Vita e i suoi libri L’amante della Woolf si prende la rivincita

di ROBERTO BERTINETTI
“Appena rientrata dal Palazzo dello Scià. Sono stata nella grotta di Aladino. Davanti ai nostri occhi hanno svuotato sacchi di smeraldi, sacchi di perle. Letteralmente. Siamo venuti via scuotendoci le perle dalle scarpe come personaggi delle Mille e una notte. Tra pochi giorni lo Scià verrà incoronato, poi partirò per rientrare a Londra. Mi è piaciuta molto la Persia, penso di poter ricavare un libro dal viaggio. Non mi rispondere perché la tua busta non arriverebbe in tempo”. Così si chiude la lettera che l’8 aprile 1926 Vita Sackville-West invia a un’amica per darle conto del breve soggiorno a Teheran dove era arrivata pochi giorni prima per far visita al marito Harold Nicolson, funzionario diplomatico del governo inglese. A lungo la curiosità sui particolari dei trasgressivi rapporti omossessuali di Vita con Woolf e altre signore che animavano la scelta culturale londinese di inizio Novecento ha prevalso su un’analisi oggettiva delle eccellenti qualità artistiche. Da alcuni anni, però, la tendenza è mutata e oggi, nel Regno Unito e in Italia, si ristampano romanzi apprezzatissimi dai lettori britannici durante la parte iniziale del secolo scorso. È il caso, in questi giorni, di “Ogni passione spenta” (il Saggiatore, 208 pagg., euro 17), bestseller nel 1931 in cui riassume le esperienze di un’anziana vedova di alto lignaggio che dopo la morte del consorte scandalizza parenti e amici in virtù di scelte autonome, all’insegna dell’anticonformismo. A pubblicarlo fu la Hogarth Press, casa editrice di Leonard e Virginia Woolf, che subito dopo l’uscita annota sul diario: “l’ultima opera di Vita è davvero un successo e noi tiriamo quattrini in barca come sardine nella rete. Ne vendiamo circa mille copie al giorno, stiamo addirittura trattando la cessione dei diritti in America per una somma favolosa”.
Ripercorrerne l’esistenza significa tornare a immergersi nell’universo dorato dell’aristocrazia britannica, in un mondo con regole assai lontane da quelle di altre classi sociali meno abbienti. Vita nasce il 9 marzo 1892, è l’unica figlia del barone Sackville-West e di sua moglie Victoria, e cresce nel castello di Knole, nel Kent, un enorme complesso con oltre trecento stanze e cinquanta scale costruito alla metà del XV secolo in seguito regalato dalla regina Elisabetta I a suo cugino Thomas Sackville, capostipite della dinastia. La predisposizione per la scrittura si manifestò in età adolescenziale. I biografi precisano che a partire dai dodici anni prese l’abitudine di scrivere per gran parte della giornata. Lei stessa ricorderà in seguito: «Componevo ballate, commedie, racconti a sfondo storico. Erano testi pedanti, pretenziosi, certo privi di interesse ma sempre redatti con incredibile velocità. Ero instancabile: ne finivo uno il pomeriggio e la mattina successiva ne iniziavo un altro». Si tratta di una caratteristica che mantenne per sempre: la sua produzione complessiva ammonta a decine e decine di titoli, cui si devono aggiungere centinaia di articoli dedicati al giardinaggio apparsi su quotidiani e periodici.
Sotto il profilo personale Vita sviluppò molto presto le caratteristiche in materia di affetti e di sessualità mai mutate per l’intera l’esistenza. Tra queste le più significative erano il disprezzo, almeno in sede teorica, per il matrimonio; un’apparente schiettezza nei riguardi degli intimi che la frequentavano di matrice egoista, la disponibilità a tenere aperta contemporaneamente più di una relazione sentimentale con donne di diversa estrazione sociale; la netta distinzione tra la passione amorosa, esclusivamente al femminile e sempre destinata a spegnersi in fretta, e i legami affettivi duraturi, limitati alla sfera della famiglia. Si sposò nel 1913 con Harold Nicolson che non le nascose il suo interesse per gli uomini e nel 1914, a pochi giorni dallo scoppio della guerra nacque Benedict, il primo figlio della coppia. Grazie ai diritti di “La signora scostumata”, del 1930, e di “Ogni passione spenta” acquistò un antico castello ormai in rovina nel cuore del Kent. Il maniero di Sissinghurst, eretto ai tempi di Enrico VIII, costava dodicimila sterline, altre quindicimila almeno sarebbero servite per renderlo abitabile. I Nicolson, che pure non disponevano dell’intera somma, videro Sissinghurst, se ne innamorarono e non esitarono di fronte a possibili difficoltà finanziarie.
