Verso Istifam porto misterioso con la carta nautica di Giacomo Baseggio

Al Castello di Miramare esposta l’opera del cartografo e vedutista acquisita alle collezioni di molti lavori suoi e del fratello Antonio

ANDREINA CONTESSA

In concomitanza col periodo della Barcolana a Miramare si può ammirare un’antica carta nautica accuratamente disegnata e dipinta a tempera, che fa riscoprire un porto dimenticato. Un porto che nel corso del tempo è divenuto così remoto da essere inimmaginabile, il porto di Istifam. Dove mai si trova il porto di Istifam? Pochissimi oggi tra noi saprebbero rispondere immediatamente e a colpo sicuro a questa domanda. La stessa che ci siamo posti al Castello di Miramare, invitati dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Torino (di seguito la Direzione archeologia) di Torino a procedere all’acquisto coattivo del dipinto di un’opera di Giacomo Baseggio, sul porto di Istifam che altrimenti sarebbe stata venduta all’estero.

La richiesta era presentata proprio al Museo Storico e il Parco del Castello di Miramare, in qualità di possessore della più amplia collezione museale di opere dei fratelli Baseggio. Effettivamente a Miramare si trova una collezione costituita da quarantasei tempere su carta. Di queste, diciotto sono vedute della città di Livorno e ventuno sono vedute di città medio-orientali e africane riprese dal mare, con vascelli e città sullo sfondo, cui si aggiungono una veduta del porto di Napoli con l'eruzione del Vesuvio e sei capricci, ossia composizioni immaginarie. Questa serie fu probabilmente acquisita se non addirittura commissionata dal granduca di Toscana Pietro Leopoldo, nominato nel 1790 imperatore del Sacro Romano Impero con il nome di Leopoldo II d’Asburgo-Lorena e passata successivamente in eredità al giovane arciduca Ferdinando Massimiliano. Questi portò la collezione a Trieste quando, promosso contrammiraglio e comandante della Marina da guerra degli Asburgo, trasferì la propria residenza da Vienna alla città giuliana. La raccolta è citata anche in un documento del 1857 indirizzato ai decoratori Franz e Julius Hoffmann, incaricati dall’arciduca di progettare gli arredi del Castello.

Le caratteristiche

Deciso di acquisire l’opera alla collezione di Miramare, viste le condizioni più che favorevoli, ci restava da capire cosa rappresentasse quell’ignota carta nautica e dove fosse questo misterioso porto di cui non si trova traccia nella moderna cartografia.

Decisi così di dedicare a questa carta nautica il primo “Focus on” del Castello, un nuovo modo di raccontare la sua collezione a partire dagli oggetti, dalla loro storia e dal loro contesto artistico e culturale.

L’opera stessa ci viene in aiuto, perché sotto la bella cornice il disegno dipinto a tempera porta l’iscrizione “Istifam, Porto del Mare Negro, fatto dal Maggiore Baseggio e Figlio, sopra luogo l’anno 1779 e rifatto in Livorno l’anno 1787”. La mappa è senza dubbio opera dei viaggiatori, cartografi e vedutisti Giacomo (detto il Maggiore) e Antonio Baseggio, i quali tra il 1783 e il 1784 stabilirono a Livorno, all’epoca porto franco, una bottega specializzata in vedute della città e di porti lontani.

Che si tratti di una carta nautica non vi è dubbio, infatti sono raffigurati i piedi di fondo, e proprio nel mare, dove campeggia una bellissima rosa dei venti, è scritto a chiare lettere “Istifam, Porto del Mare Negro. Posto a gradi 41 sopra la costa d. Asia e minuti 15”.

Sulla parte terrestre un’iscrizione a larghe lettere ci informa che ci troviamo nella “Grande Anatolia o sia Asia in Turchia.” Sulla destra vengono raffigurate a volo d’uccello le abitazioni e i monumenti di “Istifam, Villaggio Grande” mentre sulla sinistra sono rappresentate le rovine archeologiche di Cimolis, accompagnate dall’iscrizione “Cimolis rovinato”.

