Dopo il pareggio di Verona, Triestina calcio appesa al cuore

A Verona mancata un’altra chance ma la squadra non molla. Il gap è pesantissimo ma i conti si tireranno tra un mese

Ciro Esposito
Matteo Anzolin ormai si è adattato al ruolo di centrale difensivo Mariani/Lasorte
Matteo Anzolin ormai si è adattato al ruolo di centrale difensivo Mariani/Lasorte

È davvero dura tenere duro. Eppure ha senso non mollare sul piano emotivo, perché era difficile crederci a settembre e lo sarà ancor di più se non arriveranno tre punti nel match serale di venerdì al Rocco con la Pro Patria.

Del resto gli elementi razionali per una rimonta non ci sono mai stati. C’era un pizzico di logica nel pensare a una risalita non solo per i risultati dell’Unione di Marino ma quando si sperava (possibilità quasi nulle) in una riduzione della pena e che poi arrivasse solo un altro punto in meno e non tre per il ritardo nella fideiussione integrativa. Perché 23 punti di handicap sono un sepolcro per chiunque. Figuriamoci per una Triestina costruita senza mercato e di fatto senza un vertice societario stabile.

Una squadra senza troppe cose fondamentali per un progetto calcistico ma con un’anima, con la voglia di giocare alla pari con l’avversario senza guardare la classifica, con la dignità di difendere una maglia storica. E poi un gruppo che comunque ha fatto 15 punti (e mancano all’appello almeno 4-5).

Questo c’è ancora e non è stato cancellato dai risultati negativi della gestione Tesser e tanto meno dal pareggio del Gavagnin. Per tornare all’ultima partita gli alabardati hanno giocato con la stessa volontà ma anche con la stessa qualità tecnica collettiva vista a Vercelli o contro il Trento. Hanno costruito qualche occasione in meno (del deficit in attacco si sa già tutto e non da oggi) perché quel campo angusto questo consente specie se l’avversario, in questa stagione in una delle sue versioni più modeste, viene disposto dall’astuto Gigi Fresco per impedire il gioco altrui. Bravo lui a difendere i 20 punti di vantaggio sulla Triestina.

L’Unione comincia a mostrare e non da oggi i segni di una preparazione non fatta o non omogenea per tutti i giocatori (con questo aspetto Marino non aveva dovuto fare i conti almeno in avvio) e l’utilizzo di alcuni giocatori fuori ruolo che alla lunga pesa. Lo sa bene anche Tesser che nella ripresa c’è un calo e il tecnico sa anche che il gioco da lui imposto è dispendioso. «Le partite si vincono anche nel primo tempo» dice spesso l’allenatore di Montebelluna ed è vero ma non quando si creano 5-6 palle gol e non si segna. Ad ogni modo lui è stato chiamato per accelerare visto che i pareggi o qualche vittoria sporadica non portavano certo alla rimonta impossibile. Adesso dicono tutti, è anche peggio di prima. No, è quantomeno uguale con maggiori potenzialità se, com’era nelle previsioni societarie mai smentite, a gennaio arrivassero una o due punte esperte e nel frattempo qualche episodio (anche arbitrale) girasse in modo più favorevole.

Ma il problema è che avanti di questo passo tra un mese la situazione sarà tanto compromessa sul piano aritmetico da consentire alla società di fare spallucce. Ma siccome devono passare altre 3-4 gare è giusto attendere e solo dopo fare i conti. La prima purtroppo è andata, restano le altre. Poi si penserà al dopo, nel bene (si spera) o nel male. Tutto il male ha avuto origine nelle stanze del club (e non è stato ancora completamente estirpato).

Il bene invece si è visto in campo e sugli spalti con quel migliaio di tifosi o poco più che hanno resistito dopo aver disertato lo stadio. Tutto questo merita ancora di essere sostenuto. Non con la ragione ma con il cuore.

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