Una breccia di 15 metri nell’argine dello Judrio: così la barriera non ha retto e si è allagata Versa
La barriera secondaria era stata costruita lungo il fiume dopo l’alluvione del 1998. Il sindaco di Chiopris: «Non è esondato il Torre, altrimenti conseguenze peggiori»

Una notte che ha riportato indietro l’orologio al 1998, nonostante le opere di protezione realizzate proprio per scongiurare un nuovo disastro. Tra domenica e lunedì, è stato l’argine secondario del fiume Judrio a cedere, costruito a valle della confluenza con il Corno in comune di Chiopris Viscone dopo l’alluvione di ventisei anni fa proprio per proteggere l’area. Quella barriera però, com’è oggi evidente, non ha retto.
La scoperta è arrivata solo martedì, durante i sopralluoghi: una breccia di 15 metri che ha lasciato defluire l’acqua verso lo stradone per Medea, fino a raggiungere e allagare l’abitato di Versa, distante circa tre chilometri. Un déjà vu amaro per la comunità. «Ciò significa che non è esondato il torrente Torre – spiega il sindaco Carlo Schiff – altrimenti le conseguenze sarebbero state ancora peggiori».
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In ogni caso, la Protezione civile regionale ha preso in carico i lavori necessari per rimettere in sicurezza la zona. «Prossimamente è attesa la sua sistemazione, in circa dieci giorni – prosegue Schiff – ma per ora la situazione è tranquilla». Non nasconde, comunque, la preoccupazione per una fragilità idrogeologica che periodicamente si ripresenta. Danni subiti anche all’argine principale dello stesso corso d’acqua, che è stato scavalcato dalla furia del fiume. Su questo fronte, l’Ufficio difesa del suolo di Gorizia si è attivata per eseguire le opere di ripristino. Parallelamente, l’Ente di decentramento regionale ha avviato i lavori per ripristinare la viabilità principale tra Chiopris e Medea, interrotta da lunedì.
Uno degli effetti più pratici e immediati della piena ha riguardato la mobilità delle famiglie. La principale strada di collegamento verso Medea è tuttora non transitabile, a causa dei danni provocati dal fiume tracimato. I due Comuni interessati stanno quindi studiando una soluzione alternativa per garantire il funzionamento del servizio scolastico. «L’idea è passare per via Versa», ha annunciato il primo cittadino.
Schiff ha colto l’occasione per lanciare un appello chiaro e forte alle autorità competenti: «È ora di mettere mano al fiume Corno per il suo sghiaiamento e rimozione di alberi».
Ma i suoi timori non si fermano qui. «Sono preoccupato anche per la situazione del torrente Torre che scorre a ridosso di Viscone, per i tratti a monte e a valle del ponte nuovo: a monte per il piano delle ghiaie attuale, a valle perché ha eroso terreni vicino al depuratore». Problematiche, in ogni caso, già comunicate alla Regione.
Oltre a Versa, anche le località di Chiopris e Viscone hanno registrato allagamenti. «Siamo vicini alla popolazione di Versa», ha assicurato il sindaco, annunciando che verrà quantificato l’ammontare dei danni per informare la Regione.
Tra le priorità immediate, oltre al ripristino degli argini, Schiff ha indicato anche la necessità di “intervenire per il rifacimento dei fossi».
Proprio come in passato, uno degli scogli maggiori sembra essere la lentezza delle procedure. «La competenza sulla pulizia del Corno spetta al Demanio idrico regionale – ha ricordato il sindaco – ma ci sono tempi lunghi per le autorizzazioni». Un monito affinché la prevenzione non resti un’istanza ascoltata solo in emergenza. L’argine ceduto, che sorge a 200 metri a valle dalla confluenza dei due fiumi e fu realizzato proprio in risposta al disastro del 1998, n’è la testimonianza più evidente: la memoria da sola non basta, se non è accompagnata da una manutenzione costante e da interventi strutturali tempestivi. —
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