Borut Pahor a Trieste con Mattarella: “Quelle nostre mani unite e la stessa emozione”

Sono cresciuto in un ambiente multiculturale. La casa di mia madre è a un km dal confine italiano. All’epoca, l’accordo Udine ci permetteva di attraversare questa frontiera abbastanza liberamente. Tramite un’esperienza di vita intima, ho così vissuto il grande ideale europeo. Questo ideale mi ha sempre accompagnato e l’ho sempre collegato a quello della democrazia. Così come mi ha attratto la questione della divisione interna nazionale slovena durante e dopo la seconda guerra mondiale.
Molte questioni sono rimaste per troppo tempo senza risposta alimentando così pregiudizi e ostilità. La politica democratica slovena si è quindi posta il compito di fare chiarezza sul passato, per correggere le ingiustizie e così rafforzare il significato simbolico della riconciliazione. Su di me hanno avuto un enorme effetto le parole del presidente Sergio Mattarella, pronunciate nel 2020, quando a Trieste abbiamo parlato della restituzione del Narodni dom agli sloveni. «Caro amico, la giusta restituzione del Narodni dom non è importante solo per gli sloveni; lo è altrettanto per gli italiani. La correzione dei torti e la riconciliazione devono suscitare reciproca soddisfazione».
Insieme abbiamo quindi deciso di recarci ai due monumenti di Basovizza nel giorno del centenario dell’incendio fascista del Narodni dom. È stato un gesto impegnativo e complesso per entrambi. Poco prima che ci avvicinassimo ai due monumenti, il presidente Mattarella mi ha chiesto se ricordavo come il cancelliere Kohl e il presidente Mitterrand stavano mano nella mano a Verdun, luogo di riconciliazione tra Germania e Francia. Quando le cose sono difficili, diventano più facili se tieni la mano di qualcuno che prova le tue stesse emozioni. Nella nostra stretta di mano sono state riassunte le mie aspirazioni umane e politiche: convivenza, riconciliazione e un futuro comune europeo.
(estratto da un discorso pronunciato a Trento il 2 dicembre 2022)
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