Yoga, le pagine dimenticate della rivista sovversiva per i legionari scalmanati

la recensione
Ha svolto un meticoloso lavoro da archeologa Simonetta Bartolini per scrivere “Yoga - Sovversivi e rivoluzionari con D’Annunzio a Fiume” (Luni Editrice, pagg. 380 pagine, Euro 25,00). Non è andata a scavare in un sito ma lo ha fatto in biblioteche, fondazioni, istituti e privati per reperire i vari pezzi di “Yoga”, rivista nata a Fiume al tramonto dell’impresa dannunziana. Uscita per l’esattezza il giorno dopo la firma del Trattato di Rapallo (12 novembre 1920) la rivista settimanale, di cui vennero pubblicati solo quattro numeri, costituisce una testimonianza preziosa su quella temperie culturale vista dalla parte degli “scalmanati”, termine con cui Renzo De Felice definì i legionari più estremisti. Simonetta Bartolini, docente universitaria, si occupa di storia della cultura letteraria italiana tra ’800 e ’900 e i suoi studi su autori come D’Annunzio, Soffici e Comisso l’hanno portata a “scoprire” Yoga, che pochissimi conoscevano perché fu pubblicata nell’ultimo mese di vita della “Reggenza del Carnaro” non si sa in quante copie, poi disperse in varie parti d’Italia. Il risultato è il recupero di un documento storico che permette di fare ulteriore luce sull’impresa fiumana.
Il protagonista è Giovanni Comisso, lo scrittore trevigiano volontario con D’Annunzio, che fonda la rivista insieme a Guido Keller, anche lui legionario tra i più accesi, pilota senza paura che lancerà un pitale su Montecitorio (divertente l’articolo “Non esagerare” in cui si narra la bravata). I due sono legati da un sodalizio che “si configura – scrive Bertolini – sotto le duplici insegne di una condivisa scelta esistenziale e una comune impostazione ideologica”. Come si legge negli articoli di “Yoga” le loro posizioni sono rivoluzionarie: osteggiano la neonata Società delle Nazioni e fondano la Lega di Fiume per i popoli vittime della colonizzazione, guardando con simpatia la Russia di Lenin; sono anti-capitaliste: vagheggiano una “democrazia agraria” con il ritorno alla terra in contrapposizione alle città corrotte dall’industria, dal denaro, responsabili della guerra generata del capitalismo; sono anti-partiti tradizionali, di cui si considerano al di sopra e si sentono “il partito dello spirito”. Gli scalmanati vogliono, e praticano, l’amore libero; disprezzano il denaro che desidererebbero abolire, cercano il contatto con la natura; subiscono l’attrazione della spiritualità indiana. Rappresentano anche la delusione che vivono i reduci dal fronte: si legga l’articolo “Il monumento al fante” attribuito a Keller, perché i pezzi non erano firmati e di molti si ignora l’autore. Si sa che vi scrissero De Pisis, Savinio, Nietzsche. Ma, sottolinea Bartolini, sarebbe sbagliato vederli come anticipatori del ’68, come hippies ante litteram, perché si semplicemente vivevano in modo estremo il periodo tumultuoso del dopoguerra, in cui farsi di coca era comunissimo.
“Razza, individualità, spiritualità rappresentano il nucleo concettuale di partenza a cui si aggancia l’azione politica fondata sull’antipartitismo, l’orgoglio italico” spiega Bartolini. Azione mirata alla rivoluzione globale che Comisso e Keller sognano di esportare da Fiume in tutta Italia. I due non risparmiano invettive ai “ragionevoli”, l’ala moderata del movimento dannunziano, e fremono davanti alle mediazioni che l’amato-odiato Vate è costretto a fare sia all’interno della Reggenza, sia con Roma.
Ma non bisogna credere che “Yoga” sia il canto del cigno dei legionari perché si approssima il Natale di sangue, essa rappresenta, secondo Bartolini, una “reazione vitalistica” di coloro che definiscono Fiume “città della vita” e non si accorgono che la fine è vicina. Le cannoniere di Giolitti mettono fine ai sogni rivoluzionari degli aderenti alla Yoga e Mussolini si approprierà dei riti e dei miti dannunziani per realizzare la sua “rivoluzione”.—
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