Wilbur Smith: «L’amore ci rende umani»

Lunedì il nuovo romanzo del re dell’avventura, scritto a quattro mani
15 Oct 2013, London, England, UK --- Wilbur Smith attends a book signing at Waterstone's, Piccadilly. --- Image by © Rune Hellestad/Corbis
15 Oct 2013, London, England, UK --- Wilbur Smith attends a book signing at Waterstone's, Piccadilly. --- Image by © Rune Hellestad/Corbis

Già primo nelle classifiche inglesi, sudafricane e australiane (Paesi in cui è uscito da poche settimane), lunedì arriva in Italia il nuovo romanzo di Wilbur Smith, “Il Leone d'oro” (Longanesi, pagg. 496, euro 19,90), il settimo di una saga tra le più amate, quella della famiglia Courteney d'Africa, ma il primo - questa è forse la vera notizia - che Smith ha scritto con un coautore, lo scrittore inglese Kristian Giles.

Africa orientale, seconda metà del diciassettesimo secolo. Hal Courteney incarna la quintessenza di una vita vissuta pericolosamente: ha per moglie una nobile guerriera etiope che combatte al suo fianco, ha da parte un cospicuo tesoro e ha un ancor più cospicuo numero di nemici. Hal è convinto di aver seppellito per sempre il peggiore di questi, l'Avvoltoio, il responsabile dell'ingiusta condanna di suo padre. Ma l'uomo è invece sopravvissuto e, benché sfigurato e mutilato, è più combattivo che mai: l'unico scopo della sua vita ormai è uccidere Hal e sua moglie.

Wilbur Smith è nato nel 1933 nella Rhodesia del Nord (l'attuale Zambia), ma è cresciuto e ha studiato in Sudafrica. Con 36 best-seller che spaziano dall'Asia all'Africa fino alle Americhe e dall'antico Egitto ai giorni nostri, è considerato universalmente il "Re dell'avventura". Tra i suoi romanzi più letti e celebrati: Il dio del fiume, Il settimo papiro, La legge del deserto, Come il mare e Il dio del deserto.

Hal, il protagonista, incarna il piacere di raccontare: quanto c'è in comune tra voi?

«Tutti i miei personaggi - risponde Smith - hanno la mia immaginazione, le mie aspirazioni, le mie fantasie. La storia che racconto nel romanzo non è vera, ma lo è nella mia mente».

Oltre a tante avventure, Hal vive un grande amore. Che cosa rappresenta per lei questo sentimento?

«Penso che l'amore sia la differenza più grande tra gli uomini e gli animali: parlo dell'amore per il proprio Paese, per il proprio partner, per la vita stessa. Senza amore, l'esistenza è un deserto. L'amore è il profumo della vita, è la fede in un ideale, terreno o religioso, è ciò che ci rende umani».

Come mai questa volta ha deciso di avvalersi di un collaboratore per la stesura del testo?

«Perché il tempo a mia disposizione si sta esaurendo, avrò se va bene ancora una decina d'anni per scrivere e in questo modo, con un collaboratore, posso scrivere di più e soddisfare la fame dei miei lettori. Ci sono molti autori che hanno coautori, ma non lo dichiarano. Io, per onestà verso i miei lettori, ho ritenuto giusto farlo».

È più affascinante un romanzo di avventura o il racconto di una vita avventurosa?

«Domanda difficile! Io ho avuto una vita molto avventurosa. Sono stato inseguito da bufali e leoni e sono quasi affogato in mare, ma direi che la realtà più avventurosa è la vita stessa. La possibilità di continuare questo viaggio è sicuramente l'esperienza più affascinante di tutte».

Roberto Carnero

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