Bimbo ucciso a Muggia, la parrocchia lancia una raccolta di fondi per dare aiuto al papà
Don Destradi: «Chiamano in molti. Gesti che fanno onore alla comunità». E un anonimo benefattore si offre di sostenere le spese per il funerale

La comunità muggesana si stringe attorno al dolore del padre di Giovanni, Paolo Trame, organizzando anche una raccolta fondi. Lo aveva annunciato il parroco, don Andrea Destradi, già durante la veglia di sabato sera in duomo. Il sacerdote ha posizionato in chiesa una cassetta per le offerte.
Ma la parrocchia ha anche messo a disposizione il proprio Iban. Queste le coordinate per i versamenti: IT93H0200836480000106287030 intestato a: Parrocchia Ss. Giovanni e Paolo, causale “In memoria di Giovanni Trame”.
Oltre a questa iniziativa, c’è già chi si è fatto avanti per sostenere le spese del funerale del piccolo: è un triestino, che desidera restare anonimo, che in questi giorni ha telefonato al sacerdote proponendo di pagare la somma necessaria. «In molti mi stanno chiamando per sapere come partecipare alla colletta, sono gesti che fanno onore alle persone e alla nostra comunità in questo momento di grave difficoltà e di prova – afferma don Andrea Destradi – e questo va assolutamente sottolineato».
Il parroco, come peraltro aveva fatto durante la veglia di sabato in duomo, esorta i cittadini a fare attenzione a chi ha bisogno, a chi è ai margini e alle sofferenze altrui anche «prima» che si verifichino tragedie o comunque situazioni rischiose. «Tutta questa rete di solidarietà che si sta ora attivando, a mio avviso doveva crearsi prima viste le condizioni di fragilità della madre e della coppia. I servizi stessi, a mio avviso, dovrebbero aprirsi di più al tessuto cittadino. Intendo alla parrocchia stessa, alle società sportive, ai gruppi di mamme... insomma a chiunque sia in grado di intercettare queste fragilità. Sono i “corpi intermedi”, costituiti dalle reti relazionali dei semplici cittadini, che però fanno spesso difficoltà a interfacciarsi con le istituzioni. Invece dovrebbero essere sentiti, coinvolti e interpellati dai servizi. Spesso ci si sente dire dagli enti “lei a che titolo viene qui? Spesso il discorso della privacy è un muro».
La madre di Giovanni era in contatto con la parrocchia soprattutto per cercare lavoro. Viveva di occupazioni saltuarie, anche perché faceva fatica a gestire responsabilità e rapporti con i colleghi.
Ma doveva innanzitutto sostenere l’abitazione di piazza Marconi, affittata da un privato. L’ex marito, così viene specificato nella documentazione, «aiuta la signora Stasiuk dandole dei soldi al bisogno, cioè molto spesso, alla luce dello stato di difficoltà della donna». Era quini anche il papà di Giovanni a contribuire.
Il Consiglio dell’Ordine degli assistenti sociali del Fvg inviata «a fermarsi in un silenzio condiviso, come segno di vicinanza a chi soffre». E ancora: «Non spetta a noi indicare responsabilità o emettere giudizi. Oggi chiediamo soltanto prudenza. Perché lo spazio mediatico non restituisce mai tutta la complessità delle storie umane, né la fatica silenziosa dei professionisti che cercano, con dedizione, competenza e professionalità di prendersi cura delle persone». —
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