L’impegno della comunità “La Tempesta”: 40 anni di lotta alle dipendenze
Venerdì convegni e incontri a Cormons per celebrare il traguardo. Le parole del presidente Sartori: «Criticità sempre più complesse»

Sono quarant’anni che la Comunità terapeutica “La Tempesta” lotta contro le dipendenze. Venerdì celebra la ricorrenza con un convegno a villa Locatelli, ad Angoris (Cormons), che comincerà alle 9 per andare avanti fino alle 18; è annunciata la presenza degli assessori regionali alla Salute e al Territorio, Riccardo Riccardi e Cristina Amirante.
Dal 2005 al 2024 la Comunità, che ha sede in via Terza Armata, in un’appendice del parco Basaglia, ha accolto una media di dieci ospiti all’anno in una sede riqualificata nel tempo. Parliamo nel complesso di 200 pazienti: il 35% di genere femminile e il 65% maschile. La loro età media è di 26-27 anni, anche se ultimamente si è un po’ abbassata, con la presenza di qualche diciottenne, mentre i minorenni, per statuto, non vengono accettati.

Alla stessa maniera, di recente è salito il numero medio dei pazienti. La loro provenienza è equamente suddivisa fra Udine, Trieste e Pordenone, minore per quanto riguarda Gorizia e provincia: un po’ di distanza dal luogo di residenza si può considerare parte della cura.
E, in passato, più di qualcuno giungeva da località ancora più lontane, mentre ora l’entrata della Tempesta nelle procedure di accreditamento regionale, che impongono alla Comunità di fornire determinati standard qualitativi, comporta che il bacino di utenti sia per la stragrande maggioranza del Friuli Venezia Giulia. Gli ospiti, sempre per le regole legate all’accreditamento, vengono presi in carico dopo essersi rivolti, anche tramite i loro familiari, ai Servizi per le dipendenze regionali.

La sostanza d’elezione è ancora l’eroina. La cocaina è presente, ma piuttosto staccata. C’è poi una percentuale significativa che si rifà agli usi di psicofarmaci e di farmaci sostitutivi, metadone in primis. Certo, ci sono anche le dipendenze da alcol, ma sono relativamente pochi gli alcolisti che finiscono alla Tempesta.
Da un punto di vista diagnostico, il 65% dei pazienti che arrivano in Comunità presenta un disturbo di personalità, mentre nel 35% dei casi si tratta di disturbi psicotici. «Anche se ormai si registra sempre di più un incremento delle doppie diagnosi: si rileva un aumento delle problematiche delle tossicodipendenze assieme ad un aumento dei problemi psichiatrici e ciò comporta una maggiore integrazione con i Centri di salute mentale».

È quanto afferma Alessandro Sartori, presidente della Comunità dal 2018, dopo che, dal 2000 al 2018 ne era stato il direttore. Prima di lui, la presidente era Lidia Devetak.
Il primo presidente, però, nel 1985, è stato don Alberto De Nadai. L’idea della Tempesta è sua e dello psicoterapeuta Rodolfo Picciulin, che hanno dato alla Comunità un metodo e un orientamento scientifico.
«A quel tempo – racconta Sartori –, c’era un po’ il mito delle comunità, che avevano un peso importante anche a livello sociale, mentre ora sembra che abbiano un rilievo minore: non vengono più viste come luoghi di cura, ma quasi di custodia sociale, adatti a tener lontani utenti ritenuti scomodi, ma questa è un’idea sbagliata. Di sicuro, si vedono situazioni sempre più complesse a rispecchiare quelle della società attuale».
«Quindi, il nostro è un lavoro impegnativo, totalizzante: non possiamo permetterci di staccare un attimo, ma le soddisfazioni ci ripagano: coloro che compiono tutto il percorso terapeutico, che ha durata media di 18 mesi, hanno buone possibilità di tornare a un pieno equilibrio». Insomma, il lavoro della Tempesta deve continuare: per ora, la squadra è formata da 12 persone con il vicepresidente Luca Vidoz, l’educatrice Francesca Carbone, la referente clinica Ilaria Papandrea e con Alessandra Sossou a occuparsi della parte amministrativa.
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