologie scolastiche e, come conferma la stessa Dori Ghezzi, «c’è molta attenzione nelle scuole, arrivano tesine sui testi e sui temi delle sue canzoni. E anche su come è diventato Fabrizio - aggiunge - quali tipi di letture ha fatto, gli spunti su cui ha lavorato e la sua cultura che nasce dal fatto di non aver mai sottovalutato la cultura che l’ha preceduto: tutto quello che ha letto è stato importante e lui molto onestamente ha sempre dichiarato dove si è ispirato. I veri grandi sono anche umili».
In occasione del ventennale della scomparsa del cantautore in Italia sono molte le manifestazioni celebrative. Oggi tributo a Genova con il figlio Cristiano (che Faber ebbe dalla prima moglie, Enrica Rignon), Fabio Fazio, Gino Paoli, Mauro Pagani, Morgan, Neri Marcorè e, spera Dori, le due squadre di calcio della città. Tra gli altri omaggi, «si parla di un tributo in primavera in uno spazio all’aperto. Mi sta a cuore anche quello che succede a Roma o Milano - conclude - dove si riempie piazza Duomo e ognuno arriva col proprio strumento e inizia quella che viene definita la ’cantata anarchica’, quando per ore si suonano le canzoni di Fabrizio». —
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