A quanto pare la carta si basa dunque sull’esperienza diretta, correggendo il patrimonio di conoscenze degli antichi portolani che descrivevano le coste e i porti del Mediterraneo e del Mar Nero, menzionando i nomi delle località e delle città, i punti di rifornimento per l’acqua e dando supporto e orientamento ai naviganti. La redazione delle carte era affidata ai naviganti, ai cartografi, ma molto spesso anche ad artisti che si limitavano a copiare carte precedenti. Tuttavia l’iscrizione ci dice che la mappa fu eseguita in situ e solo in seguito copiata e probabilmente dipinta a Livorno, dove fu abbellita dalla caratteristica greca a meandro su fondo blu, che è una specie di firma stilistica del Baseggio. Certo, senza le indicazioni scritte questo luogo non sarebbe in alcun modo riconoscibile, poiché sembra un dettaglio di una mappa più grande, forse del Mar Nero, all’interno della quale questo dettaglio avrebbe un suo posto e senso preciso.

GLI ARTISTI

I Baseggio erano una famiglia di pittori e incisori del Settecento, attivi tra Venezia, Livorno e Roma. I temi prevalenti della loro bottega livornese erano le vedute dal mare delle città e dei porti del Vicino Oriente, ma anche mappe e carte nautiche. Inizialmente i due artisti Giacomo e Antonio si specializzano nella coloritura di incisioni altrui, e solo in seguito svilupparono soggetti originali, dipingendo una serie di delicatissime opere caratterizzate da una prevalenza di tonalità fredde e in particolare da sfumature di rosa e celeste. Il loro stile asciutto, grafico-descrittivo, dimostrava una particolare attenzione verso i dettagli minuti e gli aspetti compositivi, anche se non mancano fascinose vedute notturne e incantevoli viste di porti lontani.

La loro carta nautica di Istifam pare stare a mezza via tra una carta “tecnica” e una carta “pittorica”, da “salotto” dove prevalgono gli elementi decorativi.

In epoca medievale per esempio le mappe erano basate su una conoscenza cartografica piuttosto vaga e si ispiravano alle descrizioni di presunti viaggiatori o alle tradizionali fonti autorevoli in campo storico. Solo a partire dal XVI secolo, con le scoperte geografiche e con lo sviluppo delle esplorazioni del globo, furono prodotte mappe più accurate basate sulle descrizioni e la produzione di letteratura da viaggio. Tra il XVI e il XVIII secolo erano poche le mappe basate su un viaggio realmente effettuato; molte erano semplicemente copie e imitazioni di mappe eseguite da viaggiatori precedenti, oppure erano mappe immaginarie, e contenevano immagini di fantasia che poco avevano a che fare con la realtà geografica. In particolare nel XVIII secolo, quando logisticamente ed economicamente la prospettiva dei viaggi divenne reale per un maggior numero di persone, furono prodotte mappe illustrate, che segnarono l’inizio della moderna cartografia basata sulla misurazione sul campo.

la mappa

Nell’Illuminismo europeo del Settecento la mappa, quale nuova forma di conoscenza, proliferò come metafora esemplificativa della costruzione della conoscenza in generale. Il concetto di mappa geografica e carta nautica era dinamico ed eccitante per i contemporanei, incarnava allo stesso modo la complessa e intellettualmente fruttuosa disciplina della “cosmografia matematica” che integrava lo studio dei cieli, dei mari e della terra. Le intersezioni tra mappe e indagine scientifica riflettevano tale integrazione nel lavoro delle nuove istituzioni scientifiche, spesso sponsorizzate dai vari stati per sostenere gli sforzi cartografici. Queste mappe accurate richiedevano un’estetica “semplice”, con gli elementi decorativi e pittorici concentrati nella periferia della mappa, nei bordi e nei cartigli secondo la retorica generale dell’arte e della stampa dell’Illuminismo.

