Dagli applausi ai processi, il bivio davanti a Pavanel

TRIESTE Allora, ricapitolando. Vicinissimo alla serie B quando all’arena Garibaldi stava sul 2 a 1 in proprio favore, ancor più vicino quando pochi giorni dopo, davanti a 20mila spettatori, solo un solerte fischietto gli negava il rigore-promozione; e poi, sugli scudi dopo l’amichevole-vetrina con madama Juve al Rocco, che Sky ha riproposto in replica per due giorni interi mostrando all’Italia intera quanto bella fosse la Triestina di serie C al cospetto della blasonata Signora.
Ora ci chiediamo: ma, è lo stesso Pavanel di allora quello che oggi, dopo quattro turni di campionato, è messo davanti al bivio di Verona?
Che il calcio vada di fretta non lo scopriamo certo noi adesso, ma che l’aut aut di questi giorni possa esser figlio di scelte estive poco convinte, inizia a diventare qualcosa di più che un semplice sospetto. E l’impressione è che al mister della “quasi promozione” servirebbe un filotto di vittorie (non solo quella di domani a Verona contro la Virtus Vecomp) per scacciare le nubi pronte a scaricar pioggia su di lui. Ogni riferimento al primo tempo di Triestina-Piacenza (dove tutto iniziò!) è puramente casuale.
E non aiuta di certo il clima che la tifoseria più “vicina” alla squadra sta manifestando in questi giorni: messaggi sin troppo diretti ai calciatori, con l’invito ad un “maggior impegno” in campo, che tradotto significa stili di vita più corretti. Il tutto si inserisce poi nella filiera societaria estremamente corta che caratterizza la Triestina. Dove le figure di presidente, amministratore delegato e direttore sportivo sono tutte sintetizzate in un nome e cognome: quello di Mauro Milanese. Con un’importante aggiunta: a differenza di molti dirigenti del nostro calcio, lui di pallone ci capisce, avendolo giocato e vissuto anche ad alti livelli.
Ed è più che comprensibile immaginare come accanto alla figura dirigenziale, ci sia anche quella più che giustificata vocazione di guida tecnica della squadra. Se Silvio Berlusconi per anni si è sentito il vero mister del Milan, anche quando in panchina c’erano Sacchi e Capello, potrà essere più che legittimo un ruolo ancor più decisionale di chi a pallone ci ha giocato una vita.
Ecco allora che il cerchio si chiude: il problema non è un centrocampista in più e una punta in meno nella Triestina di domani. È molto più semplice e diretto: Milanese “allenatore” crede ancora al Pavanel allenatore ?
La Palla fa la vaga e chiede tempo per rispondere.
Ma il calcio va di fretta, ribadiamo. Eppure, istintivamente noi facciamo il tifo contro… i ribaltoni. Quando son figli della fretta, di solito producono solo danni. —
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