Calcio, parte prima la serie A Allenamenti solo a scaglioni

Solo la massima divisione può sopportare i costi dei ritiri in massima sicurezza Giocatori “blindati” per tre settimane. Nelle città più colpite dal virus non si gioca





Una ripresa «a tre velocità»: prima la Serie A, poi i campionati di B e C. La commissione medica della Figc, guidata dal professor Paolo Zeppilli, dà la precedenza alla massima divisione, l’unica in grado di garantire le strutture necessarie e sopportare i costi economici del protocollo per i ritiri in massima sicurezza, varato dalla Federcalcio con l’obiettivo di tutelare la salute dei calciatori alla ripresa degli allenamenti fissata per il 4 maggio. Gli esperti, che ieri hanno partecipato alla seconda riunione in video-conferenza, consigliano «uno screening, 72-96 ore prima di iniziare il ritiro, a cui si dovrà sottoporre tutto il “gruppo squadra”, formato da calciatori, staff tecnico, medici, fisioterapisti, magazzinieri e da tutto il personale più a stretto contatto con i calciatori».

Gli esami, che prevedono tampone e test sierologico, dovranno stabilire la sicura negatività prima di iniziare il ritiro nel centro sportivo, per i dieci club di Serie A che hanno una foresteria o in hotel a pochi minuti dai campi per gli altri. «Questa procedura ribadisce che noi del calcio non cerchiamo corsie preferenziali», dice il presidente federale Gravina. È il punto più delicato: evitare la sensazione, diffusa nell’opinione pubblica, che i calciatori abbiano la possibilità di effettuare esami preclusi a tanti contagiati passando per privilegiati. Chi ha partecipato alla riunione spiega che queste sono raccomandazioni.

Ma diventeranno realtà solo quando il governo e l’Istituto superiore della sanità regolamenteranno i test necessari alle aziende per passare alla fase 2. I club calcistici si accoderanno a queste procedure senza cercare scorciatoie, affidandosi a laboratori privati per le analisi, come le altre imprese. Per gli stessi motivi tamponi e test sierologici sono previsti solo 3-4 giorni prima del ritiro. Non ogni 3-4 giorni, nel corso dei ritiri, come era stato ipotizzato in un primo momento.

Lo scopo del protocollo è creare «un parco chiuso» di atleti e collaboratori sicuramente negativi per scongiurare ogni contagio. I giocatori osserveranno un distanziamento nei 5-6 primi giorni di ritiro, nel periodo compatibile con lo sviluppo della malattia anche dopo la negatività dei controlli. Dopo una settimana, le sedute diventeranno collettive. A fine maggio, quando è prevista la teorica ripresa della Serie A, i calciatori potrebbero tornare a casa dopo gli allenamenti, la commissione svilupperà un protocollo. Se ne parlerà nelle prossime riunioni quando saranno approfondite le misure relative a viaggi e soggiorni negli hotel delle trasferte.

Un tema di riflessione è la possibilità o meno di giocare in tutti gli stadi previsti: non è da escludere che nei luoghi più colpiti dall’emergenza – Milano, Bergamo, Brescia o Torino – non vengano disputate le partite, seppur a porte chiuse. Ulteriore ipotesi calendario: si potrebbe partire dalle semifinali di Coppa Italia in chiaro in tv a fine maggio. —



Riproduzione riservata © Il Piccolo