Lo sviluppo in Europa di stati nazionali, con eserciti permanenti, ufficiali professionisti e ingegneri, stimolò un'esplosione dell’attività topografica nel XVIII secolo, rafforzata in una certa misura dall'aumento delle esigenze civili di dati di base. Molti Paesi europei iniziarono a intraprendere la mappatura topografica sistematica dei loro territori. Tali sondaggi richiedevano strutture e capacità ben al di là dei mezzi dei cartografi privati che fino a quel momento avevano fornito la maggior parte delle mappe. Originariamente le iniziative furono esclusivamente militari, solo col tempo le organizzazioni di indagine nazionali divennero gradualmente civili.

GEOGRAFIA E SOGNI

Le carte nautiche possono essere costruite su scale ampiamente diverse e si possono generalmente classificare come carte nautiche per navigazione in mare aperto, utilizzate per pianificare lunghi viaggi oppure segnare l'avanzamento quotidiano di una nave. Forse è questo il caso della nostra mappa di Istifan, realizzata da Giacomo Baseggio nel corso di un viaggio su un veliero russo.

Nell’Impero russo era stato lo zar Pietro I nel 1720 a riconoscere per primo il valore della cartografia come importante strumento per garantire l’accesso russo al Mar Baltico, al Mar Nero e all’Oceano Pacifico. Nuovi organismi scientifici, e in particolare i militari del 1760, furono incaricati della mappatura della Russia e dei suoi nuovi territori, e l’espansione imperiale portò anche nuove informazioni cartografiche e di rilevamento da parte di abili praticanti. Nuove mappe tematiche furono create per promuovere lo sfruttamento delle risorse dell’impero e nell’insediamento coloniale. Mappe e spedizioni esplorative alla fine del XVIII secolo, furono promosse durante il regno espansivo di un’altra sovrana, Caterina la Grande.

Le mappe offrivano l’occasione di esprimere ideologie e desideri, trasmettere messaggi e valori che talvolta erano di fatto contraddetti dalla realtà geografica e politica.

Forse è proprio questo il valore di questa carta nautica. Questo porto dimenticato doveva essere ben noto in altre epoche. La Istifam di Baseggio sarebbe più correttamente Istifan, anticamente chiamata Stefane, oggi Caylioglu, una remota città portuale della regione di Paflagonia, situata lungo la costa anatolica del Mar Nero. Stefane compare già nella copia medievale a noi pervenuta della Tabula Peutingeriana, la celeberrima copia duecentesca di un’antica carta romana lunga più di sei metri, che descriveva l’articolazione di tutte le strade militari dell’Impero Romano.

L’antica Stefane

Attestata come città portuale già in epoca precristiana, in età medievale Stefane perdette d’importanza e il suo ruolo venne assorbito dal limitrofo ed emergente scalo marittimo di Sinope, che divenne fondamentale sulle vie commerciali per l’Oriente.

Data la vicinanza di Sinope, questo tratto di costa del mar Nero rivestì un’importanza strategica dal secolo XVII fino all’inizio del Novecento nel contesto delle cicliche ostilità tra l’impero ottomano e quello russo. Se si pensa che nel 1683 l’Impero ottomano aveva tentato addirittura di piegare l’impero asburgico, lanciando una nuova offensiva in direzione di Vienna sotto le cui mura erano stati però sconfitti. Da allora e in concomitanza con il progressivo rafforzamento delle potenze europee, ebbe inizio il lento ma inesorabile processo di indebolimento politico, diplomatico, militare ed economico dell’impero ottomano. Tra il XVIII e il XIX secolo, l’Impero russo conquistò ampi territori turchi affacciati sul Mar Nero e ubicati nell’area del Caucaso.

In quegli anni fu eseguita la carta di Istifan, derivata probabilmente da un disegno fatto da Giacomo Baseggio in qualità di cartografo a seguito della marina imperiale russa. L’antichità del sito conferiva forse a quel tempo anche un interesse archeologico di questo luogo e della segnalazione delle rovine greche dell’antica Cimolis. Forse questa carta nautica, più semplicemente, ci restituisce l’avanzamento giornaliero del veliero russo sul quale viaggiava Giacomo Baseggio, facendo rilievi, schizzi e disegni, che avrebbe poi ridotto in forma di carta di navigazione. Una tratta soltanto di una lunga navigazione che possiamo soltanto immaginare.

*Direttrice del Museo storico e del Parco del Castello di Miramare



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