Charlie Yelverton in concerto con il sax donato da Jabbar

TRIESTE. Chi oggi parteciperà alla “Festa dello sport” che si apre a Monfalcone farà bene a fare particolare attenzione a uno dei primi appuntamenti in programma, alle 15.30 in piazza della Repubblica. C’è un sassofonista speciale. Con un sax speciale. Charlie Yelverton. Per chi segue il basket da..l’altroieri un vero personaggio. Un’icona del campionato italiano degli anni Settanta.
Uno scudetto e soprattutto una storica Coppa dei Campioni con l’Ignis Varese. «Vincemmo tutte le partite, battendo in finale il Real Madrid. Provate a riuscirci adesso».
Yelverton adesso ha 67 anni e vive dalle parti del Lago Maggiore. Allena i ragazzini di Laveno e si diverte a suonare il sax. Uno strumento che, pure quello ha la sua storia.
Yelverton, il sax che suonerà a Monfalcone è quello che le venne regalato da...
...Da Kareem Abdul Jabbar, sì. I tempi della Nba. Lui giocava a Milwaukee, io a Portland. Sono affezionato a quel sax. Vi farò sentire qualche brano, compreso “Azzurro” di Celentano.
La sua Nba però durò solo un anno. Era l’epoca della guerra in Vietnam. Durante l’inno Usa rimase seduto in panchina. Divenne un caso. E a fine anno, si chiusero le porte dei pro. Pentito?
No. Assolutamente. Ho fatto quello che sentivo fosse giusto. Chiusa la porta Nba, si aprì quella europea.
In mezzo, un periodo a guidare i taxi a New York. Verità o leggenda metropolitana?
Verità. Una settimana il turno di giorno, quella successiva di notte. Mi piaceva attraversare la città sul mio yellow cab.
Tornò a giocare a basket in Europa. Sbagliando luogo e momento, però.
Andai in Grecia ma erano gli anni più caldi dei colonnelli al governo. Fine anche di quell’avventura.
In Italia arrivò con una delle squadre itineranti che animavano i tornei estivi.
C’erano due team. Io stavo nella Riccadonna dell’avvocato Kaner. I concorrenti erano la Gilette di Jim Mc Gregor. Giravamo l’Italia. Tempo fa mi hanno chiamato a Orvieto per rievocare il loro torneo: giocavamo davanti al duomo. Uno spettacolo.
Poi finalmente Varese. Inizialmente da americano di scorta, solo per le coppe europee.
Quelle erano le regole. Un bel periodo. Mi sono rimasti alcuni amici, Zanatta, Ossola. So che Morse in queste settimane è in Italia. L’ho mancato solo perché quando ha fatto la rimpatriata a Varese avevo un concerto...
Ha giocato anche a Brescia, nella Pinti Inox. Compagno di squadra di Angelo Baiguera.
Me lo ricordo. Come potrei dimenticarlo? Gli piaceva lamusica e suonava la chitarra.
Finiste a giocarvi la salvezza a Bologna in uno spareggio con la Pallacanestro Trieste. Vincemmo noi.
Giusto così. Giocammo male. Però di Trieste ho anche un bel ricordo.
Quale?
In campionato vi segnai 46 punti. Lo straniero era Butch Taylor e ricordò che provò una schiacciata due mani. La “tomahawk”, quella partendo con la palla dietro la testa. Saltai e gli piazzai una stoppata pulita pulita. Mi fischiarono fallo. L’allenatore di Brescia, il povero Mangano, si arrabbiò come una bestia. Taylor andò in lunetta ed era tanto choccato dalla mia stoppata che il suo tirò non arrivò nemmeno al ferro...
Segue ancora il basket ad alto livello?
Guardo le partite Nba. Quest’anno mi sono divertito.
Il giocatore preferito?
Curry. Anche Harden. Ma più Curry.
Gli italiani?
Solo Gallinari. Bargnani è un lungo che non prende un rimbalzo. Si è mai visto?
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