Bufera sull’Edera tricolore: debiti e scambi di accuse

di Riccardo Tosques
TRIESTE
É una vera e propria resa dei conti dalla quale difficilmente si potrà tornare indietro. Momento cruciale nella ultracentenaria storia della società sportiva triestina, incentrata da diversi anni a livello agonistico esclusivamente sull'hockey inline, alle prese con una serie di conflitti interni e una posizione debitoria oramai in caduta libera.
IL PRESIDENTE
«Costruire una squadra megagalattica non avendo soldi e facendo “puf' su puf'”? Mai più». Alessandro Claut, presidente in carica dell'Edera, è esasperato. L'aver cercato di investire decine di migliaia di euro nella serie A1 di hockey inline stipendiando, in un campionato dilettantistico, giocatori professionisti provenienti da tutta Italia nonché di nazionalità straniera (sloveni prima, da Canada, Usa e Finlandia adesso) ha svuotato ulteriormente le già magre casse della società sportiva. «Quando nella finale di Coppa Italia, dopo che avevamo vinto lo scudetto, gli spalti del palazzetto erano vuoti, beh, ho capito tutto», spiega Claut. Chiaro il messaggio: l'Edera degli stranieri e dei non triestini ha vinto un campionato di A1? Risposta prevedibile: la Trieste sportiva non si è minimamente scomposta.
Il presidente ora vuole fare piazza pulita e cambiare registro. Uno dei primi tasselli è allontanare il direttore sportivo Roberto Florean. «Fino a quando c'erano altri presidenti questi venivano manipolati da Florean, ma io non mi faccio manipolare da nessuno». L'Edera, per Claut, deve pensare in breve tempo a tre cose: «Allontanare un ds che per anni ha incancrenito i rapporti con le altre società di hockey, contribuendo assieme ad altre figure a togliere l'immagine di serietà e trasparenza della società, uno se non il motivo della disaffezione dei triestini verso la nostra società, proseguire poi il ripianamento dei debiti ed infine puntare sull'attività giovanile, sull'hockey pista e su un campionato di hockey inline con spese sostenibili».
GLI INGAGGI
Enti pubblici, aziende private, liberi professionisti e soprattutto giocatori. I debiti che ha riscontrato l'Edera negli ultimi anni ammontano a cifre considerevoli difficilmente stimabili con esattezza. Il capitolo più oneroso è però sicuramente quello degli atleti. Dejan Rusanov, storico allenatore ederino, fa presto i conti: «Con i giocatori la società ha accumulato un debito di più di 100 mila euro». Rok Simsic, ex bandiera rossonera, evidenziando come l'interlocutore della parte economica sia sempre stato Florean, racconta come solo «ai giocatori sloveni l'Edera deve poco più di 30 mila euro». Jason Trinetti, ora a Latina, lamenta «un credito pari a 10 mila euro». Altri giocatori hanno preferito non esporsi confermando comunque crediti complessivi per decine di migliaia di euro.
IL DIESSE
Preso di mira, Roberto Florean, da circa dodici anni il volto dell'Edera, dà la sua versione dei fatti. «Se il presidente Claut ipotizza nuove strategie, il Consiglio Direttivo sarà lieto di ascoltarle e appoggiarle ove risultino nel chiaro interesse della società». Sui debiti nei confronti dei giocatori Florean sciorina le sue cifre: «I giocatori sloveni percepivano un importo medio di 1.000 euro ciascuno solamente per giocare le partite (provenendo da Lubiana e altre città italiane i giocatori rossoneri compongono probabilmente l'unica squadra sportiva di Trieste a non allenarsi mai assieme, ndr) e avevano un credito complessivo per ritardati pagamenti ammontante complessivamente a 7 mila 500 euro». Cifra che cozza con i “soli” 8 mila euro reclamati da Simsic. E le paghe degli attuali tre stranieri? «Il costo complessivo dei due extracomunitari Hammond e Laricchia ammonta a 3 mila 100 eurp mensili - puntualizza Florean - mentre il finlandese Tiinus (che a Trieste non ha altri lavori, ndr) ha accettato un contratto che prevede un rimborso spese di 400 euro mensili».
Ma oltre al mancato compenso degli atleti ci sono altri conti che non tornano. Il debito di 18 mila euro con una società ceca, la Uher Company, che si è occupata della sistemazione dell'impianto Foschiatti di via Boegan. E molti altri creditori, come confermato dal presidente Claut, tra i quali il bar del PalaChiarbola, una ditta comasca che si occupa di abbigliamento sportivo ed alcune società di hockey. Rimane inoltre ancora aperto un debito con il Comune, accumulato con la precedente gestione Dipiazza. Tutto qui? No, aggiunge Claut: «Chi mi ha preceduto ha compiuto dei disastri, basti pensare che l'Edera sta versando ad Equitalia cifre di Iva mai pagata e anche per questo ci sono delle cause in corso anche contro l'ex presidente Mauro Ladavaz».
Simile la versione di Florean: «Non ho mai avuto la firma in banca. Non ho mai potuto disporre dei soldi dell’Edera. Sapevo che la situazione contabile era farraginosa e pertanto, una volta entrato nel Direttivo, ho chiesto all’ex presidente Ladavaz e all’ex amministratore Lucio Birolla di produrre la documentazione contabile della società. Nulla è stato prodotto, nonostante i numerosi solleciti, ragion per cui sono stati sfiduciati dal Consiglio Direttivo».
L’EX PRESIDENTE
Chiamato in causa l'ex numero uno ederino capovolge la situazione: «Sono io che ho piantato una causa all'Edera e attendo da loro anche una cifra cospicua». Insomma: tutti contro tutti. Povera, povera Edera.
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