Zanella, un coreografo italiano a Lubiana «Residenze e produzioni tra i due Paesi»

Il teatro dell’Opera affida la direzione del corpo di ballo all’artista veronese, noto a livello internazionale 

il personaggio



Per l’Opera di Lubiana è sicuramente una grande novità e un’interessante occasione. Renato Zanella è stato infatti nominato nuovo direttore artistico del corpo di ballo. Il coreografo e danzatore veronese, che è stato coreografo residente allo Stuttgarter Ballett e direttore (per un decennio) della compagnia della Wiener Staatsoper, è stato letteralmente catapultato nel teatro nazionale sloveno, passando dalla nomina alla direzione effettiva a stagione già iniziata, per un cambiamento nella regolamentazione delle nomine, ora destinate esclusivamente ad artisti con specializzazioni di grande calibro.

In questo senso Zanella ha potuto presentare credenziali prestigiose; se non bastassero le compagnie citate, anche la direzione del corpo di ballo dell’Opera di Atene e dell’Arena di Verona, oltre a una lunga lista di compagnie internazionali ed étoile di primo piano (dalla Fracci a Bolle) con le quali ha collaborato a vario titolo.

La sua casa rimane Vienna, dove lo raggiungiamo al telefono con in mente le immagini delle coreografie da sogno del concerto di Capodanno, che in passato Zanella ha firmato diverse volte. «Il rapporto con l’Austria è in fondo un legame di famiglia, dato che mia mamma è sudtirolese - racconta il coreografo veneto -. Vienna è diventata la mia città, quella dove sono nati tre dei miei quattro figli e dove ho vissuto l’esperienza di far crescere una compagnia straordinaria. Sono diventato direttore quando ero ancora ballerino e coreografo a Stoccarda, e ho lasciato “a missione compiuta”, ancora relativamente giovane per vivere ulteriori esperienze. Vienna - sottolina Zanella - mi ha accolto, mi ha conferito importanti onorificenze per l’attività artistica e l’impegno sociale. A Sankt Pölten ho aperto un percorso di danza inclusiva, una piattaforma internazionale di incontro che porterò in alcuni progetti anche a Lubiana. Prima era la città del lavoro, ora qui mi rilasso».

Ora per l’artista veronese sarà tempo di assumere scelte e delineare un percorso in linea con il pubblico sloveno. «La programmazione di un teatro nazionale - sottolinea Zanella - deve orientarsi sui gusti del pubblico, ma con una funzione importante nella formazione, anche rispetto all’innovazione. Il pubblico va compreso e sorpreso. La linea che voglio proporre è un lavoro a 360 gradi. Sono fondamentalista solo sul livello, che deve essere alto. Spero avremo anche la possibilità di avvicinare giovani coreografi della zona italiana e balcanica al Ridotto del teatro, da usare come laboratorio per generi alternativi. Spero anche che la breve distanza da Trieste permetta un avvicinamento con residenze artistiche e produzioni».

Zanella riflette inoltre sul ruolo del coreaografo nel teatro d’opera, dove partecipa anche a spettacoli lirici. «Grazie all’opera sono maturato - spiega - per il profondo lavoro drammaturgico. Un coregrafo in un’opera deve servire il concetto di un regista e non è sempre facile. Poi sono passato alla regia d’opera e ho firmato una decina di titoli. Seguire la musicalità, posizionare, spostare artisti sul palco è naturale per chi è abituato a dare indicazioni precise sui movimenti, e questo è stato spesso apprezzato. A Lubiana attualmente non prevedo regie, ma - evidenzia - il prossimo anno il debutto di stagione sarà proprio nella collaborazione a un allestimento operistico».

Lavorare all’estero, per Zanella non è di certo una novità. «La “scarpetta di Cenerentola” l’ho persa in Svizzera, dove è capitato il primo contratto. In questo periodo - racconta - ho intrecciato rapporti che riguardavano soprattutto altri Paesi che, rispetto alla situazione italiana, offrivano a un danzatore una maggiore tranquillità. Le tappe sono state rapide, sempre in istituzioni di grande successo e in ambienti dove era possibile imparare dai maggiori artisti a livello mondiale. Sono un europeista convinto, non mi piace il concetto di “estero”. Tuttavia non posso non vedere che, nonostante l’impegno di alcuni grandi artisti, la danza in Italia viva principalmente di eventi e festival, ma non sia ancora in grado di offrire la stabilità di un tessuto istituzionale necessario alla vita degli artisti, che rispetti e sostenga le loro visioni». —

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