Book Week Gorizia Capitale, un caleidoscopio di cultura
Secondo atto fra storia, umanità, letteratura e scienza: da Košuta a De Luca passando per Simari, De Luca e Martin. Un programma fitto con tanti spunti di riflessione

La Storia e tante storie. Umanità, uomini e donne celebri o comuni dal passato più lontano al presente affacciato sul domani, e poi animali. Letteratura e scienza. La BookWeek Gorizia Capitale si è confermata un caleidoscopio di cultura, nella città oggi simbolo della cultura europea, anche nella seconda giornata, con il gran caldo che non è riuscito a togliere a tanti la curiosità e il piacere di scegliere le proposte della rassegna organizzata dal gruppo Nem con il Comune di Gorizia e il sostegno di Banca 360 Credito Cooperativo.
Dalla mattinata, che si è aperta con un viaggio nel Rinascimento e un’escursione letteraria lungo il confine orientale, alla serata in compagnia dello scrittore e insegnante Enrico Galiano e di “Quel posto che chiami casa” (Garzanti), forse la storia più intensa tra quelle uscite dalla penna dell’autore. Un viaggio nei segreti di Vera e della sua anima, che in fondo è un viaggio dentro ognuno di noi. Il luogo, appunto, che ciascuno può veramente chiamare “casa”.
Tanti spunti sono però arrivati sin dal mattino. Ad esempio lo slavista e storico della letteratura Miran Košuta ha passato in rassegna con Martin Lissiach tanti dei 16 autori narrati nel suo “Altronauti. Scrittori di frontiera italiani e sloveni” (Ztt-Est): da Primož Trubar a Scipio Slataper, da Boris Pahor a Umberto Saba, fino a Srečko Kosovel, poeta originario di Sezana che lo stesso Košuta non ha nascosto essere il suo preferito, quello avvertito come a lui più “vicino”. Un percorso nel solco del dialogo tra la cultura slovena e quella italiana, «che affonda le radici in un passato lontano, ma che vive proprio in questi anni seguiti al 2004 uno dei periodi più felici, grazie alla convivenza europea di Italia e Slovenia», ha osservato l’autore, ricordando ad esempio che dal 1878 al 2003 furono pubblicati solo 300 libri sloveni tradotti in italiano, e ben 384 solo negli ultimi vent’anni.
“Il velo di Lucrezia” è invece il titolo del romanzo storico (l’undicesimo per la sua autrice) scritto da Carla Maria Russo, che lo ha raccontato al Grand Hotel Entourage assieme alla giornalista Margherita Reguitti. «Un romanzo sull’amore e la ricerca della libertà, ma anche un’autentica guida artistica al Rinascimento», lo ha introdotto Reguitti. Tra le pagine, le vicende vere ma romanzate del ribelle frate artista Filippo Lippi e la giovane Lucrezia Buti, tra i quali nasce una passione che è anche bisogno di liberarsi dalle rispettive catene: il ricercare la bellezza assoluta per il primo, il perseguire un’occasione di libertà per la seconda. Occasioni di riflettere ma anche di sorridere le hanno offerte le presentazioni di metà mattina.
La giornalista del Piccolo Laura Blasich ha incontrato il comico, attore e scrittore Damiano Giordano, cercando di capire perché “I gatti hanno sempre ragione” (titolo del libro edito da Sperling & Kupfer). Giordano porta dal 2024 sui palcoscenici uno spettacolo dedicato agli animali domestici, tra le sue passioni fin dall’infanzia, ma nel cassetto aveva sempre avuto il sogno di scrivere. Quando infine glielo hanno proposto, alla classica autobiografia ha preferito un romanzo con più di qualche spunto biografico e i gatti. Lui ne ha due, Ines e Jonas, e i loro alter ego felini sono nel libro. «Ho capito che la felicità non è ciò che ci accade, ma il modo in cui noi reagiamo a quel che ci succede – ha confidato Giordano –. Ecco, i gatti aiutano a interpretare ciò che accade attorno a noi».
