“Viva l’a e po’ bon” ogni regione in Italia ha i suoi modi di dire

L’artista triestino Jan Sedmak illustra il volume edito da Einaudi ragazzi sui motti dialettali più tradizionali

la recensione



L’Italia è il paese dei dialetti, dei modi di dire, di quelle locuzioni talmente precise se dette nell’idioma locale che a volte diventa davvero difficile tradurle nella lingua nazionale. Capita spesso di parlare con qualcuno che è originario di una città diversa dalla nostra e di sorprenderci per una parola o una frase incomprensibili che l’interlocutore infila nel discorso dando per scontato che tutti possano capirla. Adesso un divertente libro, pensato per i ragazzi ma non solo, raccoglie una selezione dei regionalismi più usati, li spiega e racconta le storie che stanno dietro a quaranta frasi idiomatiche. Si tratta di “Eh? Espressioni tipiche regione per regione” (Einaudi Ragazzi, pagg. 96, euro 14) scritto da Ugo Vignuzzi, docente di dialettologia e direttore del Vocabolario storico della cucina italiana postunitaria dell’Accademia della Crusca, insieme alle linguiste Patrizia Bertini Malgarini e Maria Carosella. A illustrare il volume, cominciando dalla copertina con Pulcinella che bisbiglia un segreto a un gondoliere, è l’artista triestino Jan Sedmak, molto attivo anche come progettista grafico. Per il Friuli Venezia Giulia i due modi di dire scelti sono il friulano “Mandi” e il triestinissimo “Viva l’a e po’bon”. Non facilissima l’impresa di dare un’immagine ad ogni frase: il libro è composto da singole schede in cui viene spiegata l’espressione dialettale. In alcune si racconta l’origine del modo di dire, in altre si narra un aneddoto, in altre ancora si indicano dei sinonimi o dei contesti in cui viene usata l’espressione. «Il mio approccio - spiega Jan Sedmak - è stato lo stesso che userei per dei brevi articoli di giornale: individuare i concetti e le parole chiave, trovare delle analogie o metafore e intrecciarli in modo originale. Ho usato uno stile semplice ma uniforme, e mi sono concentrato sul non essere banale nella sequenza variando il registro, passando dal più concettuale e minimale al più descrittivo e complesso. In alcuni casi l’immagine è immediatamente collegabile all’espressione, in altri ho giocato su alcuni particolari nascosti nel testo in modo da incuriosire il lettore». L’artista, pubblicato sull’Illustration Directory e sull’Annual 2017 di 3X3, rivista di New York, confessa di essere legato soprattutto a un’espressione lombarda, “Tirémm innanz”: «Significa “Andiamo avanti, procediamo”. La scelgo per la difficoltà e per la soddisfazione di aver trovato una soluzione non scontata. Ho disegnato un’azione che contiene sia il “tirare” che “l’andare avanti”: un cane vuole far amicizia con un suo simile mentre il padrone fatica a tirare il guinzaglio per proseguire nell’altra direzione». Sedmak ha realizzato immagini e brevi animazioni per clienti come il Porto di Trieste, l’università Ca’Foscari, le Edizioni Corraini, Castelvecchi Editore, Dedica Festival, il museo M-Children di Mestre.

È attirato dal mondo graphic novel, adesso così di moda? «Ho in cantiere - risponde Sedmak - qualche storia scritta da me ma le continue commissioni che ricevo mi tengono ancora troppo impegnato. Per quanto riguarda altri autori, da anni vorrei illustrare testi di Massimo Tunin, un maestro triestino». Il suo lavoro di illustratore spazia dagli eventi culturali alle copertine di dischi, dai libri alle riviste agli albi illustrati. Tra gli artisti che lo hanno influenzato annovera Cita Potokar, Vinko Selan Gliha, Richard Scarry, Francesco Tullio Altan. E in futuro? «Nel prossimo mese - racconta Sedmak - sarò impegnato con due illustrazioni per la rivista Ies, un murales a Trieste, una piccola collaborazione con Barcolana e la nuova immagine del festival Una Montagna di Libri di Cortina d’Ampezzo». In libreria intanto è presente anche nel volume “Cento Gianni Rodari. Cento storie e filastrocche. Cento illustratori” edito sempre da Einaudi Ragazzi. —

Riproduzione riservata © Il Piccolo