Neymar non tradisce e il Brasile è nei quarti

Laddove non sono arrivati nè Cristiano Ronaldo nè Messi, ci arriva invece Neymar, la terza stella più attesa di questi Mondiali. Eccome, se ci arriva: da protagonista assoluto. È il principino che si prende il Brasile sulle spalle e lo trascina ai quarti di finale con un gol ed un assist, ma con tutta una prestazione da leader. Lui e Mbappè, supercampioni di un Psg che con tanto ben di Dio non si capisce come non abbia ancora saputo vincere nulla fuori dalla Francia. Ma questo è un altro discorso. Il Messico non è stato a guardare, si è rivelato avversario tosto e rognoso, anche ruvido, specie nel trattamento riservato proprio a O’Ney. Che sarà anche uno che rotola a terra come morso da una tarantola solo se un avversario gli soffia in un orecchio, però di falli e pestoni in una partita ne prende davvero tanti. Uno, a tradimento, gielo ha rifilato Layun, meritevole del cartellino rosso, tanto più che le immagini televisive lo hanno mostrato chiaramente. Non si capisce perchè non sia stato consultato il Var: unica sbavatura della direzione per il resto quasi perfetta del nostro Rocchi.
Il Messico, si diceva, ha imbrigliato i verdeoro per un tempo, ne ha soffocato il talento, ne ha asfissiato i portatori di palla salendo fino all’area avversaria con un pressing ben orchestrato. E non è stato anonimo neppure sotto porta, dove ha spesso creato non grandi pericoli, però i presupposti per dare fastidio ad Alisson certamente sì.
Poi però, appena la squadra di Tite riusciva a trovare i pertugi giusti, ci si infilava di gusto e portava al tiro i suoi assi, con un Willian versione “chi mi prende è bravo”: se non fosse stato per le parate di superman Ochoa, il Messico sarebbe capitolato già nel primo tempo, per esempio sulla serpentina-botta sicura di Neymar ed un gran tiro di Coutinho.
Ad inizio ripresa il Brasile si è scrollato di dosso un certo timore ed ha martellato l’area messicana. Sull’asse Willian (traversone forte e basso nell’area piccola ) - Neymar (tuffo in spaccata) è scaturito il gol che ha finalmente rotto la partita. Da lì in poi, nonostante i ripetuti cambi di Osorio, la trama di questa sfida è andata lì dove non poteva essere altrimenti che andasse. Anzi, non solo il Brasile (a parte un’alzata in angolo di Alisson) non ha più sofferto nulla, ma il Messico si è pure innervosito e invece che a calcio, come aveva fatto fin lì, si è messo a giocare a calci, vittima classica di frustrazione.
Il sigillo evita-sorprese è arrivato solo a spiccioli di minuti dalla fine: Neymar in galoppata solitaria ha tentato il tocco nell’angolino lontano, la leggera deviazione di Ochoa ha messa la palla sui piedi di Firmino, appena entrato, èd è stato un facilissimo 2-0. Non sarà ancora un Brasile irresistibile, ma è un gran Brasile. Se è anche un Brasile da trionfo finale, lo dirà il Belgio nel quarto di finale di venerdì. Con Germania e Argentina già davanti alla tv, come non dare i verdeoro favoriti? —
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