Il bronzo di De Rose un’emozione unica costruita a Trieste

L’eccezionale risultato dalle grandi altezze di Alessandro che dedica la medaglia al padre scomparso dieci anni fa
30/07/2017, Budapest, 17th FINA World Championship, Men's High Dive , nella foto Alessandro De Rose mangia la medagliua di bronzo
30/07/2017, Budapest, 17th FINA World Championship, Men's High Dive , nella foto Alessandro De Rose mangia la medagliua di bronzo
BUDAPEST. In credito con la vita, per anni arrabbiato col mondo, è in quei 27 metri di brividi e follia che è riuscito e rimettere ordine e ritrovare il sorriso.


Alessandro De Rose adesso però piange, perché il bronzo mondiale sul podio di Budapest dei tuffi grandi altezze - prima medaglia azzurra in questa specialità - è la ricompensa anche per tanto dolore. «È dedicato a papà» dice l'azzurro 25enne, a 15 rimasto senza il genitore e con la vita congelata. Niente soldi in casa per proseguire con lo sport nella sua Cosenza, poi un lavoro in un parco acquatico di Roma in cui scopre l’eccitazione che offre il tuffarsi da venti metri. E poi la rinascita a Trieste, perché alla Bianchi trova la famiglia della Trieste Tuffi ad accoglierlo, ad aiutarlo ad allenarsi, ad affiancarlo in tutto e per tutto. E adesso a festeggiarlo per questo bronzo straordinario, che segue di una settimana l’emozionante vittoria nella tappa di Polignano a Mare del circuito mondiale della specialità.


Nella vasca-show allestita a Budapest, con il Parlamento sullo sfondo, l'azzurro ha centrato il bronzo con 379.65 punti, davanti al britannico campione del mondo uscente Gary Hunt (solo quinto) e a dividere il podio con altri due superman della specialità: lo statunitense Steve Lo Bue oro con 397.15 e il ceco Michal Navratal argento con 390.90. Il campione triestincalabrese da quella piattaforma da cui il mondo sembra un punto d'acqua si è lanciato tra verticale all'indietro, due salti mortali e mezzo e tre avvitamenti, ancora una volta senza pensare al momento in cui l'impatto con l'acqua risveglia la mente dopo un tuffo che consente all'uomo di vivere l'esperienza del volo.


«In quei momenti in cui sei sospeso ho sempre scaricato tutto, la paura e la rabbia» raccontava. Sacrifici e lavoro, anche mentale tanto che De Rose è seguito dalla psicologa «che mi aiuta a credere di più in me stesso». E lo ha fatto con quel quinto salto che lo ha portato sul podio. E sono lacrime pensando al papà che non c'è più: «Spero che sia contento. Gliela porterò a far vedere quando scenderò a Cosenza ad abbracciare la mamma». In riva al Danubio l'azzurro di Cosenza, come l'amico Giovanni Tocci con cui condivide la passione per i tuffi sebbene lontani ventisei metri (Tocci ha vinto il bronzo da un metro), ha costruito la sua piccola grande rivincita: ha aspettato con pazienza che anche il re della specialità Gary Hunt inciampasse sul tuffo più difficile al mondo. «In questa gara il nervosismo ti mangia; mi ha mangiato dentro, mi ha consumato, non credo di avere più lo stomaco, questo è un Mondiale - ammette De Rosa -. A volte mi sottovaluto, penso che gli altri siano più forti di me. Ma poi mi isolo e riesco a dare il meglio di me».


Buttandosi giù, come fosse dal nono piano di un palazzo, tra acrobazie e magia. E sono 27 metri di riscatto per Alessandro, che sulla schiena ha tatuate due pistole e la scritta “vendetta”: retaggio della rabbia contro una vita troppo dura per un quindicenne. Che dieci anni dopo però può sorridere.


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