Cernogoraz, la tenacia vale Rio

CITTANOVA D’ISTRIA. «Stumpft... Il piattello si dissolve in una piccola nuvola arancione e io sono felice, mi sento completo, mi sento veramente me stesso».
Con queste parole spiega le proprie emozioni Giovanni Cernogoraz (ma per tutti è Gianni), da Cittanova d'Istria, medaglia d'oro olimpica di tiro al volo a Londra 2012, e ora qualificatosi anche per Rio 2016.
E proprio attraverso la storia di questa sudata qualificazione si può capire meglio l'uomo Cernogoraz, persona vera dai semplici ideali e dalle profonde quanto limpide motivazioni. E’ il 15 agosto scorso. Siamo a Gabala, al quarto girone di Coppa del Mondo in Azerbaijan. Dopo i primi due turni di tiri Gianni si trova già nei primi 12 per lo spareggio di semifinale con due soli piattelli falliti. Accede all'eliminazione diretta contro il francese Boivin per la semifinale e vince. Ed è allora che il campione istriano capisce di essere nei primi 4 e avere così conquistato la qualificazione per Rio. «Ho chiuso gli occhi e ho rivisto tutti i meravigliosi momenti di Londra 2012, ho provato un senso di rilassamento incredibile liberandomi di un peso fino ad allora quasi insostenibile; io ero convinto delle mie possibilità di qualificazione, ma diversi fattori, anche esterni, mi avevano caricato di responsabilità così pesanti che andavano al di là forse delle mie stesse possibilità».
Nello sport si dice che la cosa più difficile è sempre ripetersi ma Cernogoraz non sembra preoccuparsene poi più di tanto. «Sento adesso di potermi preparare bene attraverso i prossimi impegni, le finali nazionali di Zagabria, i Mondiali di Lonato in Italia e per ultime le finali di Coppa del Mondo a Nicosia, con la serenità di chi sa che a Rio ci sarà».Giovanni ha ormai raggiunto un’importante maturità sportiva tanto che, pur avendo programmato la propria preparazione per essere al top in almeno due gare specifiche attraverso le quali ottenere la qualificazione ha dovuto poi cambiare i propri programmi. «Ero all'aereoporto di Venezia in partenza per la gara di Coppa in Messico, quando, a un controllo dei documenti delle armi, mancava un modulo fondamentale; ho telefonato a Zagabria alla Federazione croata ma niente da fare, se ne erano... dimenticati, e così ho dovuto rinunciare alla gara e alla possibile qualificazione anticipata. Questo mi ha costretto a cambiare completamente preparazione fisica e approccio mentale, ma ci sono riuscito e il risultato è arrivato in Azerbaijan».
Ed è un risultato che arriva dopo tanti e tanti allenamenti ma la storia di Giovanni parte ancora da più lontano. Da quando sua nonna Bruna Grandin parte contadina da Eraclea in Veneto a soli 4 anni con i genitori e i tre fratelli per coltivare la florida terra istriana nel lontano 1939. Qui, divenuta adulta, conobbe e sposò Giovanni Cernogoraz arrivato da Torre, vicino a Parenzo. Assieme poi aprirono con fortuna una trattoria ad Antenal nei pressi del fiume Quieto. Nacque poi Valter, e quindi il nipote Giovanni. Che già a dieci anni fece saltare qualche piattello tanto che il nonno esclamò perentorio: «Questo piccolo sicuro farà qualcossa, perché ghe piasi sparar…»
La stessa nonna Bruna, la leonessa di casa Cernogoraz, ancora in attività al ristorante di famiglia a Cittanova, ovviamente "da Giovanni", ricorda che: «col nonno falegname, Giovanni da piccolo el stava sempre intorno al fogo, se vedeva che ghe piaseva…»
Adesso Giovanni si divide tra gli allenamenti, il ristorante e l'Accademia di tiro dell'Unione Italiana. Un impegno nel quale è supportato tecnicamente dalla Beretta per la fornitura delle armi di cui lui stesso fa uso essendo "arruolato" nella squadra sportiva della casa di Gardone Val Trompia. «Sono molto felice di far parte di una team prestigioso come la Beretta, la grande tradizione e la competenza tecnica di cui dispone non ha eguali».
E adesso che la qualificazione è arrivata cosa si aspetta Giovanni dalle prossime Olimpiadi? «Parteciperò sereno ma determinato a dare il massimo, cercherò di sparare come ho sempre fatto, per me stesso e per la mia famiglia che mi è sempre stata vicina. Faccio quello che mi piace ai massimi livelli e questo fa di me un uomo fortunato, spero di poter dare ancora delle gioie a chi mi vuole bene e a chi mi segue con passione».
Franco Debernardi
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