L’appello dei grandi della Pallamano: «Non cancelliamo 50 anni di storia»

TRIESTE Dispiacere e incredulità ma anche la residua speranza di un salvataggio in extremis. Chi ama la pallamano, chi ha contribuito a renderla grande in una città come Trieste che grazie ai 17 scudetti in bacheca e alle 6 coppe Italia conquistate di successi ne ha conosciuti tanti, non alza bandiera bianca di fronte all'ennesimo appello lanciato dalla società. Sono proprio gli ex giocatori che, negli anni, sono sfilati sotto gli sponsor Cividin, Genertel, Coop Nordest e Principe a raccontare le sensazioni vissute in questi giorni.
«Per chi come me ha dedicato una vita intera a questo sport e alla Pallamano Trieste è un momento di grande tristezza - racconta Claudio Schina - Conviviamo con le difficoltà ormai da molti anni ma l'idea che davvero si potesse chiudere baracca, fino a lunedì scorso, non mi aveva mai neppure sfiorato. I duecentomila euro che ci servono per affrontare la stagione possono essere tanti o pochi, dipende da quale punto di vista osservi la situazione. Ciò che più dispiace, aldilà dei cinquant'anni di storia, dei diciassette scudetti e delle tante vittorie conquistate e l'idea di disperdere il nostro settore giovanile. Il lavoro che svolgiamo a Chiarbola e nelle scuole ha una valenza che trascende i confini dello sport: un patrimonio che andrebbe salvaguardato».
Raggiunto a Sella Nevea, anche Mario Pellegrini esprime incredulità. «Sarebbe un delitto disperdere una storia pluriennale come quella che in parte ho contribuito a scrivere - ricorda l'ex pivot in campo fino alla stagione 1979/80 - Il legame con la società non è mai scemato, quando sono a Trieste non manco mai di essere presente alle partite perchè Chiarbola, per me, è come una seconda casa. Lo scorso anno ho dato un contributo alla causa in termini economici, se sarà possibile farlo manterrò l'impegno anche quest'anno».
Amaro in bocca anche per un grande portiere della storia triestina. Ivan Mestriner, la barriera di Quarto d'Altino, sottolinea come il grido d'allarme registrato nei giorni scorsi sia figlio di una soluzione consolidatasi nelle ultime stagioni. «Ho vissuto l'era di una Pallamano Trieste nella quale programmare a media-lunga scadenza era possibile. Ho giocato e vinto tanto proprio grazie a una tranquillità economica che oggi è soltanto un lontano ricordo. Credo sia un peccato visto il seguito che questa squadra continua ad avere e trovo stridente il contrasto tra l'affetto dei tifosi e il disinteresse che ci viene dimostrato da istituzioni e classe imprenditoriale di questa città».
«Nel bene o nel male e aldilà dei risultati, la pallamano resta uno sport minore - il parere di Furio Scropetta - Soffocata da calcio e basket, la pallamano ha sempre dovuto bisogno di distinguersi per ottenere attenzione. Il tifoso triestino è un po' viziato: finchè vinceva gli scudetti le cose andavano bene, adesso è oggettivamente tutto più difficile».
Un'ultima considerazione da Gianluca Dapiran, di ritorno dalle qualificazioni con la maglia della nazionale e in attesa di cominciare la stagione in Asobal, la prima lega di Spagna, con la maglia del Logrogno. «L'ipotesi di sparire? Mi fa arrabbiare. Abbiamo una città che sta crescendo ma non trova l modo di sostenere uno sport bellissimo come la pallamano. Riflessione triste resa ancora più amara dalla consapevolezza che, diversamente da calcio e basket, per salvare la società non bisognerebbe fare follie». —
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