Viaggiare e guardare il mondo anche restando su una panchina per scoprire un po’ di se stessi

«Il vero viaggio di ricerca non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi», ha insegnato Marcel Proust. Franco Arminio, poeta del paesaggio, ne è da tempo straordinario testimone....

«Il vero viaggio di ricerca non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi», ha insegnato Marcel Proust. Franco Arminio, poeta del paesaggio, ne è da tempo straordinario testimone. Gira per le sue terre, le colline e le montagne aspre dell’Irpinia e scrive di paesi e campagne, villaggi abbandonati e piazze popolose, riscoprendole ogni volta e cercando dettagli, scorci, piccole aperture dei luoghi e dell’anima che poi diventino storie. Nelle pagine di “Vento forte tra Lacedonia e Candela” (Laterza, pagg. 202, euro 12,00) racconta di borghi poco visitati, privi di musei della civiltà contadina e di botteghe di prodotti tipici, di cittadini illustri e feste dal bizzarro folklore. Borghi qualunque. Ma da non abbandonare. Per dare, semmai, spazio e voce a comunità «in cui si sente l’assenza di chi se n’è andato e quella di chi non è mai venuto». Ne viene fuori un ritratto di persone, anziane spesso, che vivono con straordinaria dignità un ciclo di storia inconsueta, di luoghi di un’Italia “minore” rispetto alla fama dei grandi luoghi turistici ma “maggiore” per forza e consapevolezza di vita. Nonostante tutto. Seguendo un consiglio poetico: «Porta il tuo paese in testa come si porta l’immagine dell’amata. Esci, vai nella piazza tua o d’un paese vicino, vai nella piazza degli altri, mai ti mancherà una bella vista».

Si possono fare viaggiare gli occhi anche fermandosi e sedendosi su una panchina, a osservare chi passa. Lo racconta bene Beppe Sebaste in “Panchine”, appunto, per (Laterza, pagg. 184, euro 14,00). Cominciando da una sera d’autunno a Ginevra, ricordando un grande scrittore come Robert Walser, “poetico e disadattato” e sostenendo che «la cultura, la letteratura soprattutto, in fondo non è altro che questo: fermarsi, lasciare scorrere il mondo, guardarlo, guardare anche un po’ se stessi». Si va avanti, commentando gli orari di apertura e chiusura di Green Park a Londra, chiacchierando nei caffè «luoghi della socialità facile», spostandosi per paesi e città. Sino ad arrivare a Roma, davanti a Castel Sant’Angelo. A immaginarsi, da una panchina, spiccare il volo come un uccello.

Viaggiare. E naturalmente scrivere. Come fa Emanuela Zocchi in “Sicilia segreta” (Bellavite Editore, pagg. 256, euro 29,90) compilando un vero e proprio quaderno di viaggio (anche nella forma grafica: parole tra le righe, come un tempo s’usava nei quaderni di scuola) che si proietta anche su Instagram e, con dense citazioni letterarie, parla di Segesta con il tempio e il teatro greco, Palermo e le architetture arabo-normanne, le chiese barocche e i palazzi nobili un po’ decaduti, Catania con il Giardino Bellini e i conventi in nera pietra lavica, i faraglioni di Acitrezza cari a Verga e poi al neorealismo di Luchino Visconti, la Villa Romana del Casale a Piazza Armerina, le saline di Trapani e Paceco, il Duomo di Cefalù, le rovine di Tindari “mite” cantata da Quasimodo, i monasteri di rito greco di Messina. Arte, natura, cultura. Con un’occhio attento ai paesaggi. E la mente ricca di citazioni classiche e contemporanee, da Brydone a Goethe, da Alexis de Tocqueville a Vincenzo Consolo e alle sue pagine ispirate dal capolavoro di Antonello da Messina, “Ritratto d’ignoto marinaio”. Leggere, per vivere il viaggio.

Ce ne sono testimonianze straordinarie in “Gli ultimi viaggiatori nell’Italia del Novecento” di Attilio Brilli, (Il Mulino, pagg. 320, euro 18,00) con un bel manifesto storico di Nanni per Pirelli, del 1933, in suggestiva copertina. Da Virginia Woolf a Marguerite Yourcenar, da Stefan Zweigg a D. H. Lawrence, da Albert Camus a Richard Wagner, da Thomas Mann a Vasilji Kandinskij e a tanti altri ancora, l’Italia è stato luogo per eccellenza d’un viaggio tra archeologie e natura elegantemente addomesticata, storia affollata d’eventi e sofisticate espressioni di cultura, sino alle soglie del contemporaneo. «L’Italia è un sogno che continua a riproporsi per tutta la vita», si emozionava Anna Achmatova. Lo testimoniavano anche i letterati italiani, come Guido Piovene e Riccardo Bacchelli. Occhi acuti e parole dense. Viaggiare, per scrivere. —



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