Triestina calcio, il gruppo non basta

La buona prova senza punti del Tombolato mette in evidenza il deficit di organico e l’assenza dei vertici della società

Ciro Esposito
L’attaccante Alessandro Faggioli in azione (Mariani/Lasorte)
L’attaccante Alessandro Faggioli in azione (Mariani/Lasorte)

«Lottare per la maglia è il primo nostro obiettivo e, fino a quando ci sarò io, i miei ragazzi faranno questo». La chiosa dopo la sconfitta di misura subita al Tombolato rende onore al tecnico Giuseppe Marino. È un obiettivo che l’allenatore ha già raggiunto in questo primo quarto di una stagione partita con premesse pessime. Perché cominciare con chi ci stava e senza soldi ai primi di agosto, non poter lavorare con i tasselli necessari per il mercato bloccato, giocare le prime tre gare senza i pochi rinforzi arrivati, avere sul groppone il peso di una penalizzazione record di 20 punti, isolare la squadra da una transizione societaria ancora per nulla chiara, sono elementi che rendono il cammino sul campo della Triestina un’impresa.

La squadra che crede in una miracolosa salvezza e lo dimostra sul campo è un merito da ascrivere a Marino, al suo staff e a tutti i giocatori (o quasi). Il passo tenuto finora è da metà classifica (sui 50 punti), quello che servirebbe per competere per i playout necessita di una continuità che oggettivamente non è tanto facile da raggiungere. Mancano alcuni fondamentali tecnici. La difesa si comporta bene ma basta un raffreddore di Silvestri (o Moretti e Anzolin) e l’affidabilità inevitabilmente è destinata a scemare. In attacco l’assenza di Vertainen (che poi non è un cannoniere consolidato) si può supplire per qualche partita ma non sempre. Al Tombolato ad esempio la Triestina ha avuto per almeno un 20’ nel primo tempo, e anche di più nella ripresa, il controllo del gioco. Questo significa che con una linea offensiva più incisiva magari sarebbe arrivato un gol capace di agevolare la gestione del match. Perché poi ci sono anche gli avversari e il Cittadella, società modello appena punita con una retrocessione dalla B, ha allestito un organico di livello.

E poco conta se la fase iniziale del campionato abbia portato in dote al tecnico Iori un bottino di punti non all’altezza delle aspettative. I granata davanti hanno un giocatore esperto della categoria come Castelli, supportato da Rabbi e Vita,e in panchina hanno il lusso di avere un certo Diaw, che ha vissuto stagioni difficili a causa di infortuni ma che è pur sempre uno che di finalizzazioni se ne intende.

Infatti nei pochi minuti a disposizione l’ex Pordenone, Modena e Monza, ha trovato la zampata vincente in un momento nel quale magari qualcuno in casa alabardata (ed è comprensibile) era già convinto di portare a casa un altro punticino. Insomma se la società non interverrà a colmare le lacune, a questo punto a gennaio con la riapertura delle liste, sarà estremamente complicato tenere la categoria.

Non solo ma sarà utile o anzi fondamentale che la società, una volta completata entro un paio di settimane la transizione quantomeno nel board (per ora con Menta sempre a orchestrare), cominci a lanciare qualche segnale di vicinanza alla squadra e al territorio (alias tifosi organizzati).

I primi segnali arriveranno presto: il 16 c’è da saldare gli stipendi dei tesserati(con Inps e Irpef annesse), il 20 e il 23 ci sono due appuntamenti che sentenzieranno in modo definitivo l’entità della penalizzazione che tutti sperano (ma non è così scontato) possa essere almeno in parte ridotta.

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