É morto Laszlo Szoke, il regista ungherese di due promozioni alabardate

TRIESTE. Da qualche anno non lo si vedeva più commentare il calcio di Udine e anche di Trieste.
Stava male, era diventato improvvisamente vecchio, Laszlo Szoke, e non riusciva più a parlare il suo ottimo italiano con quella cadenza un po’ strana, né a sorridere dei confronti tra un calcio antico e quello più frenetico ma anche più artificioso di questi anni.
E’ morto a Udine, non aveva ancora compiuto 84 anni, figlio di quell’Ungheria che era all’apice del calcio e che stava mostrando al mondo la bellezza e l’autunno solenne di quel gioco prima interpretato alla grande dalla Cecoslovacchia, poi dall’Austria e infine dalla Honved di fuoriclasse come Puskas, Czibor, Lantos e dalla rappresentativa magiara.
Szoke non era un fuoriclasse ma un buon giocatore, era un interno di impostazione – così erano chiamati i registi allora – capace di giocare con l’Udinese in serie A in tre campionati dal 1952 al 1955 e poi alla Triestina in B e in C, aiutando la formazione alabardata in due promozioni. Di gol ne segnava pochini, ma si faceva comunque sentire anche quando provava incursioni improvvise dalla posizione di centrocampista arretrato.
Prima di arrivare in Italia, alla fine della seconda Guerra mondiale, dalla natia Budapest, aveva trovato ingaggi al Fanfulla poi un paio di tentativi in Colombia a spillare denari nello Junior Barranquilla e poi in Francia nel Racing di Parigi. Apparizioni senza clamori. Poi l’ingaggio con l’Udinese e la definitiva consacrazione a buon giocatore, utile anche nella massima serie italiana.
Gli anni di Trieste hanno avuto una parentesi di un campionato col Brescia per poi chiudere dopo la promozione degli alabardati dalla C alla B.
A fine carriera, Szoke si era stabilito a Udine, ambiente dove aveva trovato tanti amici. In Friuli aveva cominciato l’attività commerciale di import-export tra Ungheria e Italia nel settore del legname. Ma il calcio è sempre stato nel suo cuore e, all’apparire delle tante radio private e dei canali tv, Lazi aveva iniziato una seconda attività, senz’altro povera in guadagni ma stimolante per la sua personalità, di commentatore. Era anche stato ascoltato consigliere tecnico di Giampaolo Pozzo quando l’industriale era subentrato a Mazza alla testa dell’Udinese. Anni duri, dopo lo choc del calcioscommesse, della retrocessione e dei tanti campioni ingaggiati quand’erano al tramonto. Ma poi l’Udinese aveva cominciato una gestione del tutto nuova, a ramazzare talenti giovani per tutti i continenti, a battere le big del calcio nostrano, ad affacciarsi alle coppe europee. Lazi Szoke commentava, arguiva, sorrideva e passava molte serate con amici e tecnici appassionati di chiacchiere e di un buon bicchiere di vino (e magari due). Da qualche anno non lo si vedeva più in giro, pareva dimenticato ma si era semplicemente ritirato dalle scene con pudore. Non voleva apparire patetico: meglio dimenticato che compatito. Lo ricordiamo con affetto.
Un buon giocatore e un buon compagno di viaggio in 50 anni di pallone.
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