La Triestina calcio e la lezione del gruppo

La squadra continua a non mollare nonostante l’ambiente sembri rassegnato alla D. A gennaio il club deciderà il futuro

Ciro Esposito
I nuovi soci americani sul prato dello stadio Rocco (Lasorte)
I nuovi soci americani sul prato dello stadio Rocco (Lasorte)

Il successo roboante sull’Albinoleffe incide relativamente sulla classifica ma ha un grande valore sul piano morale. Questa Triestina, figlia quasi del caso, è il gruppo più solido e sorprendente che si è visto al Rocco negli ultimi anni. La cinquina nasce da una gara “pazza” ma è l’emblema di una squadra che non è disposta a mollare la presa contro tutto e contro tutti. Nei giorni precedenti il match con l’Albinoleffe i nuovi soci-proprietari hanno fatto vedere le loro facce, hanno parlato e rassicurato in attesa dei fatti ma hanno anche lasciato intendere che una retrocessione in D (sul piano della logica assai probabile) non sarebbe un dramma.

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Quel “vedremo la situazione a gennaio per i rinforzi” è un ragionamento inevitabile ma anche un modo per prendere tempo. Gli stessi tifosi sembrano quasi rassegnati a scalare di categoria pur di poter poi contare su un progetto solido.

Cosa può succedere da qui a metà gennaio per spingere l’ambiente contro la rassegnazione? Nulla sul piano della logica a meno di un filotto straordinario (quattro vittorie o giù di lì ma c’è da giocare a Vicenza, con l’Alcione, a Lecco e a Ospitaletto) e comunque i punti da rimontare sarebbero comunque tanti. Invece sul piano morale e della resistenza la strada la stanno indicando questo gruppo e il suo timoniere Tesser (in parte l’aveva già fatto il buon Marino).

Il tecnico di Montebelluna ha quella scorza dura che ha portato le sue squadre a un bel po’ di promozioni. Alcuni giocatori come Ionita e Crnigoj, ma non solo, stanno dimostrando di non essere da meno. La resistenza non è un vezzo ma è l’unico strumento per continuare a testa alta una stagione devastata da una gestione del club scellerata e fallimentare. Perché c’è modo e modo di retrocedere.

Farlo con dignità e combattendo alzerà la reputazione della Triestina anche per il futuro. Bene ha fatto la nuova società a parlare con i tifosi, a presenziare in forze allo stadio, a incontrare Totò De Falco, a pensare alla campagna di mini-abbonamenti. Ma è inutile nascondere la possibilità che a gennaio alcuni giocatori di peso (non quei pochi dei quali sarebbe meglio alleggerirsi) chiedano di andarsene e ottengano l’ok.

La situazione da gestire per gli americani non è invidiabile. Sul piano contabile cercano giustamente la sostenibilità. Ma sono di fronte a una stagione di C con ampissime possibilità di finire tra i dilettanti, comunque con dei costi pesanti da sostenere (almeno 4 milioni abbondanti, arretrati esclusi).

Avrebbe senso non giocarsi fino in fondo anche la minima possibilità di mantenere la categoria? No, anche se le scelte sono loro e vanno fatte con ponderazione ed equilibrio. Dalla squadra arriva un segnale forte. Ma quel segnale era già arrivato nelle partite precedenti con un gioco meno offensivo prima dell’arrivo di Tesser, poi da novembre con la capacità di creare in ogni gara 6-7 palle gol frutto della filosofia calcistica (coraggiosa e rischiosa) del tecnico di Montebelluna innamorato di Trieste.

Il tutto con un organico non costruito quest’estate e con menomazioni pesantissime arrivate durante il cammino. Questa Triestina ha sempre avuto la forza di reagire e di stare sul pezzo contro qualunque avversaria. È un gruppo che piace ai tifosi nonostante le delusioni a raffica li abbia fatti ritirare dagli spalti. Questi valori sono un patrimonio da salvaguardare. Anche con questo aspetto, magari poco famigliare, è bene che facciano i conti i nuovi americani. E anche i tifosi.

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