Addio ad Aldo, l’altro Andretti Mario: «Muore una parte di me»

TRIESTE
Sarebbe stato anche lui un grande pilota ma il destino con due terribili incidenti decise che avrebbe continuato a vivere nel mondo nei motori ma senza sedersi più nell’abitacolo. All’ombra del fratello gemello, diventato una leggenda dell’automobilismo.
A 80 anni è morto a Indianapolis Aldo Andretti, il gemello di Mario. Lo ha comunicato proprio Mario Andretti. Poche righe sofferte, sulle pagine social del campione. «Una parte di me muore con Aldo, il mio adorato fratello. Sono senza parole». Nato a Montona, Aldo nel 1955 era emigrato con la famiglia negli Stati Uniti condividendo con il gemello l’amore per la velocità. Un amore che era nato già in Istria, quando da bambini si lanciavano in discesa a rotta di collo sui carretti. Quattro anni dopo, nel 1959, quando si stava affermando la fama dei due fratelli volanti provenienti dall’Istria, rimase coinvolto in un incidente in corsa che lo vide per quattro giorni in coma. In un’intervista Mario ha raccontato: «Chiesi ai medici come potessi aiutare mio fratello. Loro mi suggerirono di parlargli. E io in quei giorni in ospedale continuai a parlargli di motori».
Ma la tempra non è mai mancata in casa Andretti. Ricominciò a correre nei circuiti statunitensi, mentre la carriera di Mario stava decollando verso la Formula Uno dove avrebbe vinto il titolo iridato nel 1978. Nel 1969 per Aldo un nuovo schianto terribile contro una rete di recinzione a Des Moines. Quattordici fratture al volto, un calvario di interventi chirurgici e poi la decisione di chiudere la carriera di pilota restando però sempre vicino all’ambiente. Aprì la Andretti Firestone per il commercio di pneumatici e poi la Andretti Machine & Engineering Co. Aveva trasmesso la sua passione a due dei suoi cinque figli: John, che vinse anche un’edizione della 24 Ore di Daytona ed è morto di cancro un anno fa, e Adam tuttora attivo come pilota. —
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