Addio a Sandro Galleani, fisioterapista moderno
La settimana scorsa si è dato l’estremo saluto a Sandro Galleani, storico massofisioterapista della Pallacanestro Varese e della Nazionale Italiana, una vera e propria “Istituzione”

La settimana scorsa si è dato l’estremo saluto a Sandro Galleani, che sarebbe riduttivo definire storico massofisioterapista della Pallacanestro Varese e della Nazionale Italiana; la definizione più corretta è “Istituzione”, anche per l’appendice da dirigente addetto agli arbitri che gli aveva permesso di rimanere collegato al suo mondo dopo il pensionamento. Unendoci al rispetto ed al cordoglio generale della circostanza, non possiamo che analizzarne la figura professionale, evoluzione moderna di colui che in tempi remoti rappresentava l’esclusivo massaggiatore post allenamento.
Al giorno d’oggi è d’obbligo ritenere un fisio a tutti gli effetti parte dello staff medico, per la vastità di conoscenze a disposizione, per il tempo dedicato alla squadra e per gli interventi costanti sui giocatori, che in stagioni ormai lunghissime si concretizzano non più solo in preventivi e post prestazione, ma persino durante le trasferte e in richiami domiciliari.
Ma, muscoli a parte, è nell’ambito relazionale interno alla squadra che può esprimere al meglio il suo potenziale. Un giocatore può criticare più o meno velatamente il suo coach, ma mai usciranno parole dubbiose nei confronti del proprio terapista; di più, negli anni mai ho conosciuto un collega che non avesse connessione (a volte al limite della venerazione) completa con il proprio collaboratore.
Insomma, il fisioterapista modello pare abbondare in saggezza, impreziosendo pure le stagioni: il trait d’union ideale tra le esigenze del giocatore e le aspettative un po’ ansiogene di un coach in nome di un delicato equilibrio di spogliatoio.
Sandro Galleani ha espresso tutto questo in maniera sublime, perfetta linea di demarcazione tra i personaggi di una pallacanestro d’antan (per rimanere ancorati al Triveneto, i nomi dei vari Scolaro, Pin, Klatowskj, Cavagnis riecheggiano ancora nei diversamente giovani) e la approfondita preparazione della nouvelle vague.
L’evoluzione storica ha coinvolto anche la figura del preparatore atletico, spesso abbinato a terminologie inglesi molto ad effetto.
Nell’arco di una trentina d’anni è passata da una semplice funzione di ripristino attività motoria del martedì mattina ad una vera e propria presenza a tempo pieno nello staff tecnico.
Al giorno d’oggi i carichi di lavoro vengono svolti in maniera integrata, con piena condivisione tra staff tecnico ed atletico; insomma il preparatore “vive” la squadra, con sensazioni che vanno oltre le sue esclusive competenze tematiche.
Ettore Messina, per certo il più carismatico e titolato allenatore italiano tuttora in attività, è stato precursore della valorizzazione di questo ruolo, unendo negli anni la sua sapienza cestistica a professionalità internazionali del calibro del Prof Grandi, D’Alatri, Sepulcri e Cuzzolin nella creazione di una combinazione vincente davvero senza pari. —
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