Le pagelle del Giro: i bocciati 2014 sono i velocisti italiani

di Maurizio Di Giangiacomo
9QUINTANA Sarebbe stato un 10, se avesse conquistato anche lo Zoncolan. Per il resto, non c’è davvero nulla da eccepire: si è fatto un po’ attendere, forse anche a causa di un po’ di superficialità nell’avvicinamento al Giro, ma quando è arrivato non ce n’è stato per nessuno. L’attacco in discesa dal passo dello Stelvio non è una colpa, semmai un merito: anche in quelle condizioni è stato il migliore.
8URAN. Rischia di diventare l’eterno secondo: ogni anno, in salita, trova qualcuno che va più forte di lui. L’otto in pagella, quindi, potrebbe sembrare generoso. Ma al 7,5 di partenza abbiamo aggiunto mezzo punto per la simpatia, l’umanità che ha dimostrato in queste tre settimane, anche dopo aver perso la maglia rosa (e in quali circostanze...).
8ARU. Al terzo lo stesso voto del secondo? Sì, perché il piazzamento del sardo, a soli 23 anni, vale più di una medaglia di bronzo qualsiasi. Con lo scatto di Montecampione è stato l’unico, tra i big della classifica, a togliersi dalla ruota il dominatore colombiano. La cronoscalata del Monte Grappa è stata, per lui, un altro piccolo capolavoro. In più, partito da gregario, o, a essere generosi, da seconda punta, ha vestito la divisa di capitano con una autorevolezza non comune vista anche la sua giovane età.
7BOUHANNI. Domenica, sul traguardo di piazza Unità a Trieste, ha mancato, dopo esserselo preparato il poker, ma tre vittorie in volata sono bottino da grande velocista.
7ULISSI. Due perle, quelle del ragazzo di Donoratico. Ha saputo interpretare il ruolo di “cacciatore di tappe” come meglio non poteva, dando da solo un senso al Giro d’Italia della Lampre Merida, partita con due mezzi capitani (Cunego e Niemiec) e aggrappatasi presto al suo giovane tenentino livornese. Il suo è l’esempio che il ciclismo italiano deve seguire per tornare a recitare un ruolo da protagonista nelle grandi classiche e al campionato del mondo.
7BARDIANI-CSF. Vedi alla voce Ulissi. Nel senso che lo stesso coraggio e la stessa gamba l’hanno avuta anche Marco Canola (con un po’ di fortuna), Enrico Battaglin e Stefano Pirazzi (davvero straordinari). Meglio di tante squadre World Tour.
5I VELOCISTI ITALIANI. Se non è Kittel è Bouhanni, se non è il transalpino spunta lo sloveno Mezgec. Insomma, Nizzolo (quattro volte secondo), Viviani e Ferrari dietro la lavagna.
5RCS SPORT. L’insufficienza è per il direttore Mauro Vegni, incappato nel pasticcio di passo Stelvio, ma anche per il resto della macchina organizzativa. Se i big sono quasi tutti al Tour, se Kittel “scappa” dopo tre tappe, se non c’è più un’auto ufficiale, un motivo ci sarà, o no?
0LO SCIOCCO DELLO ZONCOLAN. E tutti i suoi simili. Ma è possibile che chi ama il ciclismo non capisca che non deve nemmeno sfiorare i ciclisti impegnati in quegli sforzi sovrumani?
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