E se lo scrittore/attore ha avuto, va da sé, la capacità di strappare più di qualche sorriso al pubblico della BookWeek, con il sorriso affronta la storia e il suo racconto Costantino Andrea De Luca. Giovane divulgatore che conta centinaia di migliaia di follower su Instagram e Facebook, parla di storia «in modo originale, con uno stile attuale e asciutto, capace di catturare persone di ogni età», come ha sottolineato il vicedirettore Nem con delega al Messaggero Veneto Paolo Mosanghini che ha condotto la presentazione del libro. Quale? “Lo scriba del faraone e altre storie di vita quotidiana dall’antichità a oggi”, nel quale De Luca ha narrato le vicende (vere) di 28 persone comuni che hanno attraversato i secoli. Lontanissime eppure attuali, come quella di un insegnante sottopagato nell’antica Roma, o i tormenti dello scriba disegnatore di un faraone egiziano (da cui il titolo). «Il mio modo di scrivere e comunicare? Cerco di rifuggire i tecnicismi del mondo accademico, perché mi piace arrivare alle persone comuni, affascinarle e appassionarle a ciò che tanto mi appassiona, ovvero la storia», ha spiegato De Luca.
Ancora, è stato diverso dagli altri l’incontro condotto dalla caporedattrice di VeneziePost Maria Gaia Fusilli. Con lei non c’era un autore, ma il direttore editoriale della giovane casa editrice veneziana Palingenia, Giancarlo Maggiulli. La presentazione di una riedizione di “Tre donne” del grande autore austriaco Roberto Musil è stata l’opportunità anche per dire del percorso, del senso e degli obiettivi di questa nuova realtà editoriale. «Aspiriamo a contribuire a far rinascere l’editoria di catalogo, con una selezione di titoli di grande valore letterario e saggistico, per lettori appassionati, esigenti, eclettici», ha detto Maggiulli. Il volume di Musil fa parte della collana “I Ponti”, dedicata ai classici della letteratura europea, con la “chicca” del testo originale a fronte e traduzione di Ada Vigliani.
Dai gatti ai cani, anzi al cane, ancora animali protagonisti dell’incontro che ha visto nuovamente Laura Blasich moderare questa volta Massimiliano Simari, content creator autore di “Perché mi vuoi bene. Dalle prime corse ai grandi sogni: tutto quello che ci rende speciali”, edito da Rizzoli. Solo dopo però la passerella, in una sala gremita e pronta alle coccole, di Mino, l’american bully che nel raccontare la sua storia parla di quella di Massi, entrato al riformatorio Beccaria di Milano a 16 anni per spaccio ma che nell’incontro con don Claudio Burgio e la sua comunità ha trovato la strada per costruire il suo futuro.
E chi ha mai pensato davvero quanto la fisica quantistica sia parte (con le sue applicazioni) della nostra quotidianità più familiare, tra laser, pc o onnipresenti fotocellule? Ne hanno parlato Oscar D’Agostino de Il Messaggero Veneto e il fisico Piero Martin, autore di “Questo è quanto. La fisica quantistica in cinque idee” (Laterza). «Perché in fondo la scienza è fatta di esseri umani e dunque di storie – ha detto –, e la fisica non fa eccezione. Ho provato a raccontarla».
Potere della BookWeek. In serata, prima del già citato Galiano, ecco il critico musicale Gino Castaldo (con Antonio Maconi), a presentare “Il ragazzo del secolo o della rivoluzione perduta”. «Il mio primo romanzo e sto vivendo con emozione questo esordio», ha precisato Castaldo, che si è fatto accompagnare dalla musica degli anni ’60 e ’70. «Nel libro c’è una parte di me perché è coincisa con la vita di una generazione che ha attraversato anni che paiono irripetibili», ha detto.
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