Pallacanestro Trieste-Brescia: le chiavi di gara-3
Il quintetto piccolo, con Uthoff da 4 e Candussi da 5 ha messo in difficoltà la Germani. La regia di Ruzzier una certezza

Quanto conta saper cambiare le cose in corsa durante i playoff? Potrebbe essere decisivo. La Pallacanestro Trieste ha pareggiato la serie con una chiave tattica risultata determinante: seduti i due lunghi titolari Jayce Johnson e Kylor Kelley, coach Christian ha impostato il gioco su un quintetto piccolo, con Candussi da “5” e Uthoff da “4”; non solo, ha reso più complicata la vita a Miro Bilan in ricezione sul post-basso, abbassando la guardia in una sorta di raddoppio mascherato.
Certo, tutte queste belle premesse partono da una conditio sine qua non, cioè che “Candu” ricami una prestazione come quella di gara-2; ed è peraltro una modalità di lettura che era stata prefigurata alla vigilia della serie, cioè l’importanza delle ali forti biancorosse, con particolare propensione al tiro dall’angolo, zona inesplorata dai lunghi bresciani Ndour e Bilan.
È piaciuta nettamente di più la regia di Michele Ruzzier, sempre in grado di battere la prima linea (specie se coach Poeta mette Rivers sul regista triestino), creando linee di passaggio ideali per i compagni; resta il fatto che l’attitudine offensiva di Colbey Ross con la palla in mano, abbinata all’estroso Denzel Valentine, ha prodotto triple “spezza gambe” nella terza frazione.
Gara-3 sarà ancora un’altra storia, la sensazione è che la Germani tornerà ad essere molto fisica, mani addosso e costante rifornimenti a Bilan o Burnell, sperando nel collassamento della difesa con eventuali scarichi per tiri da tre punti di Nikola Ivanovic o Amedeo Della Valle. È paradossale come Trieste debba stare attenta non solo alle palle perse, ma alle rapide transizioni che hanno fatto malissimo a Deangeli e soci.
La terza sfida della saga si porterà dietro poi l’interrogativo degli interrogativi: coach Christian resterà fedele alle scelte iniziali riproponendo la coppia di lunghi Johnson-Kelley, o darà più impulso al reparto esterni con l’inserimento di Sean McDermott? Ai posteri l’ardua sentenza, quello che rimane un imperativo per l’ambiente giuliano, è riportare magari uno spaccato (rumoso) del PalaTrieste in terra veneta; perché, mai come in questa occasione, giocare “in casa” assume connotati perlomeno particolari e fortemente rivedibili.
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