Il primo incontro con Virginia Woolf avviene nel dicembre 1922. Eccone il resoconto affidato da Woolf al diario: “Ieri sera ho conosciuto l’aristocratica e altamente dotata Sackville-West. Non che sia poi una gran cosa per i miei gusti più difficili. È prosperosa, con un’ombra di baffi, coloratissima, con tutta la disinvoltura dell’alta nobiltà, ma senza l’estro del vero artista. Compone quindici pagine al giorno, ha appena finito un altro libro, conosce tutti. È un granatiere, dura, imponente, mascolina, con una tendenza al doppio mento». Virginia Woolf e Vita si incontrarono di tanto in tanto a Londra senza però frequentarsi troppo, l’amicizia nacque solo nel 1925. «Le voglio bene, ma non potrei mai innamorarmi di lei», confidò Vita a Harold in un biglietto il giorno di Natale. In seguito cambiò idea, le due signore ebbero una relazione e nella mente di Virginia Woolf nacque l’idea di “Orlando”, la meravigliosa biografia di un giovane aristocratico ai tempi di Elisabetta I che nel corso dei secoli diventa donna e la cui vicenda si chiude proprio negli anni Venti del Novecento, il capolavoro definito in seguito da Nigel, figlio di Vita, «la più lunga lettera d’amore di tutta la storia». Dopo il trasferimento a Sissinghurst gli interessi di Vita mutarono, il giardinaggio aveva in larga misura sostituito la letteratura, al posto dell’esuberante ragazza c’era un’appesantita aristocratica di mezza età che votava a destra, odiava il mondo moderno, non sopportava Londra dove il marito trascorreva gran parte della settimana dopo essere stato eletto in Parlamento. Alla nuova passione Vita si dedicò con lo stesso entusiasmo di sempre. E così alla fine dei Trenta il giardino di Sissinghurst era considerato dagli esperti “un modello perfetto”, ammirato nell’intero Regno Unito. Spesso la domenica i coniugi Nicolson ricevevano gli amici. Uno dei loro, Peter Quennell, pubblicò in seguito i ricordi di quel periodo. Ecco come ritrae Vita: “Più corpulenta e un po’ più alta del marito che accanto a lei, con la sua faccia fresca e rosea, aveva un’aria da ragazzo o da studente, sembrava un possente miscuglio tra due sessi: Lady Chatterley e il suo amante in un unico individuo. Da sotto l’ala del suo rigido cappello di foggia spagnolesca emergevano ciocche di capelli neri, dritti come spaghi. Aveva sopracciglia molte folte, occhi scuri, guance pesantemente colorate di carminio. Non faceva il minimo sforzo per nascondere i suoi visibilissimi baffetti”.
Di giardinaggio Vita scriveva ogni settimana in una rubrica su un quotidiano londinese, poi raccolta in un volume e ora disponibile in Italia (“Il libro illustrato del giardino”, Elliott, 223 pagg., euro 19,50), e da quelle colonne annunciò l’apertura di quel tesoro floreale al pubblico perché, spiega, “si spartisce con altri l’origine della tua gioia di ogni giorno. Ciò che hai realizzato viene offerto agli occhi di uomini o donne che vogliono a loro volta imparare”. Oltre a una scelta delle opinioni sulla floricoltura pubblicate sull’Observer, sempre Elliott ha proposto “Fiori” (122 pagg., euro 19,50), raffinati ritratti botanici apparsi nel Regno Unito nel 1937, e alcune settimane fa “Dimore di campagna inglesi” (91 pagg., euro 12), brevi saggi per ripercorrere la storia delle più belle ville britanniche. L’Inghilterra del Dopoguerra e, in particolare Londra, erano un universo troppo diverso da quello nel quale i Nicolson erano nati e cresciuti. Entrambi i coniugi preferivano trascorrere quasi tutto il loro tempo a Sissinghurst o all’estero. Erano in partenza per una crociera nel gennaio 1962 quando Vita fu colpita da un’emorragia e durante il successivo ricovero in ospedale le venne diagnosticato un tumore. Si spense, settantenne, a Sissinghurst il 2 giugno 1962, Harold le sopravvisse in uno stato di profonda prostrazione sino all’inizio del maggio 1968 curando le ultime pratiche per il trasferimento della proprietà di Sissinghurst al National Trust, l’ente di Stato che poteva garantire il futuro del castello e del magnifico giardino creato dalla moglie.
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