Zoro: «Ho capito subito il fenomeno Grande Fratello È arrivato in Parlamento»

l’incontro
Trentotto di febbre, ma non si direbbe, se non per un rapido accenno al fatto che sta sudando per aver preso un antipiretico e che ha bisogno di tamponarsi la fronte con una salvietta. Diego Bianchi è incessantemente brillante, nello snodarsi dell'incontro-intervista, con la conduzione del giornalista Antonio di Bella, in uno spazio di “Link” gremito e con tante persone che, non avendo trovato posto all'interno, pur di non perdersi le sue considerazioni e la sua ironia stanno sotto l'ombrello.
Divaga volentieri tra più argomenti, a cominciare da quando da ragazzo giocava a calcio come dilettante, scoprendo da terzino che, anche se gli sarebbe piaciuto fare l'attaccante, è sempre una soddisfazione essere utili al gioco di squadra. «Del resto – dice – anche in tv ho messo insieme persone diversissime tra loro, provenienti dal web, dal piccolo schermo, dalla mia passione per la musica, che all'inizio si sono studiate a vicenda, chiedendosi cosa avessero in comune a parte me. Sono un generatore di mostri televisivi, con affetto. I ritmi sono talmente veloci, quelli degli autori. Intendo i politici, perché i veri autori sono loro. Ne inventano sempre una, con tale costanza e rapidità che è difficile starci dietro in un appuntamento settimanale».
Qualche accenno ai suoi esordi come content manager sul portale di Excite Italia, agli inizi degli anni 2000. «Mi occupavo dei testi, un modo per sfruttare i miei studi al classico, anche piazzando aggettivi e congiuntivi». Racconta la sua avventura come “Zoro”, dalla parola scritta su Youtube. «Un giorno – ricorda – mi sono ritrovato a un incontro non tra blogger ma vlogger, parola orribile peraltro, per definire chi, nell'evoluzione dai diari digitali, in rete, era passato a raccontare viaggi e passioni attraverso i video. Eravamo a Milano, ma italiani eravamo in due, tutti gli altri venivano dall'estero».
È stato tra i primi, specifica, alla prima edizione del Grande Fratello, a immaginare che sarebbe stato un fenomeno dall'impatto devastante. «Non avevo capito quanto devastante però – ironizza – tanto da arrivare con il format anche in Parlamento».
«Marco Liorni – racconta – mi chiamò come opinionista. Allora, da spettatore, pensavi che tutta quella folla fuori dalla casa fosse composta da amici e parenti dei protagonisti del reality, invece erano comparse, pescate da tutte le parti. Come capirono che sarei stato inquadrato fecero a gara per mettersi il più possibile intorno a me per finire a loro volta in televisione».
Nel 2008 entra nel cast di “Parla con me” su Rai 3, di Serena Dandini, nel quale vengono trasmessi i video della sua rubrica “Tolleranza Zoro”. «Una grande opportunità – spiega Bianchi – ma anche un rischio, mi avevano chiesto di riprodurre lo stesso format del web, praticamente piccola telecamera, il cavalletto fatto con cd e ciabatte, le bambole di mia figlia di scorcio».
Alla domanda se pensa che i militanti di sinistra oggi, vista la situazione attuale, sentano di aver sprecato vent'anni o una vita intera delusi nei propri ideali risponde: «No, perché sprecati? Ci sono stati periodi molto più felici di adesso – e scatta un grande applauso – e le conquiste che farebbero del nostro un Paese civile si devono proprio ai sacrifici di chi ci ha creduto».
«Oggi comunque non mi sento di definirmi un militante – aggiunge – lo sono stato da ragazzo, anche passando la colla sui ciclostili, facendo volantinaggio, un impegno svolto con passione, conoscevi persone, affrontavi problemi e cercavi di risolverli, oggi chi ci crede si sente a disagio, ma continua a sentirsi nel giusto. Se sono un nostalgico? Nell'ultima puntata ho voluto Paolo Pietrangeli a cantare “Contessa”. Fate voi...».
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