Eterno Infantolino: a 50 anni gioca in Austria

Una carriera nel tennistavolo, dal Don Bosco dell’esordio al Bruck. E fa anche l’allenatore
TRIESTE. È giocare a scacchi correndo i 100 metri. È questa la definizione forse più veritiera del tennistavolo che coniuga un'elevata dose di concentrazione ad una fulminea velocità. Quando si pensa a questa disciplina viene subito in mente la Cina: nelle 32 medaglie olimpiche sin qui assegnate (lo sport è a cinque cerchi dal 1988) ben 28 sono cinesi. Ma per giocare a tennistavolo non è obbligatorio essere “fenomeni”: una decina d'anni fa in Germania si sono disputati i Mondiali veterani cui hanno partecipato anche ultranovantenni. Da un eccesso all'altro, ma c'è poi chi sta in mezzo. È il caso anche di Davide Infantolino, cinquantenne triestino, globetrotter del ping pong. Racchette in mano da quando aveva 12 anni, la sua prima società fu l'oratorio Don Bosco. Una passione che aumenta con gli anni. Ai primi Tricolori di categoria si classificò quinto perdendo in finale contro quello che divenne poi il numero uno d'Italia. Ha giocato per diverse società grazie anche al lavoro che gli ha concesso una certa libertà. In cambio qualche rimborso spesa. Un campionato di serie B a Udine con i Rangers, poi la A a Pordenone (10 anni), a Mestre e a Domodossola, poi la B con Rovigo, Fortitudo Bologna, S. Elpidio, Carrara, Venezia, Sarentino. Tantissimi i chilomentri macinati settimanalmente, sempre in treno o in pullman. Ha vinto numerosi tornei regionali, triveneti e di Seconda categoria. Vent'anni fa fu vicecampione d'Italia perdendo in finale contro un cinese. Ma il Belpaese non gli basta più. Da quattro stagioni infatti si allena a Isola e gioca nel campionato austriaco. Dapprima nel St. Urban vincendo il campionato Unterliga, poi con il Don Bosco Graz risultando il 5° giocatore assoluto nella Landesliga. Ora milita nell'Esu Bruck/Mur nella seconda categoria in Stiria. Si gioca al giovedi sera, qualche ora di sonno in Austria e poi il ritorno a casa. Tanti gli aneddoti di questi suoi primi 38 anni da pongista. «Ai tempi del Pordenone - racconta- un mio avversario croato durante una gara fu colpito da una lampada staccatasi dal soffitto, se la cavò con qualche punto di sutura. In un'altra occasione tornammo verso Trieste in pullman, mentre eravamo fermi all'autogrill ci derubarono delle borse. Si scoprì che l'autista era d'accordo con il ladro».


Tra un allenamento e una partita, fa anche l'allenatore a Fiumicello. E nel fine settimana lo si vede spettatore-tifoso al Rocco, all'Alma Arena, a Chiarbola, ad Aquilinia. Un vero cuore sportivo per il giramondo del tennistavolo, con ancora tanti progetti per il futuro.


Massimo Umek


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