Del Mestre: «Primo obiettivo tirarsi fuori dalle zone basse»

Il portiere alabardato: «Alternarmi in porta con Marco per me non è un problema anche perché assieme potremo crescere grazie ai preziosi consigli di Turci»
Di Antonello Rodio
Paolo Giovannini, Trieste, 16/06/2013, Triestina vs Prodonero.
Paolo Giovannini, Trieste, 16/06/2013, Triestina vs Prodonero.

TRIESTE. Simone Del Mestre lo sapeva fin dall’inizio che sarebbe stata una stagione strana, nella quale a causa della regola degli under, avrebbe dovuto fare parecchia panchina e sarebbe sceso in campo a singhiozzo. Ma il portiere alabardato ha sempre continuato a lavorare duro in allenamento e adesso arrivano anche le presenze: prima quella di Montebelluna, adesso le due consecutive contro Sacilese e Union Ripa.

Del Mestre, ma un portiere come vive questa alternanza?

«Sicuramente fa piacere essere tornati a giocare, ma sappiamo bene come la serie D stravolge un po’ le gerarchie dei portieri con le sue regole. Bisogna, di settimana in settimana, capire quando serve più esperienza in porta, oppure quando ne serve di più in mezzo al campo».

Del resto lei sapeva come stavano le cose fin dall’inizio, eppure ha scelto di rimanere alla Triestina.

«Sì, ero perfettamente conscio di come funziona in serie D. Ma ho deciso di rimanere comunque per giocarmela, in certe situazioni bisogna tener duro e continuare».

Ma a un portiere non serve continuità per rendere al meglio?

«Sicuramente sì, è un ruolo particolare. Non giocando si perdono le misure, ma anche la sicurezza e quel poco di spavalderia che serve per stare tra ai pali. Non è facile, solo giocando con continuità si riesce a rodare tutto al meglio».

Un’analisi che ovviamente vale anche per il collega Franceschin: com’è il vostro rapporto?

«C’è un bellissimo rapporto con Marco: è un bravissimo ragazzo che non solo ha grande voglia di lavorare, ma è anche bravo a chiedere e ad ascoltare i consigli che gli servono. Finora quando è stato utilizzato ha fatto bene: è giovane, ha i mezzi e ha soprattutto grossi margini di miglioramento, sicuramente potrà togliersi delle grandi soddisfazioni».

Da Di Justo a Turci: com’è cambiato il vostro modo di allenarvi?

«Sono due metodi di lavoro sicuramente diversi, ma tutti e due validi: dobbiamo essere bravi a cogliere il meglio da entrambi, e così come è stato con Di Justo, adesso farlo con Turci».

A proposito di Turci, quanto sono preziosi i consigli di un portiere che ha giocato in serie A?

«Tantissimo. Lui con la sua grande esperienza dà tanti consigli pratici che sono preziosissimi: in qualche maniera mi sembra un po’ di essere tornato a scuola, e non pensavo che a 30 anni si potessero imparare ancora tante cose».

Ma questa Triestina può ancora risalire la classifica?

«C’è ancora tanta strada davanti, ma per il momento credo sia giusto guardare in basso più che in alto: la classifica dice che siamo appena sopra la quota playout, bisogna andare per gradi e prima di tutto tirarci fuori da qui. Nel calcio ci sono momenti buoni e meno buoni, stiamo lavorando per fare girare le cose nel verso giusto».

E con i fischi e le contestazioni dei tifosi come si convive?

«Ci stanno. Siamo a Trieste e come abbiamo visto lo scorso anno, anche un pari viene preso per una sconfitta, ed è giusto così. Poi è chiaro che il risultato dipende anche dall’avversario, ma da parte nostra dobbiamo metterci sempre grinta e cuore, quelli sono indispensabili».

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