
Acque torbide e fredde, interventi tecnici estremi: un corso da 600 ore per diventare subacquei professionisti
Il settore professionale non conosce crisi, anzi è sempre più richiesto. I corsi Geomar preparano i sommozzatori alle condizioni più difficili
Sotto il mare, dove il buio è pressoché totale e il rumore è solo quello del respiro, serve tecnica, sangue freddo e passione. A Trieste esiste una scuola che prepara i sommozzatori professionisti, pronti a lavorare nelle condizioni più estreme. Si tratta della Geomar Sommozzatori di via del Boveto, guidata da Paolo Furlan, che da quattro anni organizza corsi sotto l’egida della Esse Centro Studi Subacquea, in conformità alla legge 4/2025 che disciplina i percorsi formativi per operatori subacquei professionali in Friuli Venezia Giulia. La scuola dispone di specifiche attrezzature professionali subacquee, costose e altamente specializzate, messe insieme anche grazie al supporto di altre realtà triestine come la Lucatelli e la Sub Sea.
La sede operativa è oggi sul molo Venezia, all’altezza del San Giusto Sea Center. Gli istruttori sono cinque – Pietro Sciarrillo, Lorenzo Lucia, lo stesso Paolo Furlan, Luciano Russo e Livio Pipa – e sono tutti sommozzatori professionisti con almeno vent’anni di esperienza in mare aperto, in cantieri e piattaforme offshore e inshore. «Sanno usare ogni strumento impiegato sott’acqua, dal taglio alla saldatura, dallo scavo alle attrezzature idrauliche, e sono gli attori preposti alla preparazione degli allievi a questi lavori», racconta Furlan.
Il corso dura 600 ore, pari a 5 mesi di attività, suddivisi nei primi due mesi focalizzati sulla teoria e gli altri tre di prove in acqua. Il corso prevede anche una parte legata al primo soccorso per il recupero di un eventuale infortunato e la sua rianimazione. «Usiamo tutti gli strumenti che poi il subacqueo troverà nel lavoro – prosegue Furlan – come apparecchiature idrauliche alimentate dalla superficie, demolitori, saldatori. I corsi sono a numero ridotto mai superiore alle 10 unità, perché serve seguire bene ogni partecipante».
A frequentare i corsi per diventare professionisti su bassi fondali (fino a 50 metri) ci sono allievi dall’età più disparata: «Ci sono i ragazzi di 21 anni come i cinquantenni. Prima dell’ammissione al corso si testa “l’acquaticità” dei pretendenti, ovvero la loro predisposizione a stare sott’acqua, chi possiede brevetti sportivi parte avvantaggiato, ma si accolgono anche principianti motivati. Non tutti arrivano alla fine del corso – ammette Furlan – perché lavorare sotto una nave di 300 metri o in acque torbide e buie non è per tutti. È un mestiere dove si può rischiare la vita e serve consapevolezza: meglio rinunciare subito piuttosto che forzare la mano. Noi aiutiamo a superare i limiti, ma non prendiamo la responsabilità di mettere in acqua chi non è portato».
Il lavoro però non manca: «Si trova subito impiego, con i progetti legati al Pnrr c’è bisogno di manodopera specializzata e molti dei corsisti restano poi a lavorare in Alto Adriatico».
Le lezioni alternano immersioni ad assistenza da terra, mentre gli allievi arrivano anche da fuori regione – Puglia, Toscana – e pure dall’estero: «Abbiamo avuto anche un americano che vive a Trieste. Il subacqueo è un mestiere del passato ma resterà sempre attuale - ci tiene a sottolineare Furlan - perché anche in tempi moderni fatti di intelligenza artificiale e droni, se c’è un problema sott’acqua serve sempre la presenza di un essere umano».
Oggi però Geomar attende una sede definitiva per gestire al meglio la propria operatività. «Sarebbe bello che una città con una tradizione subacquea antica come Trieste potesse sostenere le nostre attività - conclude Furlan -. Finora abbiamo fatto tutto da soli, ma ora ci serve un waterfront adeguato per le immersioni. Per questo motivo speriamo che in futuro la Regione aiuti la subacquea professionale come ha già fatto per quella dilettantistica».
Fino ad oggi è stata l’azione congiunta di Capitaneria di Porto, Arsenale Triestino, base logistica di Lazzaretto, squadra subacquea della Guardia di Finanza e dei Vigili del Fuoco e Lucatelli Diving a dare una spinta al ritorno a Trieste di una scuola che forma i professionisti del mare.
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