Mattarella e Pahor a Trieste, una laurea per aver cambiato la storia

TRIESTE “Italia e Slovenia mano nella mano”. Un titolo sulla prima pagina del Piccolo a illustrare il senso più ampio, ideale e storico, di una foto entrata da subito nella memoria collettiva. La memoria di due popoli, finalmente riconciliati.
Perché quel 13 luglio del 2020 italiani e sloveni si tennero davvero per mano, riconoscendosi nel gesto compiuto da Sergio Mattarella e Borut Pahor a Basovizza, al di là di ogni enfasi. E se c’è un territorio nel quale parlare di amicizia e riconciliazione ha una valenza diversa – non è retorico sottolinearlo – questo è proprio il nostro, sul quale italiani e sloveni hanno costruito faticosamente la loro convivenza, attraversando fasi difficili, conflittualità sanguinose, riuscendo infine a incamminarsi insieme su un percorso comune di pace. Mano nella mano.
Ecco perché fu un evento memorabile ed ecco perché oggi, venerdì 12 aprile, Trieste e la sua Università, che nel 2024 celebra il centenario della fondazione, onoreranno Mattarella e Pahor con le lauree honoris causa in giurisprudenza. Il loro fu un inchino alla memoria dei popoli del confine orientale, un coronamento autentico del processo di superamento delle divisioni del passato.
Sono diventati il simbolo di una percorso di riconciliazione «vera», come rimarca il rettore Roberto Di Lenarda, nel quale l’Università triestina ha svolto un «ruolo fondamentale, di ponte tra Oriente ed Occidente, di cerniera e dialogo tra civiltà e di cura di cicatrici che la storia ha lasciato sui nostri popoli».
Il 13 luglio del 2020 nacque anzitutto come il giorno della riconsegna alla comunità slovena del Narodni dom, l’ex Balkan bruciato dai fascisti esattamente un secolo prima: un altro risultato importante nell’ambito della collaborazione, visto che l’ateneo, nel palazzo di via Filzi, ha la sede della Scuola interpreti.
Poi, l’appuntamento con la storia a Basovizza dove Pahor fu il primo capo dello Stato della Slovenia a rendere omaggio alle vittime delle foibe davanti al sacrario, accompagnato da Mattarella. Sempre tenendosi per mano, i due Presidenti resero omaggio anche al vicino cippo dedicato agli antifascisti sloveni fucilati.
Questa mattina, nella prima parte della cerimonia nell’aula magna dell’Università, saranno lette le motivazioni e le laudatio, per inquadrare la rilevanza delle due figure nella storia del territorio. Ce ne anticipa i contenuti lo stesso
Di Lenarda: «Anzitutto metteremo in risalto la capacità, la forza, il coraggio che i due Presidenti hanno dimostrato nel perseguire delle scelte politiche volte alla riconciliazione tra il popolo italiano e quello sloveno – spiega il rettore –, superando l’approccio nazionalistico e gli egoismi. Come è emerso plasticamente nel luglio di quattro anni fa, Mattarella e Pahor sono stati in grado di dare vita, con la loro stretta di mano, a una nuova simbologia di pace e luoghi che erano stati teatro di sofferenza sono diventati emblema di riconciliazione, di amicizia, di futuro».
«Due statisti – continua Di Lenarda – che sono riusciti a ricondurre il giusto amor di patria dei rispettivi popoli in una prospettiva europea. Con Mattarella e Pahor quella tra Italia e Slovenia è diventata in modo reale frontiera aperta, superando gli ultimi retaggi dei conflitti che hanno caratterizzato il Novecento. Riconosciamo che il nostro presente di piena condivisione, il comune sentire democratico, la fiducia in un futuro di amicizia poggiano le loro basi anche sull’azione politica dei due Presidenti».
«Ricordiamo anche il contributo che l’Università di Trieste ha dato nell’innescare questo salto culturale – aggiunge il rettore –, dando una soluzione allo stallo sul Narodni dom che altrimenti avrebbe continuato a essere motivo di divisione. Per noi si è trattato di una rinuncia che abbiamo fatto di buon grado, in una logica di prospettiva, guardando al futuro».
Tornando all’iconico gesto di Mattarella e Pahor, c’è un retroscena: quella stretta di mano così carica di significato fu concordata solo pochi minuti prima del doppio omaggio a Basovizza dai due cerimoniali.
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