Willy Melodia, la musica nelle dita suona per i boss della mafia in Usa
“Ho avuto la vita voluta dagli altri, al massimo ci ho messo la colonna sonora”. Guglielmo “Mino” Melodia ha novant’anni e vive di nuovo a Catania. Da qui, dalla mamma innamorata dei paladini di Francia, dai molti fratelli e sorelle, dal mare come unica vasca da bagno anche d’inverno, da stanze che sapevano di carbone, di chiuso e di broccoli e dal misero commercio del padre l’hanno strappato l’orecchio assoluto liberato sui tasti di un piano e l’incontro accidentale e accidentato con un omicidio.
Alfio Caruso, scrittore catanese che ha pubblicato diversi romanzi e si è molto occupato di storia italiana del Ventesimo secolo, di mafia, di sicilianità, di importanti misteri della seconda guerra mondiale, racconta in “Willy Melodia” (Neri Pozza, pagg. 519, euro 16,50) di un uomo comune con la musica nelle dita che attraversa, in qualche modo “suo malgrado”, una bella fetta delle avventure della non troppo nobile comunità italoamericana negli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso.
Da un “Mino” che “più che un richiamo assomigliava a una preghiera umilissima, quindi a un ordine” di quel Nino Puglisi che sta aiutando il padre a sdoganarsi, non proprio limpidamente, dalla povertà, all’imbarco sulla Laura Keene in una mattina di sole offuscato, stipati tutti quegli anni in America in tre bauli, finalmente verso la Sicilia, verso quella che s’illude possa essere di nuovo “casa”.
Nel frattempo Guglielmo, “accomodato” in Willy, è arrivato clandestino in fuga da un’ingiusta accusa a Nuovaiocche e per mare si è innamorato di Rosa che gli darà un figlio, ma non accetterà mai che sia “servo” dei capi di tutti quei “3C”: cattolici, criminali e bevitori di Chianti. Non si macchierà mai di un delitto Willy se non, forse, di quello di accettare il volere altrui: “Io sempre il Signor Nessuno mischiato con il Signor Niente sarei stato”.
E questo signor Niente siede al piano dove lo vogliono i Luciano, i Costello, i Siegel e i Bonanni di turno, mentre appena oltre la sua tastiera si giocano guerre e terribili partite di potere. Lui suona Armstrong e Glenn Miller per passione, quello che gli chiedono quando glielo chiedono e le prime musiche imparate in patria quando ormai la notte è fonda e lui affonda nella solitudine. La sua vita sfiora grandi musicisti e divi del cinema, lo porta a fare un provino a Frank Sinatra e a salvarlo, quando è ormai famoso, da una bella grana a Cuba, lo trascina in un intrigante tragico amore e lo rende, non sempre, non abbastanza, ricco, ma lui che “non è fatto per la storia”, lui, che “annusa sempre in che direzione soffia il vento” resta, comunque, “il Re degli Incompiuti”. —
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